Se non sarà approvata la legge sullo ius soli prima della chiusura di questa legislatura sarà inevitabile non andare a votare alle elezioni politiche. Astenersi sarà una reazione obbligata. No #iussoli, #novote. Il messaggio è molto semplice.
Chiunque sa che se non passerà, adesso, al senato, la legge – che darà la cittadinanza a ottocentomila persone nate sul suolo italiano da genitori stranieri ancora non cittadini e sotto vari status – non sarà certo il prossimo parlamento a vararla. Non la metterà neanche all’ordine del giorno. Chissà per quanti anni ancora non se ne parlerà neppure.
Dicono che in parlamento non ci siano i voti per farla approvare. Il governo metta dunque la fiducia, se vuole avere la nostra, di fiducia (lo stesso vale per il partito più importante che lo sostiene). Teme di non avere abbastanza voti al senato? Devono temere di più, Renzi e Gentiloni. Devono temere di non avere il voto di chissà quanti elettori – e sono tanti – per i quali sullo ius soli si gioca una partita politica decisiva: per chi lo chiede e per i milioni che appoggiano chi lo chiede, considerandolo un atto di civiltà non più rinviabile, tanto meno negoziabile.
Solo così – facendo votare la legge – il Pd potrà avere la fiducia di quanti lo voterebbero ma che, su questo punto, sono intransigenti. Il nodo non sarò sciolto? Sarà un non voto. Un’astensione.
Altre forze politiche potranno forse chiederlo, il voto negato al Pd, perché si sono battute davvero per lo ius soli? Quali, per piacere? Il Movimento 5 stelle? Fa a gara con la destra su questo terreno. Mdp-Articolo1? Da quando e con quale convinzione si batte per lo ius soli? Già, e se poi appoggerà un governo guidato da Di Maio?
Non ci vuole molto per controllare e vedere che, quando ancora gli scissionisti erano dentro il Pd, non sembrava che avessero particolarmente a cuore la legge. Mai visto un Bersani o un D’Alema dire o fare qualcosa allora “di sinistra”, zero, sullo ius soli, né uno Speranza presente a una delle manifestazioni dei nostri concittadini in piazza.
Solo quando si è constatato che Renzi e Gentiloni traccheggiavano e rinviavano, i compagni di Articolo1-Mdp si sono svegliati. Si sono dati una mossa solo quando la vicenda parlamentare poteva essere trasformata in arma politica contro il Partito democratico. Troppo tardi. Troppo strumentale perché possano avere il voto negato al Pd. Pisapia, avesse tenuto botta, forse avrebbe meritato il voto, essendosi battuto, l’unico in modo visibile e continuativo, per lo ius soli.

Graziano Delrio intervistato da Diego ”Zoro” Bianchi a Propaganda Live
Se si rilegge la vera storia dello ius soli – quella ricostruita qui da Giovanni Innamorati – si capirà quanto opportunismo politico abbia caratterizzato il percorso di questa riforma.
Forse non resta che aggrapparci a quanto ha detto recentemente Graziano Delrio, il più credibile, quello che nel governo si batte con convinzione per questa legge. Intervistato da “Zoro”, ha detto:
Il Pd sullo ius soli è compatto. Ed è compatta tutta la sinistra su questa legge. Ma al senato ce lo stanno impedendo i cinque stelle e i cosiddetti moderati. I senatori dovrebbero votare secondo coscienza e non secondo indicazioni di partito perché questo prevede la Costituzione.
Cara Senatrice, caro Senatore, siamo il movimento degli Italiani Senza Cittadinanza che ha organizzato iniziative importanti come il Cittadinanza Day del 13 ottobre 2017 per costruire consenso intorno alla riforma della normativa sulla cittadinanza, il cosiddetto “Ius Soli temperato” e “Ius culturae”.
Insieme a oltre ottocentomila minori invisibili, il nove per cento della popolazione scolastica, viviamo quotidianamente sulla nostra pelle le carenze della legge n. 91 del 1992, essendo nati o comunque cresciuti in questo Paese, ma non riconosciuti dallo Stato per quello che siamo. Italiani e italiane.
Per questo la recente ricalendarizzazione del DDL n. 2092 all’interno di un programma così fitto di impegni e con un numero così ridotto di sedute a disposizione, ci riempie di amarezza e sconcerto.
Senatrice, Senatore, in passato ha sostenuto l’attuale maggioranza di governo, è per questo che le chiediamo di sollecitare i suoi organi dirigenti a portare in Aula la riforma della cittadinanza.
Nel pieno rispetto delle prerogative del presidente del consiglio Paolo Gentiloni, che a più riprese si è impegnato personalmente negli scorsi mesi a varare la riforma entro la fine della legislatura, condividiamo l’idea secondo cui l’unica strategia possibile per garantirne l’approvazione in tempo utile, considerata l’incertezza dei numeri e il numero abnorme di emendamenti depositati dall’opposizione, sia ricorrere alla questione di fiducia.
È vero che l’Italia, secondo i dati Eurostat, è il Paese nell’Unione europea che nel corso degli ultimi anni ha registrato il maggior numero di nuovi cittadini, 202.000 nel 2016.
Altri dati evidenziano tuttavia come non solo il sistema pensionistico – otto miliardi di contributi sociali versati, con un saldo netto di circa cinque miliardi per le casse dell’Inps – sia tenuto in piedi grazie al contributo insostituibile dei nostri genitori, fratelli e sorelle maggiori e di quanti/e di noi stessi già hanno avuto accesso al mondo del lavoro, ma che, prima o a maggior ragione dopo l’ottenimento della cittadinanza, la popolazione di origine straniera tende sempre più a redistribuirsi sul territorio dell’Unione europea in cerca di migliori opportunità, tanto che il numero dei cittadini stranieri senza lavoro residenti in Italia continua a scendere.
È vero che, nonostante gli sforzi di tante e tanti, eletti, attivisti, giornalisti, intellettuali e scrittori, la stampa continua a pubblicare sondaggi che indicano un’opinione pubblica fortemente divisa sui contenuti della riforma.
È altrettanto vero che sono stati commessi molti errori nella presentazione di questi contenuti e scontiamo una più che ventennale narrazione dominante che tende a criminalizzare migranti, rifugiati e Italiani di origine straniera.
Infine, la invitiamo a prendere consapevolezza di un ultimo aspetto che ci sta particolarmente a cuore.
Proprio cavalcando la battaglia contro la riforma della cittadinanza, forze animate da sentimenti di odio e intolleranza che sono estranei alle ragioni della convivenza civile stanno sempre più inquinando il dibattito politico, con riflessi deleteri sull’informazione e sui social media.
Occorre dare un segnale forte e chiaro a questi gruppi, votando un provvedimento che sancisce le ragioni del diritto dei più deboli e rafforza gli anticorpi democratici in seno alla società italiana tutta.
Non tradisca oltre 800mila minori che sono in attesa della legge, non tradisca i loro compagni di banco e insegnanti, altrettanto desiderosi di vivere in un Paese che sappia riconoscere la scuola come primo luogo di formazione di cittadinanza attiva.
Non tradisca un popolo che vi chiede da sempre un’Italia più equa, coesa, unita davanti alle sfide della globalizzazione.

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!
1 commento
Guido, concordo al 100%
Diego