Educazione sessuale. Al Palazzo di vetro è tabù

La Terza commissione delle Nazioni Unite boccia due volte - su iniziativa di Egitto e Nigeria - la proposta di intensificare su scala globale i programmi di educazione sessuale per i giovani. Lo stop passa anche col voto di Stati Uniti, Russia e Cina
MATTEO ANGELI
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La notizia è passata in sordina, fatta eccezione per un manipolo di reazionari che si sono affrettati a festeggiare, con proclami dai toni tragicomici, come “Se non ci fosse l’Egitto saremmo costretti a crescere i figli trans”, titolo di un pezzo comparso due giorni fa su un quotidiano italiano.

Il riferimento è alla proposta di intensificare su scala globale i programmi di educazione sessuale per i giovani, due volte bocciata la settimana scorsa durante i lavori della Terza commissione delle Nazioni Unite, che si occupa di questioni sociali, culturali e umanitarie.

La Terza commissione delle Nazioni Unite

Per ben due volte i progressisti sono andati sotto al Palazzo di vetro, per la gioia di chi vorrebbe bloccare le lancette della storia e percepisce come assoluto il ruolo dei genitori nell’educazione dei propri figli, soprattutto quando si tratta di salute sessuale e riproduttiva.

La prima volta è stata in occasione del voto su una proposta di risoluzione intitolata “Diritti del bambino”, incentrata sulle strategie per eradicare ogni forma di violenza sui più piccoli. Per dare la dimensione del problema, secondo le stime Onu sono circa due milioni i bambini al mondo che potrebbero essere uccisi di qui al 2030.

Tra le varie indicazioni avanzate, nel testo presentato in aula c’era anche quella di:

accelerare gli sforzi per aumentare un’educazione esauriente, adeguata all’età, scientificamente accurata, pertinente ai contesti culturali, che fornisca a ragazze e ragazzi, dentro e fuori le scuole, nel rispetto delle loro capacità evolutive, informazioni sulla salute sessuale e riproduttiva, sull’uguaglianza di genere e sull’emancipazione femminile, su diritti umani, sullo sviluppo fisico, psicologico e puberale e riguardo al potere nelle relazioni tra uomo e donna, al fine di permettere loro di costruire la propria autostima, di prendere decisioni informate e di sviluppare adeguate capacità in materia di comunicazione e prevenzione del rischio e relazioni basate sul rispetto, in piena collaborazioni con altri giovani, con i genitori, i tutori legali, gli educatori e chi fornisce assistenza sanitaria, per proteggerli dalla violenza.

Apriti cielo! Il rappresentante dell’Egitto, parlando a nome di tutto il gruppo africano, ha affermato che la proposta di risoluzione era sbilanciata, perché non faceva riferimento al ruolo dei genitori nell’educazione dei figli, e ha presentato un emendamento in tal senso, appoggiato da tutti gli stati africani, con l’eccezione del Sud Africa.

Vari stati si sono accodati, ribadendo che i genitori devono giocare un ruolo centrale nell’educazione dei figli. Il rappresentante della Federazione Russa ha considerato l’emendamento proposto dal collega egiziano “ragionevole” e poco conta se il rappresentante dell’Uruguay ha fatto appello a votare per il mantenimento del testo iniziale, tentando di far capire alla sala come l’educazione sia una chiave fondamentale per la società e che, in questo senso, la conoscenza di diritti umani, uguaglianza di genere, salute sessuale e riproduttiva sia uno strumento essenziale per prevenire e combattere tutte le forme di violenza contro i bambini.

Quando la proposta egiziana per riaffermare il controllo dei genitori sull’educazione (sessuale) dei figli è andata ai voti, è passata con novanta voti favorevoli, settantasei contrari e otto astensioni.

Con lo zampino di Stati Uniti, Russia e Cina, che hanno votato a favore. Per la cronaca, l’Italia e gli altri stati dell’Unione europea hanno votato contro.

Il tema della potestà dei genitori sui loro figli è, poi, tornato alla ribalta quando la Terza Commissione delle Nazioni Unite si è trovata a votare una proposta di risoluzione dal titolo “Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e protocollo opzionale ad essa: situazione di donne e ragazze con disabilità”.

Il protocollo opzionale proponeva un paragrafo quasi identico a quello menzionato in precedenza, dove si ribadiva l’importanza di un’adeguata educazione sessuale e riproduttiva rivolta alle donne e ragazze con disabilità. Per proteggerle da gravidanze indesiderate, matrimoni forzati, matrimoni in età minorile e altre forme di violenza.

Anche in questo caso, gli stati africani, guidati questa volta dal rappresentante della Nigeria, hanno fatto pollice verso, proponendo di emendare il testo in modo tale da riaffermare il ruolo dei genitori in materia. E ce l’hanno fatta, con il loro emendamento che è passato, con ottantadue voti a favore, settantotto contro e nove astensioni.

Ancora una volta, Stati Uniti, Russia e Cina hanno votato a favore.

Va bene che le risoluzioni delle Nazioni Unite non vengono mai rispettate, anche quando riguardano questioni ancora più serie.

Tuttavia, è disperante constatare che i leader mondiali non si sono ancora resi conto dell’importanza di insegnare l’educazione sessuale nelle scuole.

Un discorso che vale in particolare per gli Stati Uniti, dove la vicenda di Harvey Weinstein ha scosso le coscienze dalla popolazione. Com’è possibile che il rappresentante degli Stati Uniti, che ha votato due volte a favore degli emendamenti africani, faccia finta di non sapere che per prevenire le molestie sessuali è fondamentale educare le nuove generazioni a vivere la loro sessualità nel rispetto dell’altro, riconoscendone la dignità e il percorso di crescita e evoluzione?

Educazione sessuale. Al Palazzo di vetro è tabù ultima modifica: 2017-11-30T11:47:48+01:00 da MATTEO ANGELI
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