La Spd è un partito nobilissimo, con più di centocinquant’anni di storia, che ha un passato fantastico, ma che non sa quale sarà il suo futuro.
Una vita nella Spd, Birgit M. Kraatz ha assistito in prima fila ai trionfi e alle sconfitte che hanno segnato gli ultimi cinquant’anni di storia del più vecchio partito tedesco. Ma, una situazione come quella di oggi, l’autrice del libro intervista con Willy Brandt “Non siano nati eroi” non l’aveva mai vista. Pochi giorni dopo l’annuncio dell’accordo di governo, Martin Schulz, presidente del partito, si è fatto da parte. E intanto il leader della sezione giovanile trama per far fallire l’intesa e stroncare sul nascere la nuova grande coalizione.
Con l’ex corrispondente in Italia di Stern, ZDF e Der Spiegel abbiamo fatto il punto su una crisi che rischia di arrivare fino alla cancelliera.

Horst Seehofer (Csu), Angela Merkel (Cdu) e Martin Schulz (Spd), 12.01.18
Birgit Kraatz, che aria si respira in questi giorni in Germania?
Qui è il finimondo. La Spd è in preda a una crisi autodistruttiva e anche nella Cdu c’è un terremoto in corso. Da quando mi occupo di politica non ricordo una situazione di questo genere.
Come si è arrivati a questo punto?
Per capire la situazione, bisogna partire dall’accordo di governo annunciato mercoledì scorso. Un enorme trionfo per i socialdemocratici, che però la Spd è riuscita a capovolgere in sole ventiquattro ore.
Perché l’accordo di coalizione è stato un successo per la Spd?
La Spd ha negoziato con una durezza incredibile, tanto che adesso la base della Cdu accusa Angela Merkel di essersi lasciata ricattare dai socialdemocratici.
Addirittura “ricattare”?
Sì, Merkel era in difficoltà avendo già perso due mesi in trattative per tentare di formare la cosiddetta coalizione Giamaica, con i liberali che a un certo punto si sono sfilati. A quel punto la Spd non era disposta a negoziare con la Cdu e solo con l’intervento del presidente della repubblica, Frank-Walter Steinmeier, socialdemocratico, ha cambiato idea. Martin Schulz ha accettato allora di sedersi al tavolo delle trattative e in due settimane è riuscito a ottenere i sei ministeri più importanti (esteri, finanze, lavoro, famiglia, giustizia e ambiente, ndr). Per questo la base della Cdu è furibonda con Merkel per quello che ha concesso.
Ma perché Merkel ha fatto queste concessioni?
Perché se la Spd avesse detto di “no” si sarebbe andati dritti a nuove elezioni.
Come ha fatto la Spd a ribaltare questo grande successo?
Quando mercoledì scorso Schulz ha annunciato in modo trionfale che il contratto di governo portava nel suo contenuto la chiara firma socialdemocratica – si pensi, ad esempio, agli undici miliardi in più solo nell’educazione, ad altri miliardi nella sanità e ai sei ministeri più importanti – ha anche detto che lui sarebbe entrato nel governo Merkel come ministro degli esteri.
Cosa c’è di male in tutto questo?
Dicendo che sarebbe entrato nel governo, Schulz è venuto meno alla parola che aveva dato in settembre, immediatamente dopo le elezioni, quando, commentando il risultato più basso mai ottenuto dalla Spd – che è, ovviamente, sua responsabilità – dichiarò che non avrebbe mai fatto parte di un gabinetto guidato da Angela Merkel.

Sigmar Gabriel
Qual è stata la reazione del partito?
Dopo l’annuncio di Schulz, nella Spd è scoppiato il finimondo. Le sezioni regionali, in particolare quelle dei Länder più grandi, hanno alzato la voce gridando allo scandalo. L’attuale ministro degli esteri, Sigmar Gabriel, vedendosi sottrarre il posto da Schulz, che, tra l’altro, aveva lui stesso indicato per la sua successione al ruolo di presidente del partito lo scorso gennaio, ha concesso un’intervista in cui si è lamentato di come lo stile nella Spd sia caduto in basso e non si rispetti più la parola data.
Il resto è ormai storia…
Schulz, soprattutto di fronte alla protesta del partito, ha rinunciato ufficialmente alla carica di ministro degli esteri, spiegando di non voler mettere in pericolo il sostegno del partito all’accordo di governo.
Che ne sarà di Schulz?
La cosa tragica per lui è che, dodici ore prima di rinunciare agli esteri, ha proposto Andrea Nahles come nuovo presidente del partito, in un modo peraltro garibaldino e improvvisato, dato che di solito questo incarico deve essere votato dal congresso del partito. Insomma, Schulz è uno sconfitto: non è più presidente della Spd e non sarà ministro degli esteri e tutto è successo in quarantotto ore.
Come si spiega questa parabola?
Schulz al congresso dello scorso gennaio aveva tutto il partito dietro di sé, che lo nominò alla sua guida con uno storico cento per cento dei voti. In un anno, questo consenso è stato sperperato. Io i miei dubbi ce li avevo già da allora: Come fa un uomo che ha passato gli ultimi vent’anni a Bruxelles al vertice del parlamento europeo a infilarsi alla testa di un partito complicato come la Spd? Schulz, anche se come uomo è stimato, a Berlino è rimasto un straniero.
Quindi tornerà in Europa? Commissario europeo nel 2019?
Innanzitutto, resta ancora da vedere se il 2 di marzo la base del partito voterà l’accordo di governo…
Intanto rischia anche Merkel?
Il dramma della Spd copre, in parte, quello che non è ancora scoppiato in maniera così evidente all’interno della Cdu. Particolare peso viene dato al fatto che Merkel ha concesso alla Spd il ministero delle finanze, considerato, accanto alla cancelleria, il ministero più importante di tutto il gabinetto. Un altro ministero importante, poi, quello dell’interno, Merkel lo ha concesso al presidente della Csu, Horst Seehofer, nonostante questo si sia permesso di umiliarla sulla pubblica scena, con i mass media presenti, dopo che è scoppiata la crisi dei rifugiati.
Alla Cdu quindi solo le briciole?
I ministeri che spettano alla Cdu sono secondari. Merkel è considerata così considerevolmente indebolita che si è cominciato a parlare di un suo tramonto. C’è addirittura chi dice che questo governo non arriverà alla fine.
Torniamo alla Spd. Ora che Schulz è fuori, Sigmar Gabriel può tenersi il ministero degli esteri?
Non è detto. Gabriel con questa intervista contro Schulz ha di fatto messo sotto accusa i vertici del partito. Potrebbe essere punito per questa mossa.

