A ytali. è arrivata copia della bozza di un “memo” dal titolo “Parlando con loro” focalizzato sul successo dei Cinque Stelle, una sorta di “decalogo” dei motivi per cui ci si è orientati/ci si orienta verso il partito di Grillo. Il testo è la sintesi di una ricerca basata su una serie di interviste qualitative/in profondità condotte (da un sociologo) prima e/o dopo le ultime votazioni con diversi elettori Cinque Stelle.
Considerandolo un documento d’indubbio interesse e utilità, lo proponiamo ai nostri lettori, pur trattandosi di una bozza informale della quale non conosciamo la provenienza.*
“PARLANDO CON LORO”
ovvero:
“Perché ho votato i Cinque Stelle”
Una nuova idea di democrazia
I 5 stelle propongono, in questa epoca di asfittici progetti e di rassegnato ripiegamento sull’esistente, una “visione”: una gestione realmente democratica dello stato, realizzata senza la mediazione interessata di autoreferenziali strutture partitiche.
L’individuo, il singolo, la persona in quanto tale acquisisce una reale centralità sulla scena della polis: attraverso la rete – strumento oggettivo, metafora di equivalenza, spazio di identità e appartenenza, garanzia di democraticità – io cesso di essere solo un semplice elettore (da “sedurre” ogni tot anni, per poi dimenticarsene) per acquisire a tutti gli effetti lo status di cittadino attivo. Di (co)protagonista del proprio/del nostro presente e futuro
Il rapporto tra persona/cittadino e forze politiche si sottrae quindi alla logica “genitoriale” e paternalistica che caratterizza l’attuale relazione tra individuo e forze politiche (il partito, specie a sinistra, “sa” qual è il bene, ha la visione del presente e del futuro… e chiede al cittadino di affidarsi, di delegare, senza riconoscergli però la possibilità – a votazioni terminate – di poter intervenire, avere un ruolo. I politici: chierici che dicono di pensare e scegliere per me. Presumendo di sapere sempre quale sia il mio bene). Con i Cinque Stelle invece la delega agli eletti non è più totale: so/posso sapere cosa fanno; posso contribuire a influire su ciò che fanno.
Non è più irreversibile: posso contribuire a eliminare chi non s’attiene ai principi ispiratori del movimento.
Nell’impostazione dei Cinque Stelle lo stato – e per lui il Movimento – si pone autenticamente al servizio dei cittadini. Non solo a parole, ma soprattutto nei fatti (nelle scelte) e nei comportamenti (nel modo di agire e di gestire la cosa pubblica e di rapportarsi a ogni cittadino)
L’orgoglio dell’ingenuità
I Cinque Stelle (e i loro elettori) sono ingenui (e degli ingenui hanno però la forza irresistibile: “Non sapevano che la cosa era impossibile: quindi la fecero”): sanno, pensano che un cambiamento è possibile, che il degrado – non solo economico ma etico, politico, amministrativo e sociale del nostro paese – può essere contenuto e forse ricondotto anche abbastanza rapidamente entro limiti accettabili, fisiologici. Non è detto cioè che ci si debba lasciare imbrigliare nella “ragnatela” della realtà attuale.
La loro ingenuità non è però una naiveté su cui poter sorridere con sufficienza: è piuttosto consapevolezza del fatto che l’innegabile complessità dei problemi italiani è drammaticamente acuita (per molti di loro causata) dall’inettitudine dolosa delle forze politiche chiamate a gestirli. La loro “certezza”: la sostituzione di quelle forze politiche è condizione necessaria – ancorché non per tutti sufficiente – per quanto meno iniziare a gestire più correttamente (etica) e funzionalmente (efficacia) la drammatica situazione italiana.
L’incompetenza come risorsa e opportunità
L’incompetenza dei rappresentati eletti non è pertanto solo un handicap: è al contrario “rovesciata” in positivo nella misura in cui si ritiene che essa consenta approcci nuovi, diversi, originali, sponatenei (anche se naif) ai problemi. Approcci che comunque emergono dalla visione che delle cose si ha “dal basso”.
