Se pensiamo al rapporto che un leader religioso deve avere con un luogo sacro per la sua religione ci risulterà difficile capire perché il grande studioso Gilles Kepel sia convinto che quando Khomeiny, poco prima di rientrare trionfalmente in Iran, rilasciò un’intervista nella quale diceva che presto i sauditi avrebbe avuto una enorme sorpresa, senza chiarire quale, si riferisse all’azione terrorista del dicembre del 1979, quindi di lì a pochi mesi, che puntava alla distruzione della Qaba della Mecca. Possibile?

L’Ayatollah Ali Khamenei
Certo, possibile. Ed entrando in questo universo concettuale, politico e culturale si capirà che non si discosta tanto dal vero la popolare enciclopedia on line Wikipedia scrivendo a proposito del celebre patto tra la Russia stalinista e Germania hitleriana, il patto Molotov-Ribentropp:
Fu firmato a Mosca il 23 agosto 1939 dal ministro degli esteri sovietico Vjaceslav Molotov e dal ministro degli Esteri tedesco Joachim vin Ribentrop. Si trattò di una conseguenza della decisione di Stalin, dubbioso della reale volontà delle potenze europee occidentali di opporsi all’espansionismo aggressivo della Germania nazista, di ricercare un accordo con Hitler per contenerne la spinta verso est, per acquisire vasti territori appartenuti all’impero zarista e per dirottare le mire tedesche verso ovest, guadagnando tempo per rafforzare i suoi preparativi militari. Hitler accolse prontamente la sorprendente disponibilità sovietica contando di sfruttare l’accordo per concentrare le sue forze a ovest, senza temere minacce alle spalle pur mantenendo le sue mire strategiche a lungo termine verso le terre dell’est.
Questa semplice e convincente lettura di una pagina di storia molto nota può aiutarci a capire i documenti di recente declassificati dalla Cia sul patto Iran-al Qaida, o potremmo dire meglio sul patto non scritto Khameney-bin Laden. Una notizia che non ha avuto il risalto che meriterebbe, se non in chiave di lettura di scenari di guerra futuri. La Cia, hanno sostenuto in molti, avrebbe divulgato questa documentazione di dubbia attendibilità per preparare e legittimare un futuro attacco all’Iran.

Incontro tra Vladimir Putin e Ali Khamenei (1 novembre 2017)
La conclusione appare logica, meno logico appare il semplicistico assunto di partenza: “documentazione di dubbia attendibilità”. Perché? Perché sarebbero documenti di dubbia attendibilità? Chi ha tratto maggiore vantaggio dall’esistenza di al-Qaida? Chi più di al-Qaida ha contribuito a rendere “ammissibili” agli occhi di molti altri gruppi di indubbia natura terroristica come Hezbollah e i Pasdaran? Chi, in buona sostanza, ha aiutato di più l’ala più estremista del regime iraniano del più estremista dei terroristi sunniti?
Ricostruendo il cammino che ha condotto la famiglia di Osama bin Laden a chiedere asilo politico in Iran nel tempestoso 2002, The Guardian, in un’accuratissima inchiesta firmata da Cathy Scott Clark e Adrian Levy, dopo aver sottolineato il ruolo cruciale nella scelta del consigliere spirituale di Osama bin Laden, Mafouz bin el Waleed, sottolinea i dubbi, ma anche la considerazione che alla fine dei conti i nemici dei bin Laden erano gli stessi dell’Iran e i confini dell’Iran fossero comuni con Pakistan e Afghanistan. E quando Bush junior inserì l’Iran nel celebre “asse del male”, il regime iraniano e in particolare quel generale oggi sugli scudi per le imprese che sta compiendo in Iraq e Siria, Qassem Soleimani, allora come oggi a capo della brigata al-Quds dei Pasdaran, allestì un campo profughi per i familiari e i fuggiaschi di al Qaida proprio al confine tra Iran e Afghanistan, al quale gruppi armati di talebani impedivano l’accesso a chiunque non fosse gradito ospite dal versante afghano. E alcune famiglie presero la via che le condusse a Tehran.
I bin Laden che arrivarono a Teheran, tra cui la moglie Khairiah e diversi figli. Poi furono trasferiti nella fattoria di Zabol, nell’est del Paese. Comincia così il racconto di una lunga stagione di “ospitalità” che a volte si è fatta simile a “detenzione”, con il rischio che un riavvicinamento con gli Stati Uniti passasse per la loro consegna, altre proprio no, come quando furono portati con tutti gli onori in un salotto attiguo a quello dell’ayatollah Khameney in occasione di un suo sermone.
Il viaggio di molti dei bin Laden è poi proseguito, in pochi casi verso Jedda, ma questo passaggio è fondamentale per uscire da schematismi semplicistici. Nella lotta tra gruppi terroristi, quali sono al-Qaida, l’Isis, Hezbollah e i Pasdaran, i nostri schemi non sono i soli: ci sono quelli di Molotov e Ribentrop e anche l’esigenza di avere un avversario radicale per radicalizzare i propri.
Si possono interpretare così i quattordici mesi successivi al 2001 in cui lo stesso al Zarqawi, il padre politico di al-Baghadi, il terrorista famoso per aver detto “gli sciiti vanno ammazzati”, visse prioritariamente in Iran, spostandosi di tanto in tanto nel Kurdistan iracheno e poi trovando nel campo profughi palestinese di Ain el Helweh il suo principale centro di reclutamento. Il saggio che gli dedica su The Atlantic Mary Anne Weaver è tra i più accurati e documentati.

L’incontro di Khamenei con gli studenti in occasione dell’anniversario dell’assalto all’ambasciata americana a Teheran del 1979 (4 novembre 2017)
Ora, cosa dice di così inattendibile il materiale desecretato dalla Cia? Dice che nel covo di bin Laden a Abbottabad, in Pakistan, dove i marines lo eliminarono il 2 maggio 2011, fu ritrovato un documento di diciannove pagine nel quale un alto esponente di al-Qaida riporta nel dettaglio i termini di un accordo con l’Iran che, per favorire operazioni di al Qaida contro interessi Usa nel Golfo Persico e in Arabia Saudita, garantisce armi, soldi e addestramento in campi di Hezbollah, oltre a visti per alcuni terroristi e riparo per altri. Il documento specifica che la violazione di alcuni punti dell’accordo avrebbe portato all’arresto di alcuni operativi di al-Qaida.
Ora, se le intenzioni della declassificazione posso essere quelle indicate da molti, e cioè “giustificare un attacco contro l’Iran”, cosa c’è di non plausibile in un accordo del genere? Chi avrebbe tradito la sua “ideologia”? Perché questo dovrebbe sorprenderci e il rapporti, acclarati, dell’Iran con gli attentati suicidi dei sunniti di Hamas no? Un rapporto nato in Libano, a mezzo, guarda caso, dei capi di Hezbollah.

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