Proviamo ad immaginare quali potrebbero essere gli scenari per la formazione del prossimo governo.
Il Rosatellum prevede che vengano assegnati 232 seggi alla Camera e 116 al Senato in collegi uninominali con la formula della maggioranza relativa (first-past-the-post). I restanti seggi (386 alla Camera e 193 al Senato) con formula proporzionale.
Dai calcoli del Cise (Università Luiss) per ottenere la maggioranza in entrambi rami del Parlamento servirebbero:
• alla Camera almeno 60 per cento dei seggi maggioritari e il 45 per cento di quelli proporzionali;
• al Senato almeno il 50 per cento per entrambi i seggi.
Si tratta di percentuali molto difficili da raggiungere per tutti i partiti e le coalizioni, anche se considerassimo le stime a loro più favorevoli. E anche tenessimo conto dei vari fattori che incidono sul voto: il numero dei partiti che partecipano alla competizione elettorale, la composizione delle coalizioni, il tasso di partecipazione al voto dei cittadini, il tipo di campagna elettorale, ecc.
Tutti gli scenari immaginati prevedono che gli schieramenti non abbiano la maggioranza assoluta.
Avvertenza: questa legge elettorale e la divisione dei cittadini in tre blocchi elettorali necessariamente comporta la destrutturazione delle coalizioni una volta eletti i parlamentari, per cercare di trovare in parlamento la maggioranza di governo (salvo decidere di votare più volte, ipotesi che prendiamo in considerazione). Quindi una sorta di “liberi tutti” il cui esito è difficile prevedere. Però ci proviamo.
Che accadrebbe dunque?
Scenario A: il Movimento cinque stelle (M5S) arriva primo.
In questa ipotesi il M5S ottiene più voti della coalizione di centrodestra e della coalizione di centrosinistra. Lo scoglio per il M5S sono le consultazioni, perché attualmente non ha uno spazio politico a cui attingere per ottenere supporto parlamentare: gli mancano gli alleati. E non ne vogliono avere. L’articolo 92 della Costituzione prevede però che il presidente della Repubblica nomini “il presidente del consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri” ma prima di far nascere governo, il capo dello Stato avvia le consultazioni. Alle diverse forze politiche chiederà che cosa vogliono fare.
Ipotesi A1: governo di minoranza del M5S
Se il M5S rivendicasse il diritto di formare un governo di minoranza, poiché non intende dare vita ad una maggioranza politica con gli altri partiti, il capo dello Stato potrebbe chiedere a ogni partito se intende consentire la nascita di tale governo (circa quello che tentò di fare Pierluigi Bersani nel 2013).
In Italia si sa che i governi di minoranza sono possibili in teoria ma molto difficili nella pratica. Ne abbiamo avuti solo due: il Leone I, che è durato cinque mesi, e l’Andreotti III, il governo di solidarietà nazionale. Quei governi però si basavano su un accordo politico preventivo con gli altri partiti. Che dovrebbero accettare l’accordo anche senza posti di governo. I senatori di quel/quei partito/i dovrebbero uscire dall’aula (gli astenuti al Senato contano), mentre alla Camera dovrebbero astenersi per abbassarre il quorum (ma i pentastellati dovrebbero fare bene i calcoli).
Improbabile che Pd o Fi possano sostenerlo. E probabilmente non basterebbero nemmeno Lega e Fratelli d’Italia, in un’ipotesi di accordo M5S-Ln-Fdi. Che comunque dovrebbe essere spiegato agli elettori.
Molto improbabile
Ipotesi A2: governo di larghe intese a guida Movimento Cinque Stelle
Il presidente potrebbe chiedere al Movimento Cinque Stelle di guidare un governo di larghe intese. Con qualche ostacolo: il M5S stesso. Che difficilmente potrebbe prendere parte (e guidare) un governo di questo genere (salvo repentini cambi di linea politica). Forse gli altri partiti – Pd e Fi – potrebbero starci: almeno per indebolire il M5S.
Molto improbabile
Ipotesi A3
Nessun accordo di governo è possibile, si torna a votare.
Probabile
Scenario B: il centrodestra arriva primo.
La coalizione di centrodestra ottiene più voti del M5S e del centrosinistra. Consultazioni col Capo dello Stato. Ma molto dipende da chi arriva primo tra Forza Italia e Lega Nord.
