Tra tutte le arti, secondo me, la più importante è il cinema.
Lenin
Russia e Italia, ancora una volta vicine grazie al potere della settima arte. I due Paesi hanno sempre cooperato in ambito culturale e artistico. Basti pensare alle importanti sinergie avviate nei secoli scorsi o al ruolo svolto dalla cultura e dalla lingua italiana nell’opera di alcuni scrittori russi noti in tutto il mondo, tra cui Nikolaj Vasil’evič Gogol’.
In questo contesto si inserisce il Russia-Italia Film Festival – Riff, giunto alla sua quarta edizione e inaugurato il 1° novembre al cinema Karo Oktjabr’ di Mosca con “L’ora legale”, opera diretta e interpretata dal duo comico Ficarra e Picone.
Il Riff, un’iniziativa svolta con il sostegno del Dipartimento per la cultura di Mosca, dell’ambasciata d’Italia a Mosca, dell’Istituto italiano di cultura, dell’Ice e della Camera di commercio italo-russa, è una delle più note rassegne cinematografiche a livello internazionale. L’evento prevede, oltre alle proiezioni cinematografiche, incontri con i registi, gli attori e i producer e sono in programma lezioni e masterclass sul cinema italiano classico e contemporaneo, sulla lingua e sullo stile di vita italiano.
Tante le personalità coinvolte: oltre a Salvo Ficarra e Valentino Picone, anche il regista Gianfranco Pannone, le attrici Lucia Mascino e Tea Buranelli, la regista Karin Proia, lo sceneggiatore Raffaele Buranelli e il regista Nico Cirasola.

Salvo Ficarra e Valentino Picone
Per capire la ratio che anima il festival abbiamo intervistato la presidente Irina Bukreeva, che dirige anche la rivista Mosca Oggi e la società di distribuzione Pilot Kino.
Com’è nata l’idea di realizzare il Russia-Italia Film Festival?
L’idea è nata qualche anno fa. Prima del Riff avevamo organizzato un altro festival – “Italomania” – dedicato alla cultura italiana e alle sue peculiarità: cibo, musica, lingua, solo per citarne alcune. Nell’ambito del festival vi era anche una sezione riservata al cinema italiano che includeva pellicole di diverso genere, soprattutto commedie, ed era molto apprezzata dai visitatori e dagli spettatori. Questo entusiasmo ci ha spinto, dunque, a organizzare un nuovo evento dedicato solo al cinema in grado di rappresentare diversi regioni e generi – film drammatici, commedie romantiche, opere ispirate alla commedia all’italiana, cortometraggi e documentari d’autore.
Quattro anni fa siamo partiti da una piccola sala cinematografica da novanta posti e, adesso, alla quarta edizione il festival si svolge nella più grande sala di Mosca da 1500 posti. L’iniziativa, inoltre, ha visto un’importante diffusione anche a livello territoriale. Quest’anno toccheremo Mosca, San Pietroburgo (dal 23 novembre al 3 dicembre) e Novosibirsk (dal 14 al 26 novembre). Ma l’anno prossimo le città che ospiteranno il festival saranno più di venti, tra cui anche centri lontani da Mosca come Vladivostok.
Dirigendo anche una società di distribuzione di pellicole italiane, il festival è per noi un prezioso strumento per valutare e selezionare film in grado di incontrare il gusto di un pubblico eterogeneo. Ragionando in termini di distribuzione, per noi il feedback dello spettatore è, dunque, fondamentale.
Quale profilo dell’Italia prevale nell’immaginario russo?
Sicuramente russi e italiani condividono una mentalità molto simile che si avverte nel parlare, nel sentire, nello stile di vita. Lo dimostra la grande comunità di italiani che vivono in Russia. Tutto questo rende la comprensione reciproca molto più facile e agevole. E lo si avverte soprattutto in ambito cinematografico grazie a una sorta di empatia che, nel corso degli anni, si è sviluppata dall’incontro tra lo spettatore russo e le pellicole italiane.
Quali sono i criteri che hanno ispirato la selezione delle opere presentate al festival?
