Lunedì 20 novembre il canale televisivo russo Rossija 1, ha aperto la propria pagina esteri con un servizio da Berlino. A differenza di tutti i media europei però la prima emittente tv della Federazione non aveva al centro delle proprie attenzioni il fallimento delle consultazioni per la formazione del governo tedesco. Prioritario era invece informare i telespettatori del “vero scandalo internazionale” causato al Bundestag da Nikolaj Desjatnichenko.
Il sedicenne studente di una scuola di Novyj Urengoj in Siberia, qualche ora prima era intervenuto al parlamento di Berlino in quanto parte di una squadra formata da tre tedeschi e tre russi, incaricata di esporre le proprie considerazioni sulla “memoria dei due paesi”. I sei giovani avevano ognuno esposto le propri conclusioni su una ricerca comune dedicata al destino di alcuni soldati prigionieri di guerra in Russia e Germania. Lo studente siberiano, che come lui stesso ha evidenziato nel proprio intervento si era già “interessato alla storia del proprio paese e a quella della Germania” visitando le tombe di giovani tedeschi morti in Urss, si è detto particolarmente colpito dalla vicenda di un ventenne caporale tedesco, Georg Johann Rau, morto nel 1943 in un campo di prigionia vicino Stalingrado. Secondo Nikolaj Desjatnichenko, Rau non è altro che una “vittima innocente” del secondo conflitto mondiale. Una delle tante “persone innocenti” più interessate a “vivere in pace” che ad andare in guerra”.
Isteria ultra patriottica
Finite in rete queste parole hanno scatenato un’ondata di isteria patriottica in tutta la Federazione. Dai social forum sono partite accuse e minacce di morte verso il giovane “porco, ebreo e traditore”, colpevole di sdoganare gli innocenti soldati del Terzo Reich. Un deputato locale si è rivolto alla procura chiedendo il coinvolgimento dei servizi segreti per capire se vi fossero gli estremi per accusare l’adolescente di apologia “dei crimini nazisti”. Il municipio della città siberiana ha annunciato un’inchiesta sui programmi portati avanti dal liceo frequentato dallo scolaro.
Nella pietà espressa da Nikolaj Desjatnichenko nei confronti di un militare della Wehrmacht il responsabile alla Duma del partito Russia Unita, Sergej Mironov, è riuscito a trovare le tracce “di una generazione influenzata da uno pseudo umanesimo in cui le differenza tra bene e male, tra vittime e carnefici sono scomparse”. A genitori, insegnanti e a tutti coloro che avevano contribuito all’incontro russo-tedesco, il politico ha poi chiesto i motivi per cui avevano preso parte allo “show del Bundestag”. Il liberal-nazionalista Vladimir Zhirinovskij ha messo sotto accusa gli sponsor del progetto chiedendosi “chi fossero questi privati tanto generosi”.
L’incaricata presidenziale per il diritti dell’infanzia, Anna Kuznezova, ha prima fatto presente di voler indagare sui “programmi internazionali di cultura” alla base del mini vertice di Berlino, e se questi fossero anche parte della storia insegnata nelle scuole federali. In tal caso sarebbe bene “depurarli dalle ideologie” con cui si “manipolano i giovani”. Solo in un secondo momento l’esperta ha preso le difese di Nikolaj Desjatnichenko, sostenendo quanto “umiliazioni e insulti” non possano appartenere al patriottismo.
L’ondata di intolleranza ha spinto la madre del giovane a scusarsi con una lettera ai inviata ai media del paese. Per la donna la frase del giovane messa sotto accusa era dovuta al nervosismo di dover parlare “davanti al presidente tedesco Steinmeier e a tutto il governo” della Germania. Ad ogni modo, ha sottolineato la signora “il messaggio principale di Nikolaj” stava “nella difesa della pace mondiale”.
Quando la discussione rischiava di sfuggire di mano è arrivata la presa di posizione del Cremlino. È stato il portavoce di Vladimir Putin a far capire che gli attacchi dovevano finire. Dimitrij Peskov ha definito “assurde” le denigrazioni di “propaganda nazista”rivolte al ragazzo. Secondo il funzionario la campagna “diffamatoria” è sconcertante e per sottolinearlo non serve l’intervento di Putin.