Ipotesi B1: governo di larghe intese Fi-Ln-Pd, a guida Fi (o figura legata al centrodestra)
Forza Italia arriva prima e cerca un accordo con le altre forze parlamentari per sostenere un governo guidato da una personalità di centrodestra. Il vantaggio di questo scenario è che in un possibile governo di larghe intese con il Pd (a parti invertite questa volta rispetto al 2013), Forza Italia potrebbe trascinarsi dietro la Lega Nord (o una parte di essa), nell’eventuale (e più che probabile) scenario che Pd e Fi non siano sufficienti a formare un governo.
Probabile
Ipotesi B2: La Lega Nord supera Forza Italia
La Lega Nord arriva prima, superando Forza Italia. In questo caso davvero è difficile prevedere che possa accadere. Forse lo sblocco della situazione potrebbe dipendere dalla dialettica interna al mondo leghista, tra Salvini e i governatori leghisti.
?
Ipotesi B3
Che arrivi prima Fi o Ln poco importa, nessun accordo di governo è possibile, si torna a votare.
Improbabile
Scenario C: il centrosinistra arriva primo.
Il Pd e i suoi alleati (?) arrivano primi. Consultazioni col capo dello Stato. Ma anche in questo caso qualche problema c’è.
Ipotesi C1: Governo coi Cinque Stelle
Il Pd decide di aprire una trattativa col M5S per la formazione di un governo. Il Pd su quest’ipotesi ha già maturato un’esperienza (negativa) nel 2013.
Molto improbabile
Ipotesi C2: governo di larghe intese Pd-Fi a guida Pd
Il Pd decide di aprire una trattativa con il centrodestra. Forza Italia potrebbe decidere di aprire un dialogo per la formazione di un governo (magari un monocolore Pd). In tal modo però Fi mette a rischio i rapporti con la Lega Nord. A meno che una parte dei leghisti non decida di partecipare ad una maggioranza di questo tipo: sicuramente ce ne sarebbe bisogno perché i numeri non ci sarebbero.
Probabile
Ipotesi C3
Nessun accordo di governo è possibile, si torna a votare.
Improbabile
Allo stato attuale, visti i sondaggi, ci pare che lo scenario più realizzabile sia lo scenario B: il centrodestra arriva primo, ma non ha i numeri per governare.
Se Forza Italia ottiene più voti della Lega Nord, la probabilità di formare un governo dovrebbe essere più alta e forse il partito di Berlusconi potrebbe trascinare una parte della Lega a sostenere un governo a guida Fi, sostenuto anche dal Pd. Difficile capire su quali elementi potrebbero raggiungere un accordo di programma. Le riforme istituzionali? Ancora?
Resta da capire che cosa accadrebbe in casa Pd. In uno scenario di questi tipo, Matteo Renzi è fuorigioco, dato che ha perso le elezioni. Però qualche colpo di coda potrebbe darlo, rimane infatti segretario.
In primo luogo, potrebbe decidere di ostacolare l’accordo con Forza Italia, chiedendo il ritorno alle urne. In questa situazione probabilmente si troverebbe una parte della sua maggioranza interna al Pd che preferirebbe l’accordo con Fi piuttosto che ritornare al voto.
In secondo luogo, potrebbe chiedere un ministero di peso (esteri?) in un possibile governo di larghe intese (molto difficile che ciò accada).
Infine potrebbe decidere di gestire le trattative con Fi e di appoggiarne il governo senza tuttavia entrarvi con una delegazione Pd. Anche qui dovrebbe affrontare una fronda interna.
Ovviamente non vengono presi in considerazione “Liberi e uguali” di Pietro Grasso e la lista di Pisapia-Bonino, che è morta ancora prima di nascere.
Al di là delle percentuali che “Liberi e uguali” potrebbe ottenere (e che è troppo presto per dire quali saranno), dal punto di vista della formazione di una maggioranza di governo, questa formazione potrebbe essere rilevanti?
Mi pare di poter escludere la partecipazione della lista di Pietro Grasso da un possibile governo guidato dal centrodestra. Anche in caso di vittoria del centrosinistra (Pd più gli invisibili alleati) e di accordo con la lista di Pietro Grasso (a che prezzo?), sarebbe numericamente difficile la formazione di un governo che non includesse almeno Forza Italia.
Insomma non è casuale che nel testo di legge che ha modificato la legge elettorale dalla frase “i partiti o i gruppi politici organizzati che si candidano a governare depositano il programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica” sia sparita la dicitura “che si candidano a governare”.
Quello che ci aspetta è infatti una grande confusione.

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