Emma, un voto che divide

Può piacere o non piacere, ma Bonino è considerata una possibile opzione da un'area di scontenti. Ma se osi dirlo ti coprono di contumelie
ALDO GARZIA
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In questa campagna elettorale, Emma Bonino fa problema e divide. Ho avuto l’ardire di annotare su Facebook senza grandi discorsi – appunto in stile Facebook – che molti amici e compagni si orientano a votare la lista +Europa o per disperazione (scarsa attrattiva dei candidati di Liberi e uguali e del Pd) o per riconoscimento delle doti dell’indomita militante radicale. Per molti, in definitiva, si tratterebbe di un voto più di stima per una limpida biografia (nel 1976 la prima elezione a Montecitorio e poi tante battaglie sbagliate e giuste) che un voto convintamente politico: una sorta di meno peggio. Non credo di essere l’unico ad annusare nell’aria questa tentazione che si aggira tra l’elettorato progressista.

Il mio vicino di casa Emanuele Macaluso, dirigente comunista di lungo corso, ex direttore de l’Unità, l’ha finanche scritto. Altri amici e compagni, di questa eventualità fanno argomento di confronto delle loro animate conversazioni all’ora dell’aperitivo.
Non pensavo che alzare il velo sul possibile voto a Bonino fosse così scandaloso: alcune centinaia di reazioni, molti insulti (a lei e a me), tanti che ne hanno ricordato giustamente il pedigree liberista e non di sinistra doc oltre al suo essere filo Stati Uniti e filo Israele.

Altri hanno scritto che votare Bonino equivale a votare Renzi, visto l’apparentamento tra le due liste. Tutte cose vere. Eppure il problema esiste. Non penso affatto di essermelo inventato. Ieri un autorevole dirigente della Cgil, tra gli altri, mi ha confessato che potrebbe votare Bonino. Lo stesso mi dicono pure alcuni colleghi giornalisti. Vedremo se alla tentazione seguiranno i voti.

Queste indecisioni di voto non devono scandalizzare. I candidati di Pd e Liberi e uguali, dopo anni di litanie su “primarie” e “centralità dei territori”, sono stati scelti con metodi insoddisfacenti e poco partecipati: lo denunciano gli stessi militanti di quelle organizzazioni (chissà se erano possibili modalità diverse).

Fa eccezione forse Potere al popolo, anche se in caso di quorum del tre per cento sarebbero eletti innanzitutto i segretari di Rifondazione comunista e del Pci (ex Pdci).

Tavoli di +Europa a Milano

Insoddisfazioni e mal di pancia non sono quindi un’invenzione polemica, per non parlare delle prospettive non chiare del dopo voto per Pd e Liberi e uguali (unità nazionale? governo del presidente? governo con i 5 Stelle? opposizione?). Può piacere o non piacere, ma Emma Bonino – per la sua storia di condottiera dei diritti civili e per altro ancora – è considerata una possibile opzione di voto da una area di scontenti. Lei gode inoltre di rispetto a sinistra e pure da parte degli avversari per la propria non banale statura politica e di esperta di questioni internazionali. C’è in aggiunta la solidarietà per il modo coraggioso con cui ha affrontato la malattia che l’ha colpita. Ed è certo, infine, che l’abbinamento della lista Più Europa con quella del Pd è una furbata renziana per attrarre elettori poco convinti. Se inoltre Bonino non raggiungesse il quorum, i voti acquisiti verrebbero sommati a quelli piddini non andando dispersi.

Ciò che tuttavia colpisce delle reazioni alle poche righe su Facebook che segnalavano il “problema Bonino” è la violenza delle riaffermazioni identitarie degli intervenuti, con poca voglia di confrontarsi e di portare motivazioni articolate a suffragio delle proprie scelte: c’è un’area in cerca di rassicurazioni non di dubbi.

Certo, stiamo parlando di un linguaggio da social che per sua natura non sviluppa pensieri meditati ma offre spunti e suggestioni, oltre che test su sensibilità e umori. Per questo, però, navigare su Facebook e Twitter è utile.

Emma, un voto che divide ultima modifica: 2018-02-02T18:14:54+01:00 da ALDO GARZIA
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