Ha lunghi riccioli d’oro la ragazza palestinese che, alcuni giorni fa, ha osato prendersela a mani nude con due soldati israeliani armati fino ai denti.
È così che, a soli sedici anni, Ahed Tamimi è già diventata un simbolo della resistenza palestinese, che ha ripreso vigore dopo la decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.
Il video in cui la giovane prende a calci e sberle due militari, intimandogli di allontanarsi dall’ingresso della casa della sua famiglia, ha fatto in pochi giorni il giro del web. I due soldati, consapevoli di essere filmati da un’altra ragazza, non hanno reagito, provocando reazioni contrastanti nell’opinione pubblica israeliana.
Tra i palestinesi, invece, Ahed è diventata subito un’eroina, protagonista di varie vignette che la ritraggono, ad esempio, in pose stile Giovanna d’Arco, mentre impugna la bandiera palestinese.
Non è la prima volta che la ragazza conquista gli onori della cronaca per i suoi gesti di protesta. Già nel 2015, ad esempio, aveva fatto notizia per aver morso la mano di un soldato che stava tenendo fermo il suo fratello minore, durante un tentativo di arresto.

Ahed morde la mano di un soldato
La stampa israeliana la accusa di essere una provocatrice di professione. Il padre Bassem nega questa interpretazione, e spiega che la figlia ha reagito con violenza alla presenza dei soldati israeliani perché, qualche minuto prima, questi avevano sparato a distanza ravvicinata dei proiettili di gomma contro Mohammend, il cugino di Ahed, provocandogli delle lesioni al cervello.
Pochi giorni dopo il fatto incriminato, le forze di polizia hanno fatto irruzione in casa Tamimi e hanno arrestato Ahed, che ora deve rispondere all’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale. La giovane è stata condotta, con le catene alle caviglie, davanti a un tribunale militare israeliano, dove il giudice ne ha ordinato la detenzione per altri cinque giorni.
Intanto in Israele si è alzato un polverone. Da una parte, c’è chi dice che i due soldati si sono comportati in modo professionale, non reagendo alle provocazioni della ragazza. Dall’altra, c’è chi lamenta di essersi sentito umiliato vedendo le forze dell’esercito di Israele prese a sberle da una ragazzina e che invoca, quindi, una ritorsione lontano dalle telecamere, contro Ahed.
La detenzione della ragazza ha, poi, attirato l’attenzione sulla questione dei minorenni palestinesi che ogni anno vengono arrestati dalle forze di polizia israeliane. Secondo un’associazione locale, la Defense for Children International-Palestine, da maggio sarebbero ben 331 i palestinesi con meno di diciott’anni incarcerati dalle autorità israeliane.
“Sii forte, sii forte” ha gridato Bassem, il padre ad Ahed, mentre questa si trovava di fronte al tribunale militare israeliano.
Speriamo che questa generazione sia più forte della nostra… e sia in grado di dar vita a una resistenza più seria per porre fine all’occupazione,
ha spiegato il padre della nuova eroina palestinese.
Lui sa bene cosa vuol dire essere rinchiusi in una prigione israeliana, avendoci passato più di quattro anni, sempre a causa delle proteste contro l’occupazione.
Il monologo del 3 marzo scorso, diventato virale sui social israeliani, del popolare comedian Assaf Harel che implora i suoi connazionali a svegliarsi e a sentire la puzza dell’apartheid che sta snaturando la loro società.

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