“Alleanze dopo il voto. Sì al confronto con M5S”. Parla Cofferati

"Io non escludo per niente un confronto di merito con i Cinque Stelle. Nel Parlamento europeo lo facciamo sempre, nelle commissioni discutiamo liberamente con loro. E su molte cose hanno posizioni di profilo progressista"
MATTEO ANGELI
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Quando lasciò la guida della Cgil, era invocato come il leader che ci voleva per far tornare la sinistra protagonista sulla scena politica italiana. Per tante ragioni, oggettive e personali, le cose sono andate diversamente.
Eurodeputato, molto preso dal suo ruolo attuale, è tra le figure di spicco di Liberi e Uguali, con il solito piglio del combattente tranquillo, sempre impegnato nelle “battaglie per le quali la sinistra in questi anni non ha avuto il coraggio di lottare”.

È un Sergio Cofferati che non si tira indietro, quello che abbiamo incontrato a Strasburgo. Con lui abbiamo discusso delle proposte e delle intenzioni delle formazioni che si stanno organizzando a sinistra del Pd, oltre che della crisi che i partiti progressisti stanno affrontando in tutta Europa.

Cofferati, com’è possibile che la sinistra sceglie sempre i suoi leader pescando fuori dall’establishment del partito? Prodi, lei, i sindaci arancioni, ora Pietro Grasso…
Grasso ha un valore aggiunto che è dato dalla sua storia personale, che non è stata condizionata dall’appartenenza politica. Questo credo che oggi sia un vantaggio, perché la politica e le sue varie forme di rappresentanza hanno inciampato ripetutamente in questi anni. Grasso è una persona che vale anche perché si identifica e si riconosce nei valori della sinistra, ma non è condizionato da un passato in politica.

Sergio Cofferati

A proposito di valori e storia della sinistra, perché Liberi e Uguali non ha la parola “partito” nel suo simbolo?
Oggi non ci sono ancora le condizioni per fare un partito. Siamo un raggruppamento di soggetti diversi a cui spero se ne aggiungano altri, come quello di Anna Falcone e Tomaso Montanari, o Rifondazione Comunista. Per ora siamo un rassemblement di soggetti che già esistono, con vocazione ad allargarsi. Con la pazienza si potrà trasformare in un partito. Fare un partito non è una cosa semplice. Servono strutture, iscritti, luoghi e sedi organizzative. Il tutto richiede lavoro e pazienza. Se le elezioni daranno conforto a questo schieramento, la formazione del partito diventerà quasi naturale.

Lei parla di “vocazione ad allargarsi”. A quali condizioni?
Il coinvolgimento degli altri si basa su un progetto politico. Presto ci daremo un programma che, si badi bene, non deve essere immutabile. È una base da cui partire per discutere con gli altri e vedere se le loro opinioni trovano una connessione con quanto costruito.

La storia della politica italiana è fatta di alleanze. Si pensi solo a quella tra Dc e socialisti, soggetti per certi versi agli antipodi. Perché non volete allearvi con il Pd?
L’alleanza è una cosa naturale ma c’è stato uno stravolgimento di questo criterio. Prima di allearsi, bisogna costruire una forza politica che ha una proposta e chiedere il giudizio degli elettori. Io voglio vincere, voglio governare.
Le alleanze si discutono dopo. Se voglio governare da solo e non ce la faccio, dopo le elezioni devo vedere se sono in grado di costruire un processo mediato con altri che mi sono vicini, non rinunciando alla mia identità. Questo si vede dopo le elezioni, non prima. L’idea che l’alleanza si fa prima non ha senso.

Ha detto di volere governare. È pronto a farlo alleandosi con i Cinque Stelle?
La convergenza è data dal merito, da ciò che non snatura la tua identità. Il programma dei Cinque Stelle per le elezioni è molto vago. Immagino che anche loro lo definiranno strada facendo. Per quel che vedo, dove stanno amministrando, ma anche in Parlamento europeo, dove non c’è il classico meccanismo governo-opposizione, su molte cose hanno posizioni progressiste, di facile convergenza. Su altre no.
In Parlamento europeo, i Cinque Stelle sono più progressisti che conservatori. Non capita la stessa cosa in Italia.
In ogni caso, quando decidi di fare un’alleanza, ti siedi con il tuo interlocutore e lì discuti i termini dell’intesa. Io non escludo per niente un confronto di merito con i Cinque Stelle. Nel Parlamento europeo lo facciamo sempre, nelle commissioni discutiamo liberamente con loro. E su molte cose hanno posizioni di profilo progressista.

Tony Blair

Lei siede in parlamento europeo dal 2009. Che idea si è fatto sulla crisi che i partiti di sinistra stanno affrontando in tutta Europa?
La sinistra non è stata in grado di contrappore una visione alternativa all’austerità con cui i conservatori hanno gestito la crisi scoppiata nel 2008. La colpa è anche di esperienze come quella di Blair in Gran Bretagna, che hanno fatto da traino negativo per gli altri paesi europei.

Qual è per lei l’alternativa al rigore?
L’Europa deve mettere al centro del suo modello competitivo la conoscenza e investire in scuola, ricerca, innovazione e infrastrutture materiali e immateriali che permettano di produrre beni e servizi che sono sempre innovativi, in grado di padroneggiare l’innovazione e addirittura di proporla.
E poi ci vogliono dall’altra parte delle politiche capaci di aiutare i più poveri. Lo strumento che manca è quello del reddito minimo garantito. Chi non ha un lavoro deve avere un reddito e bisogna collegare questo reddito a un’attività di formazione.

