Fake news. La denuncia di Voltaire

Nel 1769 il grande pensatore francese pubblicava "Le Pyrrhonisme de l'histoire". Riproduciamo qui il testo del XVI capitolo, "Sulle diffamazioni". C'è molto di quanto è oggi al centro del dibattito
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Mi compiaccio di citare l’autore del “Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni”*, poiché vedo che ama la verità, e che la proclama con coraggio. Ha detto che, prima che i libri fossero diffusi, la reputazione di un principe dipendeva da un solo storico. Niente di più vero. Uno Svetonio non aveva alcun potere sui vivi, ma giudicava i morti, e nessuno si curava di contestare i suoi giudizi; al contrario, ogni lettore li confermava, perché tutti i lettori sono maliziosi.

Le cose oggi non stanno assolutamente più in questo modo. Che la satira copra di infamia un principe, e che cento echi ripetano la calunnia, lo ammetto; ma si trova sempre qualche voce che si leva contro gli echi, e che alla fine li fa tacere. È quanto è successo alla memoria del Duca di Orléans, reggente di Francia, “Les Philippiques” di La Grange, e venti libelli segreti, lo accusavano dei peggiori delitti; sua figlia veniva trattata come lo fu Messalina da Svetonio. Che una donna abbia due o tre amanti, e gliene vengono subito attribuiti a centinaia. In una parola, alcuni storici contemporanei, non hanno mancato di ripetere tali menzogne; e, senza l’autore del “Secolo di Luigi XIV”, sarebbero ancora oggi accreditate in Europa.

È stato scritto che Giovanna di Navarra, moglie di Filippo il Bello, fondatrice del collegio di Navarra, accogliesse nel proprio letto gli allievi più belli, e poi li facesse gettare nel fiume con una pietra al collo. Il pubblico ama appassionatamente questi racconti, e le storie lo servivano conformemente al suo gusto. Alcuni traggono dalla loro immaginazione gli aneddoti che possono piacere, ossia i più scandalosi; altri, più in buona fede, raccolgono racconti che sono passati di bocca in bocca: ritengono di avere, di prima mano, i segreti di stato, e non hanno alcuna difficoltà a screditare un principe e un generale d’armata per guadagnarsi dieci pistole. È verbo, è in tal modo che si sono comportati Gatien de Courtiz, Le Noble, la Dunoyer, La Beaumelle, e cento disgraziati correttori di bozze rifugiatisi in Olanda.

Se gli uomini fossero ragionevoli, non vorrebbero altre storie che quelle che espongono sotto i loro occhi i diritti dei popoli, le leggi secondo le quali ogni padre di famiglia può disporre dei propri averi, gli avvenimenti che interessano tutta una nazione, i trattati che la legano alle nazioni vicine, i progressi delle arti utili, gli abusi che espongono continuamente la maggioranza alla tirannia della minoranza; ma questa maniera di scrivere la storia è difficile quanto pericolosa. Sarebbe uno studio per il lettore, e non uno svago. Il pubblico preferisce le favole – e gliene vengono servite.

*(“Essai sur les mœurs et l’esprit des nations”). Opera (1756) di Voltaire. Doveva essere un compendio della storia dello spirito umano scritto per Madame de Châtelet continuazione e insieme a confutazione della “Storia universale” di Bossuet, interrotta a Carlo Magno. Voltaire formulò poi il progetto di farne l’introduzione al “Siècle de Louis XIV”.

**Nel “Siécle de Louis XIV” Voltaire denominò il periodo di regno di Luigi XIV come secolo poiché a suo parere quelli furono gli anni in cui la Francia raggiunse il suo apogeo nelle arti, nelle scienze, negli ordinamenti politici e militari.

Testo tratto da Voltaire, “Il pirronismo della storia”, medusa, 2005, pagg. 68-69

Fake news. La denuncia di Voltaire ultima modifica: 2017-11-27T16:45:38+01:00 da VOLTAIRE
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