[STRASBURGO]
Altro che lo sfrontato Luigi o il redivivo Matteo!
Il “king” della politica italiana è sempre lui, l’ottuagenario Silvio, intenzionato più che mai a riprendersi il trono che ha occupato per oltre nove anni. Lui, il presidente del Consiglio più longevo nella storia della repubblica, estromesso dal palazzo con la legge Severino, proverà a segnare il suo ultimo goal in zona Cesarini.
E potrebbe anche farcela. Con un assist della Corte europea dei diritti dell’uomo.

La Corte di Strasburgo
La grande camera della corte di Strasburgo esaminerà, infatti, il 22 novembre prossimo, il ricorso depositato, ormai nel settembre 2013, dall’ex Cav contro la legge Severino, che portò alla sua decadenza come senatore e che gli impedisce di candidarsi alle elezioni fino al 2019, in quanto già penalmente condannato.
Obiettivo è annullare gli effetti del decreto Severino, che prevede, per chi ha riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione, che si applichi la misura dell’incandidabilità per un periodo minimo di sei anni.
Come, per l’appunto, nel caso di Berlusconi, che nell’agosto 2013 venne condannato, in occasione della cosiddetta “sentenza Mediaset”, a quattro anni di reclusione per il reato di frode fiscale.
La difesa di Berlusconi sostiene che l’incandidabilità imposta dalla legge Severino, approvata nel 2012, sia una sanzione incostituzionale, perché applicata in modo retroattivo per reati commessi prima che la legge fosse introdotta, come nel caso dell’ex premier.
Gli avvocati dell’ex Cav citano l’articolo 25 della Costituzione italiana secondo cui
nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso,
e l’articolo 7 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, secondo cui
nessuno può essere condannato per un’azione o omissione che, al momento in cui è stata commessa, non costituiva reato secondo il diritto nazionale o internazionale.
Il cuore della questione è il seguente: secondo l’interpretazione attuale, le sanzioni previste dalla legge Severino, come l’incandidabilità, hanno natura amministrativa e non penale, e quindi possono essere retroattive.
I legali di Berlusconi, invece, sostengono che sono sanzioni di natura penale, perché colpiscono l’individuo limitando la sua sfera personale, e quindi non possono colpire indietro nel tempo.

Berlusconi con la delegazione di Forza Italia a Bruxelles
La sentenza di Strasburgo è tutt’altro che scontata, dato che la corte non è mai stata chiamata a pronunciarsi su una questione simile.
Quel che è certo è che non arriverà prima delle elezioni. Il prossimo 22 novembre, infatti, ci sarà l’udienza, mentre la sentenza arriverà, salvo sorprese, dopo almeno sei mesi. Una tragedia per Silvio, che non potrebbe beneficiare dell’assoluzione europea in tempi utili.
O forse no. Se, come probabile, adotterà questa tempistica, la corte di Strasburgo “se ne laverà le mani”, alla Ponzio Pilato. Mossa che permetterà a Berlusconi di sfruttare l’incertezza sul verdetto a suo favore in campagna elettorale, facendo passare il messaggio che lui ci sarà comunque, una volta concluso il processo, pronto a guidare il governo o a ricoprire cariche ministeriali.
E chi se ne frega se alla fine la corte di Strasburgo respingerà il suo ricorso. Dopo le elezioni, sarà troppo tardi. L’ex Cav potrà allora giocare il ruolo che gli riesce meglio, quello di vittima della giustizia rossa, dei comunisti cattivi.
Per Berlusconi quello che conta è avere mano libera in campagna elettorale. L’incertezza sul verdetto della corte gli darà lo spazio di manovra necessario per scendere in campo e ballare il suo ultimo tango.
Resuscitare sé stesso, per resuscitare Forza Italia. Un gioco di prestigio che gli è già riuscito. E che potrebbe riuscirgli di nuovo, vista l’aria che tira in Europa.
L’obiettivo è fare come in Austria.
Il voto in Austria conferma che, nell’Europa di oggi e di domani, è vincente e centrale soltanto una seria forza popolare e liberale. A Vienna, nessun governo potrà mai prescindere dai sessantadue seggi ottenuti dall’Övp di Sebastian Kurz, che esattamente come Forza Italia si colloca nel Partito popolare europeo: la “forza calma”, che garantisce il buon governo e che evita passi falsi,
ha dichiarato il leader azzurro in una recente intervista al Corriere della sera.

Berlusconi e Tajani
Quel che ne sarà di lui dopo le elezioni passa in secondo piano. Se non sarà “king”, sarà “king maker”, incoronando un suo fedelissimo.
Il nome c’è già. È Antonio Tajani, attuale presidente del Parlamento europeo.

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