In ogni caso, si ha la certezza che sia comunque impossibile fare peggio di quanto hanno fatto finora i cosiddetti politici esperti.
Sono visionari, senza però essere né messianici né utopici: un mondo/una società migliore è possibile fin da subito. Senza dover aspettare l’uomo del destino; o la catastrofe, l’apocalisse che tutto distrugga perché tutto possa rinascere. Non è vero che la realtà e la natura delle cose, delle persone, delle istituzioni siano immutabili, che vi sia una sorta di condanna biblica all’eterno ripetersi. L’agire politico dei Cinque Stelle interessa/riguarda “qui e ora” (la nostra quotidianità) e non un lontano e mitizzato “altrove” (spaziale e temporale).
La loro è un’etica senza ideologie. Non guardano alla realtà né da destra né da sinistra; né dall’alto della storia (del passato e/o del futuro), ma dal “basso” della quotidianità. E la vedono – e la leggono – irradiata dalla luminosità dei loro valori: trasparenza, correttezza, partecipazione attiva e diretta dei cittadini, decisioni “dal basso”. Il confronto politico tra le diverse componenti della società viene “risolto” e per certi versi dissolto in/dalla rete: niente più inciuci, meline, compromessi al ribasso. La rete (dunque la “gente” vera, normale) consente a tutti di sapere/capire e quindi di decide – democraticamente – votando tramite la rete stessa. In un regime sostanzialmente ed eternamente, democraticamente referendario
Visionari ma non utopici o ideologici
L’importanza dell’etica
L’etica è assunta come indispensabile pre-requisito per l’efficacia. Senza etica la corruzione dilaga, l’interesse del politico o amministratore pubblico può facilmente – e purtroppo realmente – diventare il solo obiettivo perseguito. I Cinque Stelle rassicurano proprio per il loro insistere (con enfasi giacobina) sull’obbligo di correttezza e trasparenza per tutti i propri esponenti: la loro (a volte anche isterica) “purezza” – e il controllo esercitato su tutti i membri attivi del movimento – rassicura sul carattere disinteressato del loro “fare politica”. “Io” mi posso quindi fidare di loro, mi posso affidare a loro: applicano realmente, senza l’ipocrisia di quasi tutti i politici di professione, i principi in cui credono. Non sono per loro solo flatus voci.
Democratici, non populisti
I Cinque Stelle si rivolgono direttamente alla “gente”, alle persone, bypassando le tradizionali agenzie di formazione delle opinioni: ma non per strumentalizzarne le paure, per proporre un’idea minacciosa del mondo “esterno”, per progettare (cfr i populismi dilaganti in Europa ed in Italia) muri, chiusure, ripiegamento sulla propria storia, sulla propria tradizione e cultura.
Non vi è nelle loro file un leader (neppure il focoso e irruento Grillo) che faccia appello agli istinti più violenti e aggressivi della collettività per ottenerne una regressiva, viscerale e acritica adesione al fine di raggiungere un potere personale. Al contrario, la relazione tra rappresentanti del movimento e tutti i cittadini/e membri del movimento stesso è basata sulla trasparenza, sulla consapevolezza, sulla onestà e sulla personale responsabilità dei rappresentati – di qualunque livello – del Movimento: basi su cui coinvolgere tutti in un progetto di ristrutturazione etica ed efficiente dello stato italiano, nell’interesse di assolutamente tutti i cittadini.
Diretti, franchi, determinati: non violenti
I Cinque Stelle contrappongono – con appassionata aggressività – la loro franchezza e la loro chiarezza alla fumosa inconcludenza delle cose e del linguaggio dei nostri politici; l’autenticità delle cose – dei problemi e dei malanni – alla retorica strumentale, vuota e ipocrita (una vera e propria cortina fumogena) dei valori, dei principi.
Chiamano per nome la realtà: sì che tutti possano vedere, sapere, capire e giudicare: per poi scegliere. Guardano la realtà con gli occhi ingenui – ma puri – del bambino della favola del re nudo. Nel loro dire la verità “autentica” prende il posto dell’artificiosa e retorica narrazione che su di essa fanno tutti i politici cercando di sedurre le persone.