Prima di selezionare le opere da presentare guardiamo centinaia di film. Ci tengo a sottolineare che, ai tempi dell’Unione Sovietica, il grande pubblico amava moltissimo i film italiani e, in particolare, la commedia all’italiana. Ricordo l’entusiasmo con cui venivano accolti in Russia Sophia Loren e Marcello Mastroianni e il grande successo dei loro film, che facevano registrare il tutto esaurito al botteghino.
Purtroppo, negli anni novanta questa liaison si è spezzata e si è creato, anche a causa delle difficili condizioni sociopolitiche legate al crollo dell’Unione Sovietica, un vero e proprio gap rispetto al passato. In Russia non arrivavano più pellicole italiane ed è stato dato impulso, invece, alla distribuzione gratis di film americani che occupavano almeno il 95 per cento dello spazio cinematografico.
Il successo della rassegna conferma anche l’importante ruolo che il cinema riveste nella Federazione Russa. Basti pensare alle opere indimenticabili di grandi Maestri del cinema russo, da quello classico a quello contemporaneo, tra cui Andrej Tarkovskij, Sergej Ejzenštejn, Aleksandr Sokurov, Andrej Končalovskij, Nikita Mikhalkov, Andrej Zvjagincev, solo per citare alcuni registi. Oltre al cinema americano, vi sono altri stili cinematografici in grado di ritagliarsi uno spazio?
È fondamentale diffondere altri modelli cinematografici nelle grandi città e in altri piccoli centri che, in questi anni, ci hanno dato un feedback molto positivo.
Per favorire questo processo penso sia necessario convincere gli spettatori, tra cui i quarantenni che spesso disertano le sale, ad andare al cinema, dimostrando che il cinema italiano può riservare grandi sorprese. Lo dimostra la straordinaria accoglienza riservata al film di Ficarra e Picone “L’ora legale” e a “7 minuti” di Michele Placido. Molti spettatori erano emozionati e non si aspettavano che vi fossero ancora opere ispirate alla “vecchia scuola” italiana.
Torniamo alla rassegna. Il festival prevede anche una retrospettiva riservata a Gianfranco Pannone, uno dei più autorevoli esponenti del cinema documentario d’autore. In questi giorni sono stati proiettati “L’Esercito più piccolo del mondo” dedicato al corpo delle Guardie svizzere cui è affidato il compito di proteggere il pontefice, “Lascia stare i santi” (diretto da Pannone con Ambrogio Sparagna) e “Sul Vulcano”. Attraverso la sua opera, Pannone mostra le radici socioculturali del nostro Paese e l’estrema attualità di questo “sentire”. In Russia com’è “vissuto” dallo spettatore il rapporto con il “cinema del reale”?
Da tempo pensavamo di invitare Gianfranco Pannone che è un classico del cinema documentario in Italia. Il primo film che abbiamo visto è “Sul Vulcano” che è stato distribuito in Russia ed è andato bene.
Lo spirito poetico è profondamente radicato nell’anima russa. E proprio nel film “Sul Vulcano” si avverte un elemento poetico e malinconico che, a mio avviso, è molto affine al sentire russo. Il Vesuvio non è solo un vulcano, ma anche una “creatura”…
Sì, gli spettatori russi hanno percepito e apprezzato l’atmosfera che Gianfranco Pannone voleva trasmettere allo spettatore. Il Vulcano e, in questo caso il Vesuvio, è una “creazione viva” e l’uomo si fa piccolo dinnanzi alla potenza della Natura. Ricordiamo anche che è molto forte l’amore dei russi per la città di Napoli.
Nel documentario “Lascia stare i santi” Pannone testimonia la necessità del sacro in un mondo sempre più laico. In Russia, dopo l’esperienza sovietica, è rinata questa “esigenza”? Penso, ad esempio, al “tour” delle reliquie di San Nicola, un evento che ha attirato milioni di cittadini.
Se parliamo del puro sentimento religioso, da sempre siamo animati da questo spirito, fa parte di noi. “Lascia stare i santi” offre uno scenario molto interessante della storia italiana, in particolare delle sue regioni e delle sue città, dal punto di vista delle tradizioni religiose.

