Che cosa accade quando gli stessi partiti politici fabbricano le fake news? La risposta ce la fornisce Buzzfeed France. Il sito web di informazione è infatti entrato in possesso di alcuni documenti privati del Front National: email, tabelle excel, pdf. Una squadra di giornalisti ha poi verificato le informazioni pervenute e ne sono state tratte alcune inchieste, che svelano il funzionamento della macchina delle fake news del partito di Marine Le Pen durante la campagna elettorale per le presidenziali e le legislative.
È un salto di qualità nella relazione tra movimenti politici e fake news. Se prima alcuni partiti si limitavano a diffonderle, l’inchiesta di Buzzfeed ci dimostra che esiste anche una struttura interna ai partiti che le crea.
Il falso video anonimo
Il Front National è accusato di aver creato delle notizie false per danneggiare gli avversari politici, in particolare Emmanuel Macron.
Il 16 marzo 2017, David Rachline, il direttore della campagna elettorale di Marine Le Pen, pubblica su Twitter un video. Nel video c’è un uomo di spalle che, nell’ombra e con la voce camuffata, dice di essere un collaboratore di Delphine Ernotte, la presidente di France télévision, la televisione pubblica francese. Questo sedicente collaboratore afferma che Ernotte sia stata nominata da François Hollande alla testa di France télévision con il solo obiettivo di far vincere Emmanuel Macron.
Del video si occupa qualche trasmissione giornalistica nazionale e scatta l’indignazione generale del Front National contro il “complotto”. Ma la vicenda si complica.
È infatti lo stesso direttore della campagna che aveva pubblicato il video a mettere in dubbio la serietà della testimonianza anonima. Rachline attacca quindi la facilità con cui la televisione pubblica francese assume il personale.
Nel frattempo però pubblica il video sui social.
In Facebook viene condiviso da più di centotrentamila persone in breve tempo e su Twitter l’hashtag #Ernottegate è all’origine di più di ottomila tweet in qualche giorno.
L’inchiesta di Buzzfeed afferma che in realtà la creazione della notizia falsa, la sua diffusione e la reazione indignata di Rachline facessero pare di una sceneggiatura organizzata dal Front National stesso.
Secondo Buzzfeed, l’uomo che appare sullo schermo è Christophe Boucher, amico ventennale di Marine Le Pen. L’operazione sarebbe stata organizzata da Philippe Vardon, responsabile dell’ufficio “idee-immagini” del Fn, e Damien Philippot, responsabile comunicazione del partito e fratello di Florian, all’epoca numero due del Front National e stratega della de-demonizzazione.
Il Front National nega. Ma qualche giorno fa Rachline smentisce il Front National, nell’intento di difenderlo. E pubblica su Twitter un commento, che lo inchioda:
[…] pensavo che tutti avessero capito che si trattava di una parodia […].
“Non abbiamo nulla da perdere”
L’Ernottegate fa parte di una strategia per far perdere credibilità a Macron e spingere le persone verso l’astensione. Sono alcuni dei documenti stessi del Front National ad affermarlo.
Nelle inchieste successive, Buzzfeed pubblica infatti una nota di Florian Philippot per Marine Le Pen, in occasione del dibattito presidenziale tra la candidata frontista ed Emmanuel Macron.
La nota dice:
Non abbiamo nulla da perdere. L’obiettivo non è di guadagnare credibilità. Non riusciremo mai a correggere questa mancanza, soprattutto davanti a lui (Macron, ndr) che conosce perfettamente tutti gli argomenti del sistema. L’obiettivo è di degradare l’immagine di Macron, cercare di fargli perdere di credibilità, per spingere le persone verso l’astensione.
Come degradarne l’immagine? Si deve alimentare il disgusto per la politica.
Ci pensa ancora una volta Philippe Vardon. Che fornisce una nota a Marine Le Pen, nella quale si suggerisce di utilizzare la falsa notizia del conto offshore alla Bahamas di Emmanuel Macron. E durante il dibattito Marine Le Pen non si tratterà dall’utilizzarla (la vicenda avrà poi degli strascichi giudiziari perché Macron la accuserà di diffamazione).
In questo caso la notizia falsa non la produce tuttavia il Front National. La storia dei conti alla Bahamas di Macron comincia col sito complottista Desobedientmedia, che pubblica dei documenti che vengono subito giudicati come falsi dalla stampa: la firma sui documenti in particolare non corrisponde a quella di Macron.
Non si sa chi abbia prodotto questi documenti, ma l’obiettivo è esplicitato dal sito stesso che li pubblica: imporre l’hashtag #MacronCacheCash (Macron nasconde i soldi, ndr) durante il dibattito per il ballottaggio e scoraggiare i francesi a votare per il leader di En Marche, spingendoli all’astensione.
Sono poi i profili social e i cyber militanti del Front National a diffondere i falsi documenti e a coordinare gli attacchi, secondo, questa volta, un’inchiesta di HuffPost France.
Chi c’è all’origine dei documenti falsi? Non si sa. Ma una ricerca successiva afferma che la notizia è stata diffusa ampiamente dai social della propaganda russa. E rilanciata dagli account social americani pro-Trump, per contare sull’effetto “mattiniero” in Francia dei tweet pubblicati negli Stati Uniti.
I test antidroga
L’ultima inchiesta pubblicata riguarda il tentativo di imporre ai candidati alle presidenziali un test antidroga. Sono sempre Vardon e Damien Philippot gli autori. La loro idea è di inviare una mail anonima alle associazioni che si battono contro le droga per spingerle a chiedere pubblicamente che i candidati si sottopongano a questo test.
L’obiettivo è di ricevere un rifiuto dai candidati e in particolare da Macron, per poi poterne mettere in dubbio la credibilità. Le associazioni ricevono questa mail, a firma Étienne Aldobrandi, ma, come raccontano ai giornalisti di Buzzfeed, la cestinano, poiché, salvo il mittente, essenzialmente anonima.
È Damien Philippot che, nel tentativo di allontanare da sé qualsiasi responsabilità, attribuisce l’account “Étienne Aldobrandi” ad una mail utilizzata da più persone del Front National. Con quale scopo, ora appare più chiaro.
Le inchieste di Buzzfeed proseguono e promettono altre rivelazioni sulle modalità di condurre le campagne elettorali nell’epoca dei social. Non è la prima volta che Buzzfeed conduce queste inchieste sui partiti populisti europei.
Lo aveva già fatto col Movimento Cinque Stelle, che Buzzfeed accusava di essere il primo diffusore di notizie false e della propaganda russa, attraverso una rete di siti falsi riconducibili al movimento di Beppe Grillo (“TzeTze”, “W iI M5S”, “Perché votare Movimento 5 Stelle”, “La Cosa”, “La Fucina”). Ipotesi che anche l’ex vice presidente Joe Biden ha sostenuto.
In Francia comunque si corre ai ripari. Alla stampa il presidente Macron ha detto di voler approvare al più presto una legge anti-fake news, in modo che possa essere applicata prima delle elezioni europee del 2019.

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