Immigrazione. Cosa dicono davvero i partiti

Abbiamo letto e confrontato tra loro le proposte delle forze politiche e dei loro dirigenti sul tema più caldo della campagna elettorale.
MARCO MICHIELI
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Abbiamo esaminato i programmi dei maggiori partiti che si candidano alla guida del paese, iniziando con le proposte in materia di politiche per l’immigrazione. Il tema è centrale nella campagna elettorale, come la cronaca quotidiana ci dimostra.

Sono state prese in considerazione cinque tematiche:

1. regolazione dei flussi
2. contrasto dell’immigrazione irregolare
3. politiche di asilo
4. cooperazione internazionale
5. politiche per l’integrazione

Abbiamo ricercato le proposte politiche rispetto a questi temi nei programmi elettorali e, quando il programma nulla diceva, nelle dichiarazioni dei leader.

Molto spesso si trattava di punti programmatici così vaghi da poter essere interpretati in vario modo. In altri casi si trattava di semplici affermazioni, che non spiegavano né tempi né modi per realizzare quelle proposte.

D’altra parte la richiesta di maggiore chiarezza dovrebbe arrivare dalla stampa e dai cittadini.

Regolazione dei flussi

Dal 1998 il decreto flussi pianifica gli ingressi di immigrati per motivi di lavoro attraverso un sistema di quote. La legge Bossi-Fini (2002) invece definisce le disposizioni circa la disciplina dell’immigrazione. Secondo l’attuale normativa, solo gli stranieri in possesso di un contratto di lavoro possono ottenere un regolare permesso di soggiorno.

Stima della presenza straniera in Italia, per status giuridico-amministrativo della presenza (Fonte: Fondazione Ismu)

Circa un milione e mezzo di lavoratori stranieri sono entrati in questi vent’anni (lavoce.info). A questi va aggiunto poi un altro milione di immigrati regolarizzati nelle diverse e puntuali sanatorie (la più grande è del 2003). Lo stato infatti ha sempre previsto delle quote di ingresso molto prudenti, che finivano per essere stravolte dalla domanda del mercato del lavoro. Pertanto le sanatorie hanno autorizzato i datori di lavoro a formalizzare l’impiego di immigrati che si trovavano già sul territorio italiano.

La legge Bossi-Fini a quattordici anni di distanza rimane quindi al centro del dibattito. Vediamo le posizioni dei partiti.

Abrogazione
Liberi e Uguali e Potere al Popolo propongono l’abolizione della legge. Ne criticano in particolare il vincolo tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro.

Superamento della legge Bossi-Fini
Partito democratico, Movimento Cinque Stelle e Più Europa propongono il superamento della Bossi-Fini. Ritengono che il sistema di regolazione dei flussi sia poco efficace. Poco sicuro, inoltre, per il Movimento Cinque Stelle. E non in grado di soddisfare la domanda del mercato per il Pd e Più Europa, per i quali si renderebbe necessario introdurre meccanismi diversificati di ingresso per lavoro.

Non pervenuto
Il centrodestra non ne parla ma si limita a parlare vagamente di “ripresa del controllo dei confini” e di blocco degli sbarchi con respingimenti assistiti (non si sa esattamente di che cosa si tratti, ma la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo aveva già condannato all’unanimità l’Italia per i respingimenti verso la Libia).

Immigrazione irregolare

Gli immigrati irregolari sono gli stranieri entrati nel territorio senza autorizzazione (arrivati via mare o via terra), quelli che vi sono rimasti dopo la scadenza dell’autorizzazione temporanea (il visto turistico) e i cosiddetti overstayers, cioè coloro che avevano i requisiti per rimanere in Italia ma che successivamente li hanno persi.

Quantificare il numero degli immigrati irregolari è davvero difficile. La Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) stima che gli stranieri irregolari in Italia nel 2016 fossero 435mila, circa il nove per cento del totale degli stranieri in Italia.

Vecchie stime del ministero dell’Interno (2006), spesso tuttavia ancora oggi citate, indicavano che il 65 per cento degli irregolari era composto da overstayers.

Percentuale di irregolari sul totale degli stranieri (Fonte: Fondazione Ismu)

La legge prevede che lo straniero illegalmente in Italia venga espulso. L’espulsione però è uno dei principali problemi della gestione dei flussi migratori. Fino al 2011, la norma per applicare il decreto di espulsione era l’accompagnamento forzato alla frontiera da parte delle autorità italiane.

