Ginnasiarca, nel mondo classico greco e romano, è la persona che dirige un ginnasio, la palestra dove la gioventù pratica la ginnastica, cultura del fisico, accanto ad altre discipline più specificatamente indirizzate alla conoscenza e in particolare a materie come la musica, la letteratura e la filosofia.
A partire dalla metà dell’Ottocento il significato di ginnasiarca assume anche una connotazione “più moderna”: sono definiti ginnasiarchi coloro che, attraverso la ginnastica, contribuiscono in modo determinante allo sviluppo dell’educazione fisica e all’affermazione dei moderni sport, sia individuali sia di squadra.
Sono principalmente i paesi anglosassoni a imporre la nuova idea di sport, come sintesi di gioco, svago, divertimento, con un curioso percorso etimologico che parte dal latino (deportare – uscire fuori porta dalle mura cittadine per svolgere attività fisica) per transitare in Francia (desport) e approdare in Inghilterra (disport) per essere abbreviata in sport e quindi ritornare nel Mediterraneo con il significato che oggi noi tutti conosciamo.
L’ Ateneo Veneto di Scienze, Lettere ed Arti è tra le più antiche istituzioni culturali operanti a Venezia. Fin dal momento della sua costituzione, all’inizio dell’Ottocento, l’istituto è sempre attivo e dinamico, portavoce delle tematiche cittadine, nel rispetto di quanto stabilito nel proprio statuto,
nell’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale avendo per scopo di cooperare al progresso ed alla divulgazione delle scienze, delle lettere, delle arti e della cultura, in ogni loro manifestazione.
La sua sede, in campo San Fantin, nel sestiere di San Marco, diventa lo spazio di pubblico dibattito, il “salotto buono” che accoglie, con le porte aperte a tutti, conferenze, presentazioni di libri, confronti tra cittadini, confermando l’obiettivo prioritario di progresso culturale.
Se il significato di ginnasiarca ha avuto una sua trasformazione in epoca contemporanea, anche l’edificio cinquecentesco che ospita l’Ateneo Veneto è stato oggetto di un particolare cambiamento. Durante la Serenissima ospitava la Scuola di San Fantin, esito fin dal Quattrocento della fusione di due distinte Confraternite, quella di Santa Maria della Giustizia o della Consolazione e quella di San Girolamo; con la fine dell’Antico regime e le evoluzioni sociali successive inizia una nuova fase per il monumentale edificio.
Come tutte le altre numerose Scuole veneziane, Grandi e Piccole di devozione, di arti e mestieri o di comunità “foreste”, la Scuola di San Fantin (dichiarata Grande dal 1689) aveva un compito ben definito al servizio della società. Una struttura associativa, caratteristica delle città medievali, deputata, nel caso specifico, all’assistenza dei condannati alla pena capitale. Le Scuole, nel loro assieme, sono alla base della organizzazione collettiva della Repubblica e costituiscono un aspetto interessante e complesso sotto vari aspetti: storico, religioso, politico, sociale, economico, architettonico e artistico.

Scuola Grande di San Fantin oggi Ateneo Veneto. Frontone della facciata su Campo San Fantin; Alessandro Vittoria, Madonna e angeli [1584] coronamento della facciata, (completata nel 1604).
Da scuola ad ateneo. L’edifico continua ad ospitare, in qualche modo, una pubblica istituzione con finalità – per usare un linguaggio corrente – di bene comune. Il piano terra, originariamente destinato a chiesa, diventa l’aula magna; al piano superiore le due sale, “dell’albergo grande e dell’albergo piccolo” diventano aula di lettura della biblioteca e sala per le conferenze.
All’Ateneo Veneto passano tutte le grandi personalità della società non solo veneziana, compresi i ginnasiarchi ed altri noti intellettuali a loro legati da amicizia e stima.
Se vogliamo dare una data possiamo indicare il 1907, anche se, come vedremo, le relazioni tra soci e ginnasiarchi sono consolidate e frequenti fin dall’annessione del Veneto al Regno d’Italia nel 1866 e spesso la figura di socio e ginnasiarca si identifica in un’unica persona. Anche l’attivissimo primo prefetto della Provincia di Venezia, Luigi Torelli, tra l’altro uno dei primi iscritti al Club alpino italiano, è socio corrispondente dell’Ateneo veneziano dal 1867.
Nel pomeriggio di lunedì 6 maggio 1907, nella sala al primo piano dell’Ateneo Veneto, oggi sala di lettura, si riuniscono in assemblea i giurati del 7° Concorso ginnastico nazionale che si svolge a Venezia, a Sant’Elena, tra l’8 e il 12 maggio. L’area di Sant’Elena è una sacca, un’isola artificiale, appena bonificata dal Comune di Venezia, e si estende tra l’omonima e storica isola con l’antica chiesa intitolata alla santa e i giardini della Biennale d’Arte.