Con che soldi?
Si sono perse varie occasioni: eurobond, tassa su transazioni finanziarie, fisco progressivo. Vanno cancellati i vincoli che i teorici del rigore hanno introdotto, su tutti il clamoroso errore del pareggio di bilancio in Italia e il Fiscal compact.

Che pagella darebbe alla sinistra italiana per quanto riguarda queste proposte?
Una robustissima insufficienza.

Ma Renzi vuole rivedere il Fiscal compact…
Il Fiscal compact è un accordo intergovernativo, è stato fatto anche dal governo italiano. E poi, gli eurodeputati del Pd hanno votato poco più di sei mesi fa i documenti che ne propongono il recepimento nel quadro legislativo europeo. Se hanno cambiato idea, meglio, ma vorrei vedere delle azioni concrete.

E gli ottanta euro? Questa non è una politica per aiutare i ceti più poveri?
Gli ottanta euro sono una sorta di elargizione pre-elettorale. Non sono serviti a risolvere né il problema dei redditi bassi né quello dei consumi. Per aumentare i consumi, devono aumentare pensioni e reddito da lavoro. Se a una categoria non rinnovi il contratto per cinque o sei anni, com’è il caso dei dipendenti pubblici italiani, il suo potere di acquisto cala. Se non adegui le pensioni all’inflazione, ne cala il valore e di conseguenza calano i consumi e così viene penalizzata una parte importante del nostro sistema produttivo.

D’Alema e Cofferati

È chiaro, volete fare meglio dei recenti governi Pd. Quali sono i pilastri della proposta di Liberi e Uguali?
Presto ci daremo un programma. Bisognerà discutere di tutto, dall’economia al lavoro, dai diritti individuali a quelli collettivi, dalle politiche sociali alla protezione dei più deboli. Insomma, quelle che sono le politiche tradizionalmente connesse ai valori della sinistra.

A proposito di Europa, qual è la posizione di Liberi e Uguali?
Per quanto riguarda il mio partito, Sinistra Italiana, non esiste una posizione univoca e lo stesso di può dire per Articolo Uno. Sia nell’uno che nell’altro campo sono presenti pulsioni anti-europeiste. Sono opinioni che rispetto ma non condivido.
Dall’Europa e dall’euro non bisogna fuggire, ma vanno cambiate le regole. Bisogna riscrivere i trattati, trasferire le competenze dagli stati membri all’Unione.

E se non ce la faceste?
Intanto bisogna andare  alla battaglia. Questa è una battaglia che la sinistra italiana non ha combattuto. È un tema che prima delle elezioni va affrontato con coerenza.

Continuando a parlare di elezioni, un altro tema caldo è quello dei migranti. Qual è la posizione di Liberi e Uguali?
L’immigrazione, come il fisco, non è una competenza europea. Il potere decisionale è nelle mani degli stati membri. Quando parlo di riscrivere i trattati, una delle priorità assolute è dare alle istituzioni europee potere in materia di gestione dei processi immigratori.
Noi abbiamo bisogno dell’immigrazione, ce lo impone il calo demografico e negli anni a venire, sarà sempre più così.
Queste persone non vanno integrate, ma dobbiamo bilanciare il rispetto del paese che ospita con il rispetto delle abitudini delle persone ospitate. Penso a un mondo in cui più culture diverse convivono.

Un’impresa titanica. Da dove si comincia?
Ci vuole la capacità e la voglia di accogliere le persone che affrontano i percorsi migratori per sfuggire da morte e tiranni.

I governi Renzi e Gentiloni non hanno lesinato sforzi da questo punto di vista…
Le politiche del governo hanno risposto solo in parte a queste esigenze. Il rapporto con i paesi da cui partono i migranti è stato improntato a tenere là queste persone. Servono investimenti che aiutino questi paesi a crescere, anche per sfruttare le intelligenze che ritornano.

Queste sono politiche che richiedono tempo. Come lo spiegherete ai cittadini in campagna elettorale, mentre Salvini martellerà contro i migranti?
Va premesso che questa è la nostra linea politica. Non è che l’elettore immediatamente si fida. Devi darti un obiettivo, spiegare le ragioni e impegnarti con coerenza a praticarlo. La coerenza paga sempre nel lungo periodo.

E quale sarà il cuore del messaggio con cui cercherete di conquistare la fiducia degli elettori?
Vogliamo migliorare le condizioni di vita delle persone. Con una politica economica espansiva, che è possibile solo cambiando le regole in Europa e adottando delle politiche di sviluppo in Italia, rispettose dei diritti individuali e collettivi delle persone.
Se fai crescere l’economia, si sono più occasioni di lavoro, che devono avere, per quanto possibile, carattere stabile. Quando queste hanno carattere temporaneo, bisogna comunque consentire alle persone di reiterare la loro attività. E questo si può fare solo quando la domanda equivale all’offerta.

“Alleanze dopo il voto. Sì al confronto con M5S”. Parla Cofferati ultima modifica: 2017-12-15T15:54:24+01:00 da MATTEO ANGELI
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