Dopo poco più d’un mese di prove, Twitter ha deciso dunque di raddoppiare il numero dei caratteri di ogni tweet, da 140 a 280.
Per il “micro-blogging site”, che vanta 330 milioni al mese di utenti attivi, è un cambiamento enorme, quello introdotto il 7 novembre scorso. Un passo dovuto al fatto che il limite delle 140 battute – dettato dall’uso concepito all’inizio per messaggi tipo sms – riduceva fortemente l’accesso a molti potenziali utenti, non necessariamente verbosi ma incapaci di sintetizzare nello stile richiesto dallo strumento. Un limite che non si poneva per lingue come il giapponese, il coreano e il cinese, lingue la cui “densità” è molto maggiore delle altre e per le quali non si pone dunque il problema del “cramming”, il dover “stipare” in poco spazio una frase, un pensiero.
Che dire dopo una settimana? Riforma utile? Sicuramente no per Donald Trump, diventato il massimo e certamente più noto dispensatore di tweet al mondo, fino al punto da averne fatto lo strumento precipuo e caratterizzante della sua comunicazione presidenziale.

Nate Silver
Nei giorni scorsi il genietto dei sondaggi e della comunicazione politica, Nate Silver, ha emesso la seguente sentenza, con un suo tweet:
Twitter a 280 caratteri di Trump è totalmente illeggibile. Ha completamente neutralizzato il suo “Twitter game”.
I testi più lunghi – Silver si riferisce in particolare a quelli inviati nel corso del suo tour asiatico – sembrano non scritti da lui, sono troppo “presidenziali” per essere trumpiani. Non hanno quella brutalità fulminea che hanno reso celebre l’attività bulimica del presidente con il suo iphone. Sono noiosi. La prova? I nuovi tweet sono molto meno letti di quelli brevi.
Insomma, alla fine dovremo essere grati a Twitter e alla sua riforma se assisteremo alla rovina del presidente dei “cinguettii”?
Trump e Twitter nell’illustrazione in alto, tratta da bigthink

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