Scordatevi la solita San Marco con Palazzo Ducale, dimenticatevi dei cavalli della Basilica che sembrano galoppare verso la piazza, toglietevi dalla testa la Venezia da cartolina e lasciate pure stare l’idea della laguna come non l’avete mai vista…
“Dream of Venice Architecture” è, dopo il primo volume, un altro punto di vista, diverso, su una Venezia splendida senza essere banale, vera senza pregiudizi, unica pur essendo di tutti.
Perché è proprio questo l’obiettivo di Bella Figura Publications:
Questa serie di libri sono la mia personale ricerca – dice JoAnn Locktov, editore – una investigazione quasi per aiutarci a capire e apprezzare Venezia. Questa città sta combattendo per sopravvivere. Sento come imperativo il tentativo di dimostrare la sua rilevanza nel nostro presente, il pericolo che non sia più vista come una città vitale. Ho realizzato questo secondo libro per dimostrare come Venezia sia nostra ispiratrice oggi, adesso. La sua magnificente architettura può avere radici nel passato, ma è certo che trascende le generazioni.
Locktov ha cominciato con “Dream of Venice”:
Gli scaffali della mia libreria straripavano di libri su Venezia. Ma quando ho visto le fotografie di Charles Christopher ho capito che possedeva una sensibilità unica. Non avevano nulla a che vedere con il cliché di Venezia, ma si avvicinavano a una visione più nascosta, più intima. Abbiamo deciso di implementare le sue immagini con le parole suggerite da scrittori contemporanei. Non ero interessata a uno sguardo nostalgico sul passato, piuttosto a scavare nel presente; dalla poetessa scrittrice americana Erica Jong fino ad arrivare al regista inglese Nicolas Roeg, abbiamo chiesto ai ‘venetofili’ di tutto il mondo un loro pensiero o commento sulla città.
È così nato il primo dream.
Col secondo volume l’immagine legata alle sensazioni letterarie si è focalizzata sull’architettura di Venezia, anche questa volta con un occhio mirato alle suggestioni della realtà.
Con JoAnn ci siamo conosciuti in un luogo assai particolare: la tomba Brion di Carlo Scarpa – racconta il fotografo Riccardo De Cal autore delle immagini -, in occasione di un incontro che ogni anno si tiene tra i più fedeli ‘scarpiani’ dal 1978, nell’anniversario della morte del Professore. JoAnn conosceva già il mio film, “Memoriae Causa”. Quando mi ha parlato del secondo libro della serie “Dream of Venice” ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda.
I testi a tema architettura ho fatto una ricerca a cerchi concentrici – spiega Locktov – un po’ come la cipolla di cui parla Richard Goy nell’introduzione al volume. Ho cominciato prima di tutto con quegli architetti che hanno costruito a Venezia: Tadao Ando, Annabelle Selldorf, Valeriano Pastor, Michele De Lucchi, Mario Botta. Poi ho fatto una ricerca su quegli architetti che hanno partecipato alla Biennale come Massimiliano Fuksas e TAMassociati. Riccardo De Cal ha dato altri suggerimenti favolosi, come Enrico Baleri e Shun Kanda. Ho inoltre messo a fuoco critici di architettura e scrittori, proprio come Richard Goy e Jonathan Glancey.
Da pressocché sempre conosco numerosi architetti che hanno a loro volta avuto una stretta relazione con la città, come Max Levy o Witold Rybczynski. Last but not least conoscevo già Guido Pietropoli grazie ai suoi splendidi testi su Carlo Scarpa. Guido è il solo ad aver dato un contributo per entrambi i libri.
Tra le testimonianze JoAnn ha coinvolto lo scrittore americano Guy Horton che non ha mai messo fisicamente piede a Venezia:
Il modo migliore per mostrarne la potenza – dice -. Questa città ha una straordinaria capacità di infiltrarsi nella nostra psiche, persino nelle persone che non ci sono mai state fisicamente. Volevo che questo libro mostrasse i diversi strati sulla conoscenza della città, senza alcun riguardo al fatto che si fosse visitata Venezia venti volte o nessuna. L’esperienza immaginifica della testimonianza di Guy aggiunge uno strato specifico alla ricerca.
È l’immagine che evoca il testo, oppure è il testo che suggerisce dove mirare l’obiettivo?
Sostanzialmente ho prima letto i testi e poi ho scattato le foto – spiega De Cal -. Era importante capire dapprima quali fossero i luoghi che ciascun autore del testo indicava, per poi re-interpretarli secondo una mia visione. È capitato in talune occasioni, quando l’autore parlava più genericamente della città, che alcuni scatti dapprima pensati per un testo, funzionassero meglio legati ad un altro: in quei casi non abbiamo esitato a seguire l’istinto.