I Cinque Stelle usano il linguaggio e a volte la stessa brutalità/volgarità dell’uomo della strada: parlano “come me” perché vedono le cose come le vedo io e mi confermano che la mia visione delle cose è quella autentica e mi offrono un gratificante riscatto: non sono (più) io a essere o dovermi sentire inadeguato/sbagliato, ma “loro” (i politici).
Sono nuovi, diversi
Hanno uno sguardo diretto, libero , “fresco” e al tempo stesso intransigente e onesto sulla società e sulla politica italiane di oggi. Uno sguardo così libero da apparire velleitario: ma proprio in questa sua ingenuità risulta del tutto sintonico con la percezione che delle cose hanno le persone “comuni”.
È questa la loro principale diversità. E di chi li vota. Individuano il malessere, le disfunzioni e i problemi là dove nessuna forza politica ha finora saputo e voluto fare: in loro stesse e nella loro paralizzante e parassitaria appropriazione dello stato. Il Movimento ha il coraggio, la forza, la determinazione, il rigore, la coerenza e la lucidità necessarie per trasformare un disgregato insieme di mugugni individuali in un progetto di rinascita complessiva dello stato. Senza più compromessi.
Sono contemporanei
I Cinque Stelle non sono un partito tradizionale. La loro peculiarità, la loro “alterità” e la loro “modernità” e contemporaneità rispetto ai partiti tradizionali poggiano sul fatto che non si fanno carico in modo prioritario di specifiche istanze economico-sociali che riguardino specifichi gruppi/fasce sociali e di puntuali “progetti” e obiettivi, ma intendono farsi carico dei mille, profondi lacci e lacciuoli (politici, normativi, amministrativi; etici e operativi…) che paralizzano e distorcono nella sua interezza il funzionamento della “cosa pubblica”. E che sono all’origine delle innumerevoli disparità, storture e disfunzionalità che rendono il nostro paese sempre meno equo, sempre più corrotto, povero, invivibile.
Hanno “appoggiato” e veicolato il loro discorso politico sul web e sul più attuale, dinamico e soprattutto interattivo dei media. Stravolgendo – per primi – il linguaggio della politica, e rendendo ogni cittadino vero protagonista e non più semplice comparsa della politica stessa. E in tal modo rafforzando la presa sui giovani: a cui hanno non solo offerto un modello non ottocentesco ma attuale, dinamico e stimolante di azione politica; ma anche un medium e un relativo linguaggio profondamente e definitivamente iscritti nelle loro pratiche quotidiane
Sono di sinistra
Hanno a cuore l’interesse autentico dello stato. Per il bene di tutti i cittadini. Senza alcun cedimento verso interessi di parte o logiche spartitorie. La loro visione etica del modo di essere e agire delle istituzioni e delle amministrazioni tutte è assunta come il presupposto di una assoluta e reale equivalenza di tutti i cittadini di fronte allo stato; e di un’effettiva efficacia di ogni atto delle amministrazioni e dei governi, nel solo e assoluto interesse del singolo e della/delle collettività tutte.
*Dopo la sconfitta del Pd e di Renzi alle elezioni amministrative del giugno 2016, la nostra rivista pubblicò il testo che avete appena letto. Era diretto a Matteo Renzi perché riflettesse sulle ragioni della batosta e sul perché quelle stesse ragioni – la non conoscenza dell’avversario – si sarebbero ripresentate al prossimo voto (come poi anche il referendum costituzionale avrebbe messo in evidenza e oggi di nuovo accade). Fu un’idea del nostro compianto Carlo Santucci, sondaggista ed esperto di focus group nel campo del marketing, ma anche un acuto e non convenzionale osservatore della realtà politica. Poteva essere un fake text, anzi lo era, ma poco importa, perché – specie rileggendolo a distanza – si rivela un documento comunque di grande lucidità e utilità che coglieva nel segno. Ancora attualissimo. Che vale la pena rileggere (g. m.).

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