Stamattina a Radio anch’io, l’ultimo segmento della trasmissione era dedicato all’annuncio-choc del ritiro delle multinazionali farmaceutiche dalla ricerca sull’Alzheimer perché i risultati sono troppo deludenti.
Sono intervenuti i papaveroni, io ho mandato un’email alla trasmissione. Che cosa ho scritto? “Gli stolti cercano il rimedio, i lungimiranti cercano la causa”.
dice Piero Mozzi.
Anche noi abbiamo ascoltato la trasmissione e, per un parere “a caldo”, abbiamo subito cercato al telefono il dottor Mozzi, che da anni predica, inascoltato dall’establishment medico, il verbo del mangiare sano come unica via per vivere al meglio la vita che dobbiamo vivere e per scongiurare di finire vittime di malattie, anche terribili, come quelle degenerative del sistema nervoso. Mangiar sano, che significa innanzitutto eliminare il prima possibile, nella vita, il latte e i suoi derivati. Per certi soggetti, non farlo può anche portare a gravi patologie. Specie al giorno d’oggi, visto che se ne consuma in misura smodata.
Siamo a un livello, tra demenza e Alzheimer, di un milione e duecentomila persone. Dati impressionanti. Cosa ci vuole a capire che latte e derivati del latte sono tra le cause principali di questa degenerazione del sistema nervoso?,
dice il dottore conosciuto in Italia per la dieta del gruppo sanguigno.
Piero, ma la tua “pista” è presa in considerazione dalla medicina ufficiale?
No, non è proprio presa in considerazione. Perché non si cerca la causa. Si cercano solo i rimedi. Ma non si può assolutamente trovare un rimedio a una malattia degenerativa del sistema nervoso. Quando degenerano le cellule nervose, basta. Non le ricostruisci più.
E allora?
Bisogna piuttosto cercare di capire che cosa le fa degenerare. La nostra scommessa è questa.
La tua casistica conferma questa tua convinzione?
Ho visto tanti casi tosti, gente prima dei sessant’anni, con l’Alzheimer.
Mi fai qualche esempio?
Ti dico di un caso recente, qui, a Bobbio, di un signore, uno stangone di un metro e novanta, morto all’età di sessant’anni per Alzheimer. Cappuccino a colazione, yogurt a metà mattina o metà pomeriggio, ha fatto il grosso della vita da single, e i formaggi, per un single, sono la cosa più semplice per un pasto. I primi segnali c’erano già all’età di cinquantadue, cinquantantrè anni, poi non ne ha voluto sapere di cambiare rotta. E invece la signora Marina, un’insegnante alle elementari, aveva la madre ottantenne e un giorno mi chiama per dirmi che sua mamma aveva recuperato, nonostante l’età: via latte e latticini.
Ci sono sintomi iniziali, che suggeriscono di intervenire?
Certo, ci sono i primi sintomi.
Quali?
Quel signore di cui parlavo prima era un impiegato del comune di Bobbio e abbiamo condotto insieme delle battaglie per il fiume Trebbia e quando si facevano questi incontri pubblici, e lui interveniva spesso, aveva come dei mancamenti, a un certo punto parlava, e poi trascinava le parole, come un giradischi con la puntina sporca su un disco rigato, e poi riprendeva…
Si è abbassata l’età?
Come no, e di molto, un tempo era settanta, poi sessanta, cinquanta, quarant’anni, trent’anni.
Come il Parkinson.
Come il Parkinson, certo.
Ci sono oggi pure trentenni, quarantenni.
Che è il responsabile principale della degenerazione del sistema nervoso secondo la medicina ufficiale?
Mistero. Mistero assoluto.
Mai come in questa storia è importante la causa. La causa. La causa. La causa. Per le malattie degenerative del sistema nervoso, che sia Alzheimer, Parkinson, Sla, sclerosi multipla, Huntington, bisogna cercare la causa, inutile intervenire dopo.

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