Il vaso di Pandora ormai è aperto. Harvey Weinstein non è più solo un produttore cinematografico/molestatore di attrici caduto in disgrazia. È diventato il simbolo di tutti quegli orchi che si nascondono nei meandri del potere e che finora hanno beneficiato dell’omertà generale.
Per i vari Weinstein il tempo è scaduto. La caccia all’orco è partita e promette di non risparmiare nessuno. Sull’onda dello scandalo generale provocato dalle rivelazioni sulle molestie sessuali di cui si è reso colpevole l’ormai ex padre padrone di Hollywood, il Parlamento europeo, il tempio della democrazia nel vecchio continente, trema di fronte alle minacce di un esercito di collaboratrici che si dicono pronte a svelare i nomi dei capi che hanno abusato di loro.
Il terremoto politico si preannuncia devastante. Da una settimana a questa parte non si contano più le voci e le rivelazioni su presunte molestie subite da assistenti parlamentari e lobbiste.

Jeanne Ponté con Eduard Martin
La paladina nella lotta ai “Weinstein di Bruxelles” ha un nome e un volto. Si chiama Jeanne Ponté, ha ventisette anni e lavora come assistente dal 2014 per il deputato francese socialista Eduard Martin. La giovane è salita agli onori della cronaca quando sei giorni fa ha confessato al quotidiano Le Figaro di possedere un “diario degli orrori”, dove ha minuziosamente annotato comportamenti sessisti e vere e proprie molestie subite da lei o dalle sue colleghe in parlamento.
Sono almeno cinquanta le situazioni sgradevoli annotate da Jeanne e queste vanno dal consigliere politico che nel pieno della notte le ha mandato foto di lei, scattate a sua insaputa durante una riunione, e che continua a chiederle di uscire, nonostante gli abbia detto più volte di no, al deputato che le sbarra la strada all’uscita di una conferenza, l’abbraccia e le chiede se vuole un caffè, a un altro parlamentare che nel pieno di una riunione le chiede di quale marca siano i suoi collant.
Il suo capo, l’europarlamentare Eduard Martin, non ha perso un secondo per sostenerla pubblicamente, raccontando un altro aneddoto:
Un giorno, qualche anno fa, vedo Jeanne arrivare sconvolta. Mi racconta che un deputato si è permesso di bloccarla contro il muro e di stringerla sui fianchi. Questo genere di comportamento fa vomitare e, ciononostante, ho l’impressione che per certi uomini non sia così grave.

Ponté, Martin e un altro collaboratore
Ma perché, se già sapeva, Eduard Martin ha aspettato solo ora per denunciare i comportamenti sessisti di cui sarebbe stata vittima l’assistente?
I più maligni fanno fatica a credere alla sua indignazione, ma ci vedono, piuttosto, un ben preciso piano politico, finalizzato a scatenare una macchina del fango contro i colleghi e a cavalcare l’indignazione pubblica.
Sta di fatto che negli ultimi giorni le rivelazioni su molestie e comportamenti sgraditi sono fioccate.
La rivista Politico, specializzata in attualità europea, ha ricevuto ben centoventisette segnalazioni anonime da donne e undici da uomini.
Si parla di contratti in cambio di sesso, di giovani lobbiste che offrono piaceri sessuali in cambio di emendamenti favorevoli alla compagnia per cui lavorano, di membri del personale impiegati per prenotare delle prostitute e, anche, di bullismo nei confronti di collaboratori uomini.
Più nel dettaglio, Politico dichiara di aver ricevuto solo negli ultimi giorni più di trenta denunce anonime di stupro e molestie da parte di uomini e di donne. Nessuna delle quali, però, è stata verificata indipendentemente.
In questo senso, Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, ha fatto notare lunedì che non è stata ricevuta neanche una denuncia ufficiale relativa ai comportamenti specificati.

Yves Cochet
L’unico nome per ora finito nel tritacarne mediatico è quello di un ex eurodeputato verde, Yves Cochet, colpevole di aver mandato un messaggio all’assistente di un collega, criticandola per non aver accettato il suo invito a cena e dicendole che avrebbe voluto parlare “delle sue passioni, dei suoi sogni e delle sue fantasie”. Il testo del messaggio è stato pubblicato online.

Il messaggio di Yves Cochet
Il parlamento ha reagito allo scandalo approvando durante l’ultima sessione plenaria una risoluzione, che ha per obiettivo l’istituzione di una task force di esperti indipendenti, incaricati di scovare i colpevoli. Verrà anche rafforzata la commissione interna contro le molestie sessuali, presiduta dalla deputata Elisabeth Morin-Chartier. Troppo poco, per i critici.
In ogni caso, se i responsabili non verranno stanati, la macchina del fango continuerà a colpire l’istituzione intera.
Con un danno enorme per l’immagine complessiva del parlamento ma, soprattutto, per le vittime dei “Weinstein di Bruxelles”.

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