Gianfranco Pannone (foto di Aleksei Salomatov)
Proprio su questo tema abbiamo raccolto anche la testimonianza di Gianfranco Pannone.
È un grande onore essere in Russia a presentare i miei ultimi film documentari, ha dichiarato Pannone, tutti in qualche modo rivolti alla necessità del sacro, qualcosa che noi occidentali abbiamo dimenticato. Quel sacro che ho imparato a conoscere anche grazie a scrittori come Dostoevskij e Tolstoj e a maestri del cinema come Andrej Tarkovskij. Tutto è sacro in Russia, perché, laddove la Natura è più forte dell’uomo, la ricerca dello spirito, anche in una dimensione laica, diventa necessaria.
Torniamo al programma del festival. Anche i “centri regionali” danno impulso a sinergie importanti in ambito cinematografico. Da dove nasce l’idea di organizzare la “Giornata di Roma” e “La Giornata della Puglia”?
Ogni anno organizziamo un evento dedicato a diverse regioni e città. L’anno scorso è stata scelta la città di Napoli, ad esempio.
Collaboriamo con un’associazione culturale “CheloveKMakak” che rappresenta la Puglia, il cui organizzatore – un ragazzo russo che vive da anni in Italia – ci ha messo in contatto con Nico Cirasola, con la Regione e l’Apulia film commission. Abbiamo proiettato quattro opere tutte girate in Puglia e per valorizzare la bellezza di questa regione è stato proiettato il dramma familiare “In grazia di Dio” di Edoardo Winspeare, vincitore del Golden Globe.
Anche per la giornata dedicata a Roma abbiamo scelto “Una gita a Roma” della regista Karin Proia, uno sguardo sui viaggi dei bambini nella città eterna, e “Maria per Roma” di Karen Di Porto che trasporta il pubblico nella vita di una giovane romana, una sorta di Amélie nostrana.
Il Festival, che si concluderà il 12 novembre, sta riscuotendo un grande successo. Moltissimi italiani e russi hanno accolto la rassegna con grande interesse ed entusiasmo. Ed è forte il sostegno delle istituzioni di entrambi i Paesi. Quali scenari immagina per il futuro?
Adesso il nostro obiettivo principale è scegliere film di qualità per attirare pubblico, applicando il medesimo approccio anche al sistema della distribuzione. Per noi sarebbe prezioso lavorare con altri partner italiani che hanno già selezionato opere degne di nota. Ad oggi collaboriamo attivamente e ci confrontiamo con alcuni festival regionali – l’Ariano International Film Festival, il Salento International Film Festival, il Lucania film festival – che hanno già scelto e premiato pellicole italiane di valore. Abbiamo anche avviato una partnership con l’Italian Movie Award. Le regioni e le piccole città, dunque non solo Venezia e Roma, offrono sempre spunti interessanti. Ciò che ci interessa è trovare piccoli gioielli del cinema italiano che nessuno nota e non rientrano nel circolo dei festival, ma che hanno grandi potenzialità.
Oltre agli spettatori assistono alle proiezioni anche i giudici del Festival: la regista Tatyana Danil’yants, i critici Vsevolod Korshunov e Darya Mitina, il regista Dmitry Kupovykh, il presidente del Festival del cinema Italian Movie Award Carlo Fumo e molti altri. I vincitori del festival si aggiudicheranno il “Tappeto rosso” del Riff, un premio realizzato dall’artista Marco Bravura. Noto al pubblico internazionale, ha progettato il design del premio, oltre a molte opere che oggi si trovano nelle capitali di tutto il mondo: la sua scultura “Ardea Purpurea” fa parte del patrimonio culturale dell’Adriatico, protetto dall’Unesco.
Italia, magnifico Paese! Per te l’anima geme e si strugge…,
diceva Gogol’.
E dopo tanti anni, grazie allo scambio culturale, quell’amore sembra essere ancora molto vivo.
Finito di redigere in data 8 novembre.

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!