Stiamo tornando
Naturalmente la questione che solleva la vicenda non riguarda il livello di sconcerto causato da prese di posizione tipo “dagli al traditore”, dalle richieste di controllo dei programmi scolastici e della volontà di mettere in campo persino le strutture di sicurezza federali. Con le sue parole lo “scolaro di Urengoj” voleva solo sottolineare quanto lo aveva colpito la disumanità della guerra. Paradossale è che queste frasi abbiano suscitato scandalo.
Si tratta di prese di posizione condivisibili, persino banali, sulla guerra in generale e la Seconda Guerra Mondiale in particolare, ribadite spesso anche dal ministero degli esteri di Mosca. Che la Russia sia una potenza pacifica che non intende far del male a nessuno è scontato. Altrettanto certo è che nella Seconda Guerra Mondiale il popolo sovietico abbia combattuto non contro la Germania e i tedeschi in generale, ma contro il nazismo. A leggerlo attentamente l’intervento di Nikolaj Desjatnichenko, almeno nelle sua parti essenziali, è completamente dentro le cornici statali. Doverosa dunque la difesa del giovane da parte del Cremlino.
Il problema è un altro. Si dovrebbe capire perché accanto alle interpretazioni ufficiali della “grande guerra” se ne affianchino altre improntate allo slogan “possiamo rifarlo”, da intendersi come la ripetizione dell’attacco a Berlino, leggibile su alcuni adesivi appiccicati su Mercedes e Bmw presenti nelle strade della capitale russa. Una retorica questa che non cade nel vuoto ma trova terreno fertile.
È da qualche anno infatti che le tv federali portano avanti talk show in cui i metodi di discussione, con slogan indirizzati il più delle volte verso Kiev, Bruxelles e Washington, non sono molto diversi da quelli respinti da Peskov difendendo Nikolaj Desjatnichenko. Chi ha attaccato il ragazzo l’ha fatto in base a un metodo, molto di moda e non solo russo, in cui la complessità del mondo è ridotta alla semplicistica antitesi “amico-nemico” e a quell’altrettanto rozza del “noi contro loro”.
Non può però non colpire il fatto che in Russia queste tele-prediche siano in disaccordo con quanto sostengono specialisti e funzionari statali. Stupisce che in paese “pan-politico” come la Federazione le tv facciano affermazioni per le quali il ministero degli esteri di Mosca non riceverebbe il permesso di pronunciarle. Per restare ad avvenimenti recenti, lascia interdetti che l’indipendenza della Catalogna sia stata definita da alcune catene federali un avvenimento augurabile, perché “quanto danneggia i nostri nemici europei è buono per noi”.
La Seconda Guerra Mondiale, la Grande guerra patriottica, è comprensibilmente un avvenimento imprescindibile per la coscienza nazionale e la cultura politica della Russia contemporanea. Una fondamentale data storica e un ineliminabile luogo della memoria. I problemi nascono quando ogni deviazione da questi canoni viene etichettata come tradimento nazionale. Soprattutto quando è lampante che chi vuole far entrare questi cliché nella coscienza popolare pensa ai propri interessi più che a quelli nazionali.
La vicenda è ancora più surreale se si pensa agli sponsor della manifestazione accusata. È infatti grazie ai fondi messi a disposizione da Gazprom e Wintershall, aziende principi della collaborazione energetica russo-tedesca, che i ragazzi dei due paesi hanno potuto esporre al Bundestag i destini dei loro coetanei vittime della Seconda Guerra Mondiale. Che Nikolaj Desjatnichenko studi in una scuola di Novyi Urengoij, la capitale russa del gas, è l’ennesima ironia della storia.

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1 commento
Questo articolo ben descrive, purtroppo, come nonostante il fenomenale cambiamento epocale in atto, buona parte della popolazione non solo russa ma umana in generale, mantiene un intelletto e un cuore ottusi.
Annamaria Lorefice
piaceretica.ch gazzettasvizzera.org