Capita, troppo spesso, di scrivere di storie molto tristi della sventurata sinistra italiana (minuscolo) per parlare delle ultime vicende farsesche vale la pena di evocare Nanni Loy. Grande regista e fondatore di Rifondazione comunista.
L’ultima vicenda tragicomica è occorsa ai danni di qualche migliaio di cittadini italiani coinvolti nel processo democratico di costruzione di una lista elettorale a sinistra del Pd che segnasse una soluzione di continuità netta con le politiche degli ultimi centro-sinistra europei di cultura blairiana. Tutto dopo una ben riuscita assemblea al teatro romano Brancaccio.
Orbene, del cimento si erano fatti carico, oltre Sinistra italiana del vendoliano Fratoianni, Possibile di Civati e Rifondazione comunista, due quarantaseienni, Anna Falcone, amministrativista romano/calabrese, e Tomaso Montanari, storico dell’arte moderna fiorentino. La notizia di una settimana fa è che il duo civico ha disdetto unilateralmente, dopo un percorso che ha visto una sessantina di assemblee territoriali: la scusa ufficiale è stata che Rifondazione coi suoi potenti mezzi e facinorosi militanti avrebbe egemonizzato l’assemblea nazionale, prevista per ieri, caratterizzata dal civismo.

Sabato 18 novembre 2017 un migliaio di persone si è riunito a Roma nell’assemblea Potere al Popolo. A convocare l’assemblea è stato il movimento napoletano “Je so’ pazzo”.
I precedenti consistevano in un lungo lavorio parallelo orchestrato da D’Alema e dai suoi sherpa che aveva prodotto un primo documento unitario tra il suo partito, SI e Possibile sottoscritto sine titulo nec legitimatione dal duo del Brancaccio. Già questo – al di là del merito – in qualsiasi consorzio umano, compresa una bocciofila, avrebbe generato la necessità di un chiarimento profondo tra i promotori.
C’è stato un passaggio successivo: la convocazione di un’altra assemblea nazionale per riunire la sinistra non solo con una lista ma in un partito per il 2 dicembre con due soggetti promotori su tre che lanciavano un altro processo senza civici e comunisti.
Un tale momento di confusione non si spiega se non si tiene conto che, fin dal primo minuto, la vecchia guardia diessina, che aveva votato il jobs act, la riforma Fornero e il pareggio di bilancio in Costituzione, ma si era fatta scippare la ditta dal barbaro di Rignano voleva comandare ogni processo a sinistra del Pd.
C’è un evento che simbolicamente rivela a riprova di ciò. Il pomeriggio dell’8 luglio 2017, a via Bargoni presso la sede de il manifesto, si è tenuto un forum tra Fratoianni, Civati, Falcone, Asor Rosa e Maurizio Acerbo – nuovo segretario del PRC – in cui Massimo D’Alema si aspettava il bacio della pantofola a lui quale Papa della sinistra post-comunista. E il primo fatto che ha destato un fastidio inaspettato è che Maurizio Acerbo non lo sfidava sulla mia immortale opera scritta con Preobragenski “L’ABC del comunismo“, ma su aspetti programmatici fondamentali per la costruzione di una forza politica unitaria. Il secondo fatto è che il segretario Prc indossava non una camicia con una giacca di lino intonata, ma una maglietta nera dei “Ramones”. I vicini all’ex presidente del consiglio gli hanno sentito dire “ma chi è ‘sto Acerbo è uscito da un circolo hippy?”
Da quel momento è iniziato un lavoro ai fianchi nel Trasatlantico [di Montecitorio] del gruppo dirigente di SI e Possibile per abbandonare i velleitarismi e gli avventurismi e trasformare la cosa a sinistra del Pd in un caravanserraglio per notabili imbarcando i due presidenti delle camere, gli ex democristiani Tabacci e Sansa e tutto il coté post-ulivista.
Ma il processo politico scatenato dal Brancaccio, al di là del luogo fisico in via Merulana, ha mobilitato un certo numero di militanti e attivisti non facilmente cancellabile da un “contrordine compagni”. SI, infatti, si trova in un momento di difficoltà tanto che dirigenti territoriali e, persino, consiglieri regionali si stanno contrapponendo alla svolta repentina quanto discutibile di diventare l’esercito di complemento della ditta.
Montanari è stato così costretto a rifarsi vivo per chiedere la sconvocazione anche dell’assemblea nazionale di SI Possibile e Mdp. Il che ha fatto sì che in molti territori si continuasse l’unico percorso partecipato. La cosa, infine, ha portato in un altro teatro di Roma, l’Italia, un migliaio di giovani di un centro sociale napoletano con Rifondazione e L’Altra Europa a svolgere un’assemblea nazionale per far nascere una lista autenticamente di Sinistra unitaria, popolare con un gruppo di giovanissimi nel ruolo di Montanari e Falcone.
Molta confusione sotto il cielo e non è detto che la situazione per D’Alema sia eccellente.
Se le due liste non trovassero un riavvicinamento al sentimento popolare paiono destinate entrambe al fallimento e non è detto che le furberie contro Rifondazione e l’Altra Europa di Marco Revelli non possano patire le furberie di Renzi facendo sponda con la lista elettorale degli esclusi.
Si sa in politica a bandito talvolta si risponde bandito e mezzo e al doppio pacco si risponde con il contropaccotto.

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