Ogni commento riprende un luogo particolare di Venezia, evoca le linee architettoniche di un palazzo o il dettaglio di un luogo. Tutti spunti per vedere Venezia con altri occhi, ma soprattutto per “rileggerla” come è successo persino a De Cal, che racconta:
Il testo che più mi ha fatto riflettere, non necessariamente in relazione alla foto che ho scelto di abbinare, è stato quello di Massimiliano Fuksas: mi ha fatto pensare a Venezia da un punto di vista che non avevo mai considerato davvero prima, cioè quello geografico e paesaggistico, e inoltre cita un autore a me molto caro, Fernando Pessoa. Invece un luogo a cui sono legato in maniera particolare è la cripta della Chiesa di San Zaccaria: Quando la marea sale, la cripta si allaga, ogni giorno. Ricordo che questo fatto mi suggestionò notevolmente quando, ancora ragazzo, visitai la chiesa. La sensazione che tutte quelle colonne e quelle volte nascano dall’acqua, nel silenzio della cripta, è molto potente.
E altrettanto potente è ogni singola immagine scattata da De Cal. Venezia risulta puramente bella, senza ostentazione né artifici.
Tutto è apparentemente facile da fotografare a Venezia – racconta il fotografo -. Dico apparentemente, perché in realtà è l’opposto: tutto è veramente molto difficile da fotografare BENE a Venezia. Per fotografare bene, parlando soprattutto di architetture, intendo linee dritte, prospettive convincenti ma soprattutto non scadere nella banalità o nell’effetto cartolina. Ho preso il più possibile le distanze da tutto ciò che credevo di sapere e di aver già visto a Venezia, fin da bambino. Sicuramente posso affermare che se risulta facile c’è qualcosa che non va, oppure ci si ferma alla superficie.
Vincenzo Casali, architetto che lavora e vive a Venezia da oltre 35 anni, è uno dei 37 professionisti che hanno raccontato la loro architettura in laguna:
Un veneziano non deve mai dimenticare che Venezia gli sopravviverà – dice Casali – e che si rinnoverà prima di tutto diventando diversa dall’idea che ogni veneziano assegna alla sua propria Venezia, un feticcio che per fortuna non esiste nella realtà. Venezia, come tutti i luoghi, è mutevole e, a differenza di altri, è talmente ricca di energia da assorbire e trasformare il cambiamento. L’energia le viene dalla sua complessità anche antropologica, oltre che spaziale e architettonica.
Ricordo ancora la mia prima impressione, in visita da bambino: ero con i miei genitori e con mio nonno, che nonostante abitasse a Pavia, a causa della guerra, era un veneto di San Donà di Piave, e Venezia era la sua città: mi ricordo la sua impazienza di arrivare. C’era persino uno sciopero dei battelli e in alcuni casi ci spostammo con dei battelli guidati da personale dell’esercito italiano, dai soldati insomma. Venezia ha il pregio di essere rimasta uguale a se stessa. Il difetto più grande, che non è dovuto alla città ma ai tempi, è il flusso insostenibile di turisti cui è soggetta, e l’essere diventata solo una splendida scenografia e una città sostanzialmente morta,
si rammarica Casali.
Il mio rapporto con Venezia? Mi sento una turista riconoscente,
spiega con semplicità JoAnn che, pubblicato il secondo volume della serie Dream, è impegnata nella realizzazione del terzo, Black& White, ispirata dal lavoro di Gianni Berengo Gardin:
Mi sono innamorata del suo lavoro quando Brugnaro ha vietato la sua mostra “Venezia e le grandi navi” a Palazzo Ducale nel 2015. Lo conoscevo già, naturalmente ma non in modo specifico. Dopo la mostra che venne poi ospitata da Olivetti ho studiato le sue immagini. Ho sempre amato la fotografia in bianco e nero, per la sua onestà verace ed eleganza. Desidero che il terzo libro che riguardi Venezia, in questo suo momento di grande fragilità, sia senza la distrazione del colore, che racchiude proprio la filosofia di Berengo Gardin. A differenza delle prime due pubblicazioni, ognuna con un unico fotografo, ho deciso di fare un bando, in modo da far partecipare più fotografi guardando una Venezia attraverso occhi e cuori diversi.
Tiziano Scarpa sta scrivendo l’introduzione. Per ogni libro collaboro con una organizzazione senza fini di lucro. Per questo terzo libro sarà di sostegno Ikona Gallery di Živa Kraus. E verrà pubblicato per settembre 2018.
Intanto, Venezia continua a far sognare, attraverso i progetti di Scarpa, le architetture che si ammirano dai campi, i “ricami” dei balconi che si affacciano sulla laguna, e ad ogni immagine conferma di essere “una leggenda del presente”, come sottolinea JoAnne Locktov. Il nostro presente, la nostra leggenda.

JoAnn Locktov
(La serie dei volumi “Dream of Venice”, solo in lingua inglese, è distribuita da IGP in Nord America e Gazelle in Europa. I libri sono disponibili anche su Amazone, Book depository, ecc. E in diverse librerie, A Venezia sono disponibili al Q Shop della Querini Stampalia e alla Libreria Studium).

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