Pietro Gallo
È possibile l’accesso alla nuova sacca (spesso indicata nella carte demaniali come “piazza d’armi”) attraverso un ponte posto alla fine della calle del Paludo di Sant’Antonio, attigua alla via Garibaldi. La sacca non è ancora urbanizzata (lo sarà dopo la fine della Prima guerra mondiale) e il suo terreno erboso, ampio e piatto, ben si presta alle attività sportive all’aria aperta. Il centro storico, tra l’altro, non offre altri “prati” così estesi.
Nella sala dell’Ateneo Veneto è presente il socio Piero Foscari, presidente del comitato organizzatore del Concorso ginnastico, noto personaggio della società veneziana, che nello stesso anno ricopre anche la carica di presidente della Società veneziana di ginnastica Costantino Reyer, della Reale società di canottaggio Francesco Querini e della Lega Navale.

Antonio Fradeletto
L’incontro all’Ateneo Veneto precede quello organizzato in municipio dal sindaco Filippo Grimani, socio dello stesso Ateneo dal 1896. L’evento sportivo nazionale è importante: anche il re in persona, Vittorio Emanuele III, assisterà alla manifestazione.
Una enorme struttura in legno, chiamata “Stadion” alla greca, viene predisposta con tribune che possono ospitare 3600 persone sedute e anche diverse migliaia di posti in piedi, palco reale, posti distinti per gli ospiti e per gli atleti. Uno speciale servizio di vaporetti arriva a Sant’Elena dove un approdo provvisorio è stato sistemato per l’occasione. La stampa dedica ampio risalto all’evento. Si precisa che non c’è ancora lo stadio (poi intitolato a P. L. Penzo) costruito a ridosso della chiesa nel 1913; quell’area è all’epoca ancora occupata dai capannoni “industriali” di Stefano Breda.

Costantino Reyer
All’Ateneo Veneto, quel pomeriggio, viene riservata una particolare accoglienza a due noti ginnasiarchi, Pietro Gallo e Costantino Reyer, veneziani d’adozione, ormai avviati verso la settantina, indiscussi protagonisti dello sviluppo della educazione fisica in Italia, fondatori a Venezia della Fgi (Federazione ginnastica italiana) nel 1869 e riconosciuti assieme al ginnasiarca bolognese Emilio Baumann come animatori della “scuola veneto-emiliana” che promuove la ginnastica per tutti, maschi e femmine, grandi e piccoli, studenti e lavoratori. Un progetto che sembra normale oggigiorno ma che all’epoca era considerato rivoluzionario e per questo molto spesso ostacolato dal “potere centrale”.
Gallo e Reyer ricevono una calorosa accoglienza, in particolare Costantino, socio dell’Ateneo (registrato secondo le sue indicazioni anche con il cognome della madre: Reyer Castagna Costantino), che manca dalla città da parecchi mesi. Riporta la Gazzetta di Venezia che, nella sala di lettura dell’Ateneo, Piero Foscari “manda a lui un caldo saluto, accolto da una solenne ovazione”. Reyer risponde commosso rivolgendo “patriottiche parole ai giurati e ai ginnasti d’Italia”.