Il decreto legge 89/2011, emanato dal governo Berlusconi, ha introdotto delle modifiche, sostituendo all’espulsione forzata l’allontanamento volontario da concordare con la persona espulsa. In sostanza agli stranieri irregolari viene semplicemente consegnato un foglio che gli ordina di lasciare l’Italia, senza però che questa misura sia davvero applicata. Soprattutto perché dispendiosa in termini di mezzi, uomini e finanziamenti.

La gestione dei flussi irregolari è complicata dall’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello stato (più conosciuto come “reato di clandestinità”, anche se l’ordinamento italiano non prevede lo status giuridico di “clandestino”), con successiva azione penale. Introdotto nel 2009 dal pacchetto sicurezza voluto dal ministro dell’interno dell’epoca, Roberto Maroni, è stato oggetto di critiche circa la sua inutilità e inefficacia come fattore dissuasivo dell’immigrazione irregolare. Il governo Renzi ne aveva promesso l’abolizione ma in realtà il disegno di legge è fermo.

Abrogazione del reato d’immigrazione “clandestina”
Partito Democratico, Più Europa, Potere al Popolo e Liberi e Uguali sono a favore. Il Partito democratico aveva provato ad abolirlo ma ragioni di coalizione avevano bloccato il provvedimento.

Inasprimento della normativa sulle espulsioni
Il centrodestra chiede il rimpatrio di tutti i clandestini. La formula è molto vaga: si riferisce agli overstayers? A coloro he entrano irregolarmente nel territorio italiano? E come si coniuga questo “rimpatrio” con le politiche di asilo?

Non pervenuto
Il Movimento Cinque Stelle non ne parla nel programma ma il tema era stato oggetto di un referendum interno al movimento, in cui la maggioranza degli iscritti ne aveva richiesto l’abolizione.

Richiedenti asilo

Anche il tema dei richiedenti asilo è da anni al centro dell’attenzione dei partiti. In particolare il regolamento europeo “Dublino III”, che definisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale. Quest’ultima deve essere presentata nel paese di primo arrivo e, com’è noto, l’onere maggiore è spettato in questi anni a Italia e Grecia.

Fino a che non viene presa una decisione definitiva dalla Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato, il richiedente asilo ha diritto di soggiornare regolarmente nel paese, anche se è arrivato senza documenti d’identità.

Per ottenere lo status di rifugiato si deve dimostrare un fondato timore di subire nel proprio paese una persecuzione personale per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le proprie opinioni politiche.

In caso di non ottenimento dello status di rifugiato le commissioni territoriali possono rilasciare un permesso di protezione sussidiaria, qualora il soggetto non dimostri di aver subito una persecuzione personale ai sensi della Convenzione di Ginevra ma tuttavia dimostri il rischio di subire un danno grave se tornasse nel suo paese di origine.

Può essere rilasciato infine un permesso di soggiorno umanitario, anche quando non sussistono i requisiti per l’asilo politico né quelli per la protezione sussidiaria. Ad esempio recentemente è stato concesso un permesso di soggiorno umanitario a una cittadina del Salvador costretta a fuggire dal proprio paese perché vittima di un tentativo di reclutamento da parte di una gang criminale.

La protezione umanitaria esiste solo in Italia: questo perché fino al 2008 non esisteva la protezione sussidiaria, il risultato di un provvedimento europeo.

Le posizioni dei partiti ruotano attorno al regolamento Dublino III.

Abrogazione del regolamento Dublino III
Potere al Popolo è a favore. Così come è a favore dell’abolizione delle leggi Minniti-Orlando (la creazione di sezioni speciali dedicate interamente alle richieste di asilo e ai rimpatri, un grado di giudizio in meno per i richiedenti asilo).

Revisione del regolamento Dublino III
Più Europa, Liberi e Uguali, Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle sono a favore. Più Europa e Pd chiedono anche un rafforzamento delle politiche comuni europee. In particolare il Pd sostiene la creazione di un Fondo europeo della difesa, per arrivare all’istituzione di una guardia costiera e di frontiera comune, e la velocizzazione delle valutazioni delle domande di protezione internazionale e asilo.

Liberi e Uguali propone un sistema unico di asilo europeo che superi il criterio del paese di primo accesso e che comprenda canali umanitari e missioni di salvataggio.

Il Movimento Cinque Stelle sostiene l’introduzione di un meccanismo automatico e obbligatorio di distribuzione dei richiedenti asilo tra tutti gli Stati Membri: per chi si rifiuta vanno applicate delle sanzioni per il mancato rispetto degli obblighi presi.

Come il Pd anche i grillini vogliono velocizzare le procedure per il riconoscimento o meno dello status di rifugiato.