Andrea Nahles, Malu Dreyer, Manuela Schwesig
Ma chi è allora che ora ha in mano le redini della Spd?
Le donne. Ci sono tre donne che hanno gestito le trattative per l’accordo di governo: si tratta di Andrea Nahles, nuovo presidente del partito al posto di Schulz, Manuela Schwesig, ministro presidente del Meclemburgo-Pomerania Anteriore, e Malu Dreyer. Ci sono loro dietro all’accordo di governo e si dice che abbiano trattato con durezza e tenacia.
Che tipo è Andrea Nahles?
Andrea Nahles era un personaggio alla sinistra della Spd, che si è comportata molto bene come ministro del lavoro e degli affari sociali nell’ultima legislatura. Negli anni è stata brava a smussare i difetti legati alla sua personalità: era un po’ scorbutica e ruvida, mente adesso ha l’autorità di una statista abile e capace. Tutti sono entusiasti che alla fine sia lei a gestire il partito. Toccherà a lei metterlo a posto, in tandem con Olaf Scholz (che si dice potrebbe diventare ministro delle finanze, ndr). Sono tutti e due molto pragmatici, non sono capricciosi…
Ma…?
Ma al partito mancheranno personaggi come l’ex ministero delle finanze, Peer Steinbrück, che si è ritirato dalla politica, e mancherà anche Sigmar Gabriel che è tuttora non solo il ministro più popolare, ma è considerato anche colui con il temperamento politico più abile nella Spd.
Ci parli di Olaf Scholz…
Scholz non è una persona carismatica, però è comunque un ottimo politico. Viene da un ambiente modesto, di professione è avvocato e può vantare una carriera di prestigio nel partito. È stato dal 2007 al 2009 ministro del lavoro e degli affari sociali. Dal 2011 è il sindaco di Amburgo. Dal punto di vista della gestione delle questioni finanziarie, Scholz è considerato come capace di gestire questo difficile dicastero.
Sarà una rivoluzione rispetto al suo predecessore, il cristiano democratico Wolfgang Schäuble?
Sarà sicuramente un cambio di politica. I paesi del Sud Europa, come Grecia e Italia, potranno contare su una maggiore comprensione. Però, ovviamente, dovranno sempre rispettare le regole.
Questi sono comunque discorsi prematuri. Non è ancora del tutto certo che il nuovo governo Merkel veda la luce…
Esatto. Il finimondo di questi giorni è una minaccia all’accordo di governo, vera vittoria della Spd, che è stata capace di influenzarne in maniera decisiva i contenuti.
Perché l’accordo è a rischio?
Per essere valido deve essere votato dalla base della Spd. Il voto è previsto per il 2 marzo. Solo allora, in caso di voto positivo, potrà iniziare il nuovo governo Merkel.

Kevin Kühnert
C’è il rischio che la base voti contro?
Il problema sono gli Jusos, la sezione giovanile della Spd. Il loro leader, Kevin Kühnert, sta facendo campagna contro la nuova grande coalizione. Quel che è peggio, ha fatto un appello ai giovani tedeschi per iscriversi al partito solo per votare contro l’accordo. Questa è un’azione che lo squalifica completamente come politico. Anche Schulz, poi, ha le sue colpe, dato che ha permesso che questi ultimi inscritti, si parla di ventiquattromila, possano partecipare al voto del 2 marzo.
Se l’accordo viene bocciato e si convocano nuove elezioni, questa volta come andrà per la Spd?
Se si va a nuove elezioni, la Spd questa volta andrà a casa e anche per la Cdu non si metterà tanto bene. La gente è ormai stufa di questo spettacolo decadente della politica, che per la Germania non ha precedenti, almeno per quanto riguarda lo stile di fare politica.

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