Il 25 novembre, è la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Una data importante, per ricordare a tutti che il rispetto è alla base di ogni rapporto e che non possiamo continuare a vedere crescere il numero delle donne che subiscono violenza.
Ne parliamo con Luciana Castellina: politica, una delle fondatrici de il manifesto, giornalista e scrittrice italiana, parlamentare comunista, più volte eurodeputata, autrice di numerose pubblicazioni, presidente onoraria dell’Arci dal 2014.
La conversazione non può non prendere le mosse dalla valanga di notizie quotidiana scatenata dallo scandalo Weinstein. Osservo che per la prima volta, rispetto a vicende analoghe del passato, la diffusione e il crescendo del fenomeno non nasce da un movimento politico o culturale, non per iniziativa di leader o di esponenti del femminismo, ma in modo spontaneo, attraverso i media tradizionali, mainstream, ancor più che attraverso i nuovi media…
Che cosa ti colpisce maggiormente di questo fenomeno, diventato globale, delle denunce di molestie sessuali?
La cosa che mi colpisce sono i numeri. Sono basita del fenomeno così diffuso. Credo che l’importante sia denunciare e quindi il mezzo è relativo. Bisogna parlarne. I numeri sono veramente preoccupanti. La gente parla dove trova posto.
Come spieghi che molti dei casi denunciati risalgono a tempi passati?
Penso che oggi le donne abbiano più coscienza e più forza grazie alle battaglie del passato. Quindi oggi parlano di più, si è più consapevoli.
Un tempo – ma perfino oggi ! – se una donna, soprattutto se bella, faceva carriera o semplicemente trovava lavoro, automaticamente s’insinuava – o addirittura si dava per scontato – che lo doveva al fatto di essere stata con il capo?
Sì, anche oggi, capita. Ma con la differenza che le donne hanno più forza di prima. Vorrei dire, però, che io non vorrei essere mai un uomo e rivendico, quando si parla di uguaglianza, che non voglio essere uguale all’uomo. Io voglio essere donna e voglio la valorizzazione della differenza. È un punto importante.
Credo di aver posto male la domanda, cerco di riformularla. Non credi che bisognerebbe partire dalla parità vera nei posti di lavoro? In quel senso intendevo dire donna e uomo alla pari…
Hai ragione, in quel senso, concordo con te che bisogna partire dalle cose strutturali e quindi dalla parità nei posti di lavoro. Ma anche in famiglia!
Nella tua vita politica hai vissuto situazioni come quelle che oggi sono denunciate? Sei venuta a conoscenza di casi del genere e come hai reagito, che cosa hai consigliato di fare?
Personalmente non ho mai vissuto situazioni così e non mi ha mai molestato nessuno. Mai. Né sono venuta a conoscenza. Evidentemente sono stata fortunata.
Il Pci, come lo ricordi, da questo punto di vista? Rispetto ad altri ambienti politici e culturali dell’epoca, era diverso?
Frequentavo persone per bene. Lo posso dire? Sinceramente non mi sono mai trovata in situazioni di molestia. Certo, erano altri tempi, sicuramente quando ho iniziato a fare politica, anche a livelli alti, eravamo poche donne. Sicuramente le donne non avevano la forza, data poi dalle battaglie che abbiamo fatto, che abbiamo oggi.
Non credi che bisognerebbe smettere di raccontare la violenza sulle donne come se fosse un’emergenza, invece è un problema strutturale, che ha radici profonde nella nostra cultura, e andrebbe trattato come tale?
Sì, penso tu abbia ragione, ci sono problemi culturali, strutturali. Ma l’Italia non è indietro rispetto ad altri Paesi. Infatti vediamo l’America, l’Inghilterra e gli altri paesi dove stanno emergendo le denunce… Numeri inquietanti.
Anzi vorrei dire che l’Italia è molto avanti sulla questione dei diritti. Prendiamo la maternità. Nella mia esperienza, anche al Parlamento Europeo dove abbiamo fatto una Commissione interpartitica di donne sulle questioni di genere, l’Italia si è dimostrata uno dei Paesi più avanzati. Questo perché per molti anni l’Italia ha avuto una legislazione molto avanzata, più di qualunque Paese ad esempio sulla maternità. Dal 1950 abbiamo una legge sulla maternità che in America ancora non c’è. E queste questioni riguardano la parità, stiamo attenti.
È una battaglia senza fine, quella per i diritti delle donne? Da dove si deve ripartire?
Non è una battaglia senza fine. Bisogna dare due ceffoni a chi prova a molestare. Bisogna acquistare forza come singolo e come collettivo. Sicuramente la politica e i giovani hanno il dovere di continuare la battaglia.
Spesso la narrazione e la comunicazione su questo tema della violenza sono sensazionaliste. Pensi che andrebbe affrontato in modo diverso il problema a partire dal linguaggio?
Tocchi un punto importantissimo, sei brava. Il linguaggio. Sì, il linguaggio è molto importante. Fondamentale. Occorre partire anche da lì, non c’è dubbio che bisogna stare attenti a come si usano le parole.