Non pervenuto
Non è chiaro che cosa voglia fare il centrodestra. Silvio Berlusconi in un’intervista ha detto che “la sinistra ha svenduto il paese sottoscrivendo il trattato di Dublino”. In realtà, se l’attuale versione del regolamento di Dublino è stata sottoscritta quando il Presidente del Consiglio era Enrico Letta, l’accordo di Dublino, che ha reso operativo il regolamento, è stato ratificato nel 2003.

In compenso il centrodestra vuole abolire la cosiddetta protezione umanitaria mantenendo soltanto gli status di rifugiato e di eventuale protezione sussidiaria.

Politiche per l’integrazione

Un’assenza che si fa sentire. Le politiche per l’integrazione sono sempre state il punto debole delle politiche italiane per l’immigrazione. Come spesso accade, si definiscono le politiche per cercare di far fronte alle emergenze ma si tralascia la gestione del “dopo”.

I partiti si concentrano sullo ius soli temperato. Come si sa, nella legge che si è cercato di far approvare nella legislatura uscente, i bambini nati in Italia da genitori stranieri potevano acquisire la cittadinanza italiana se uno dei genitori era titolare di diritto di soggiorno illimitato oppure di permesso di soggiorno dell’Unione Europea per soggiornanti di lungo periodo.

Si introduceva inoltre lo ius culturae, che consentiva ai minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i dodici anni di età di diventare italiani dimostrando di aver frequentato regolarmente almeno 5 anni di percorso formativo.

La legge è bloccata al Senato, per ragioni interne alla maggioranza di governo.

Sì allo ius soli
Ovviamente il Pd, che propone anche un piano nazionale per l’integrazione che aiuti a imparare la lingua italiana, condividere i valori della Costituzione, rispettare le leggi, partecipare alla vita economica, sociale e culturale del territorio.

A favore dello ius soli anche Liberi e Uguali e Potere al Popolo. Quest’ultimo propone anche una revisione estensiva della legge sulla cittadinanza e il diritto di voto a partire dalle elezioni amministrative per chi risiede stabilmente nel nostro paese.

No allo ius soli
Il centrodestra è contrario. Berlusconi la ha ribadito qualche mese fa in televisione, intervistato da Fabio Fazio: no allo ius soli

intanto perché i trafficanti di uomini avrebbero un argomento forte per dire guardate che in Italia è più facile conquistare la cittadinanza […] alcuni di loro odiano i cristiani, gli ebrei, lo Stato italiano, non si può dare loro la cittadinanza italiana solo perché hanno frequentato una scuola. 

Non pervenuto
Il Movimento Cinque Stelle nel 2013 aveva presentato una proposta di legge per introdurre lo ius soli, proposta firmata da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Poi nel 2017, in occasione della proposta di legge sullo ius soli della maggioranza di governo, il M5S aveva cambiato idea (dopo un post di Grillo).

Cooperazione internazionale

Infine qualche attenzione va dedicata alla cooperazione internazionale per la gestione dei flussi migratori. Tutti i partiti sostengono la cooperazione internazionale in questo settore.

Il centrodestra parla di “Piano Marshall” per l’Africa, a cui poi affiancare gli accordi bilaterali per la detenzione nei Paesi d’origine dei clandestini e un nuovo Piano carcere.

Più Europa e Partito Democratico sostengono la necessità di introdurre a livello europeo canali legali e sicuri di ingresso per lavoro, anche non qualificato, implementare i programmi di reinsediamento e favorire la creazione di corridoi umanitari per le persone bisognose di protezione. Il Pd aggiunge il rafforzamento della cooperazione con i paesi del mediterraneo per la riammissione dei cittadini espulsi o respinti e migliorare le misure per il rimpatrio volontario assistito.

Liberi e Uguali e Potere al Popolo sostengono forme di cooperazione internazionale.

Per il Movimento Cinque Stelle si tratta invece di dare priorità al finanziamento trasparente di tanti piccoli programmi di sostegno allo sviluppo rurale, all’agricoltura sostenibile e alla sicurezza alimentare, all’istruzione e alla formazione professionale per attività artigianali, di contrasto alle emergenze sanitarie.

Nella tabella di sintesi qui riportata si possono confrontare le diverse posizioni dei partiti sui temi legati alle politiche per l’immigrazione. Da notare come i partiti si collochino lungo il tradizionale asse destra-sinistra rispetto al tema dell’immigrazione, con il Movimento Cinque Stelle che rimane però in una posizione di “ambiguità” rispetto alle questioni più significative nel dibattito politico (e le più sensibili per l’opinione pubblica).

 

Immigrazione. Cosa dicono davvero i partiti ultima modifica: 2018-02-13T19:30:50+01:00 da MARCO MICHIELI
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