Ateneo Veneto, aula magna, sul soffitto a lacunari Jacopo Palma il Giovane, “Sant’Agostino e San Gregorio Magno”
La scena di ripete anche il giorno dopo in municipio, dove Filippo Grimani riceve la bandiera della Federazione ginnastica italiana, ricordando che proprio a Venezia era stata fondata per opera di Pietro Gallo e di Costantino Reyer, qualche decennio prima, la stessa Fgi. Grimani si rivolge direttamente a Costantino, presente in sala, dichiarando
che sente per lui la più affettuosa gratitudine e reverenza [mentre] scoppiano applausi vivissimi e grida di viva Costantino Reyer.
L’anziano ginnasiarca ringrazia e dice che è stato
soltanto un collaboratore che cercò di concorrere nella fondazione coll’opera sua. [Non dimenticando il suo animo di patriota del Risorgimento Reyer aggiunge] di non meritare le accoglienze riservategli [sottolineando che il motto dei ginnasti deve essere] “lavoro, dovere e patria”.
L’amicizia tra Gallo e Reyer era iniziata in coincidenza con l’unità italiana nel 1861 quando a Torino avevano iniziato il loro percorso di maestri di ginnastica. La loro azione, anche editoriale, aveva contagiato successivamente tutto il territorio nazionale coinvolgendo il mondo della politica e della cultura. Avevano scelto entrambi il Triveneto e in particolare Venezia per sviluppare la loro missione di ginnasiarchi. Gallo è stabilmente residente in città (il nipote Sandro sarà un eroe della Resistenza); Reyer, cittadino austriaco, alternerà la presenza a Venezia con Trieste e Graz. La loro intelligente sensibilità e curiosità li porterà a divulgare – direttamente o attraverso i propri allievi – l’educazione fisica nelle diverse specialità: dalla ginnastica alla scherma, dal tamburello alla voga, dal calcio alla pallacanestro.
Reyer e Gallo intrecciano relazioni di alto livello sia in Europa sia in Italia: l’elenco sarebbe lungo.
A titolo di esempio riportiamo quella con Francesco De Sanctis, all’epoca ministro della pubblica istruzione, oppure, per rimanere nell’ambito dei soci dell’Ateneo, quelle con Giosuè Carducci e Edmondo De Amicis.
Nella loro lunga carriera di maestri di ginnastica hanno insegnato in tutti i licei e istituti superiori cittadini, dal Foscarini al Marco Polo dal Paolo Sarpi al Moorat Raphael. Gallo diventa direttore responsabile dell’educazione fisica di tutte le scuole comunali.
La Società di ginnastica veneziana, fondata nel 1872 su iniziativa di Pietro Gallo, è stata intitolata fin dalla fondazione proprio all’amico Costantino Reyer, momentaneamente impegnato tra Germania e Austria dove assumerà importanti incarichi tra le società di ginnastica d’oltralpe.
Tra i soci fondatori della nuova società Reyer c’è Demetrio Busoni, socio dell’Ateneo Veneto. Busoni è preside del Regio Istituto Tecnico e Nautico a San Giovanni Laterano, nel sestiere di Castello (che qualche anno più tardi assumerà il nome di Paolo Sarpi). In questa scuola, dove insegna ginnastica Pietro Gallo, Busoni ospiterà altri amici, personaggi veneziani, per le riunioni che precedono la fondazione della Reyer, nel novembre del 1872. Demetrio Busoni è segretario accademico dell’Ateneo Veneto dal 1866 e sarà presidente tra il 1876 e il 1882.
Alle riunioni nella scuola di San Giovanni Laterano dove si fonda la Reyer sono presenti anche Guglielmo Berchet, patriota e politico, direttore della Gazzetta di Venezia, segretario accademico dell’Ateneo Veneto nel 1867; Antonio Berti, medico e politico, assessore comunale della città e poi senatore, segretario dell’Ateneo Veneto nel 1861 e quindi presidente dal 1862 al 1865. La sua amicizia con Pietro Gallo e Costantino Reyer lo porterà a diventare anche responsabile della Federazione ginnastica d’Italia negli stessi anni. Condividerà con Reyer (e con Luigi Torelli) anche la comune passione per l’alpinismo.
Antonio Berti compare anche tra gli organizzatori del 2° Congresso e Concorso ginnastico internazionale organizzato dalla stessa Federazione ginnastica d’Italia nelle strutture del convitto-liceo Foscarini nel 1876. Una targa in marmo, collocata all’interno del convitto, ricorda ancora questo evento organizzato in collaborazione con Pietro Gallo.
Pietro Gallo sarà il primo presidente “provvisorio” della Reyer. La carica sarà assunta qualche giorno dopo dal sindaco di Venezia, Antonio Fornoni, che diventerà successivamente (nel 1878) anche socio dell’Ateneo Veneto.

Biblioteca, sala di lettura, Ateneo Veneto (Venipedia.it)
Tra gli studenti-modello del liceo Foscarini si distingue per il suo talento sportivo Antonio Fradeletto, che diventerà un noto politico ed intellettuale, tra i protagonisti della istituzione della Biennale d’Arte, nonché ministro del governo Orlando nel delicato periodo della Prima guerra mondiale, tra il 1917 e il 1919.
Fradeletto è segretario accademico dell’Ateneo Veneto nel 1886. Nello stesso anno propone, assieme all’amico Costantino Reyer, l’istituzione di un Ufficio sanitario internazionale per prevenire e controbattere le epidemie di malattie che all’epoca decimavano la popolazione delle città, Venezia compresa. L’eclettico Reyer svilupperà un’infinità di iniziative, dalla didattica (per l’insegnamento del greco e del latino) al servizio civile (con l’istituzione di diverse associazioni come quella dei pompieri volontari).
Sempre in collaborazione con Costantino Reyer, Pietro Gallo ed Emilio Baumann (fondatore della Virtus Bologna), Antonio Fradeletto è nel comitato promotore delle Palestre Marziali, delle quali assumerà la presidenza di quella veneziana a partire dal 1895. Nello stesso anno è indicato anche come consigliere della Reyer.
Nel 1907 Fradeletto, partendo dalla sala dell’Ateneo Veneto, accompagna i suoi vecchi maestri verso Sant’Elena, per assistere assieme all’importante evento sportivo. È probabile un suo progetto di eventi sportivi da effettuarsi in coincidenza con le Biennali. Non possiamo qui non ricordare che in occasione di quel 7° Concorso ginnastico nazionale è in programma la prima esibizione in assoluto in Italia del nuovo sport chiamato basket-ball con una squadra di ragazze della Società Mens Sana Siena e ci saranno le premesse per la costituzione qualche mese più avanti delle nuove società di calcio Venezia football club e Mestre football club.

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