I sondaggi a pochi giorni dal voto – da prendere con le pinze o con le molle, ovviamente – segnalano che a sinistra del Pd c’è un’area elettorale che si aggira intorno al sette-otto per cento (il risultato “a due cifre”, auspicato tempo fa da Massimo D’Alema, non sarebbe alla portata). A contendersela sono Liberi e uguali e Potere al popolo, che si rosicchiano a vicenda consensi e potenziali dichiarazioni di voto. Qualche analista politico ipotizza addirittura che le possibili soprese del voto del 4 marzo potrebbero essere i quorum del tre per cento di +Europa (Emma Bonino) e di Potere al popolo.
Le due liste si fanno indubbia concorrenza a sinistra. Liberi e uguali fin qui non ha decollato. Anzi, rischia di rivelarsi una “amalgama mal riuscito”, per citare il giudizio che D’Alema diede nel 2009 sul Pd veltroniano. Pietro Grasso è una scelta di leadership rassicurante ma di scarso appeal verso l’elettorato giovanile e più radicale (sempre di un ex magistrato si tratta). Le liste sono state compilate poi con il bilancino tra diverse personalità e gruppi di partenza: Sinistra italiana, Articolo Uno, Possibile, eccetera. In questo bilancino, la parte del leone è stata appannaggio di Articolo Uno. In campagna elettorale sono emersi accenti su prospettive politiche differenti: occhi dolci ai 5 Stelle (Grasso, Bersani, Fratoianni) o verso un nuovo centrosinistra con lo scalpo di Renzi come trofeo (D’Alema, Boldrini) o nei confronti di un “governo del presidente” pro tempore (D’Alema, Grasso) per rifare la legge elettorale.
Qualche ulteriore problema di coerenza e orientamento lo hanno creato le scelte diverse di Liberi e uguali per Lazio (pro Zingaretti) e Lombardia (anti Gori). I sondaggi in Lombardia tra l’altro non premierebbero quest’ultima decisione. L’ossessione anti Pd e anti Renzi non ha fatto emergere, almeno finora, qual è il disegno strategico per ricostruire la sinistra italiana. Dopo la probabile eclissi dell’attuale leadership piddina, quale progetto s’intende mettere in campo? E quell’eventuale progetto terrà insieme le diverse componenti di Liberi e uguali dopo il 4 marzo? Infine, l’andata a Londra di Grasso per incontrare il laburista Jeremy Corbyn è stato l’unico segnale di collocazione internazionale.
Potere al popolo nasce in alternativa su impulso di alcuni Centri sociali (soprattutto i napoletani di “Je so’ pazzo”) dopo il fallimento dell’ipotesi di costruire una sola lista a sinistra indicata almeno nel metodo da “quelli del Brancaccio” che avevano provato a ridimensionare l’influenza dei vari stati maggiori.
Potere al popolo raccoglie pure ciò che resta di Rifondazione comunista, ex Pdci (ora neo Pci), oltre a componenti della sinistra sociale. Ritengono i concorrenti di Liberi e uguali una variante nostalgica del Pd pre Renzi, definito tout court “destra trasformista”, e non vogliono sentir parlare di riedizioni del centrosinistra o di “sinistra di governo”.
Il loro portavoce politico (non candidato per scelta) è Viola Carofalo, napoletana, classe 1980, laureata in filosofia, ricercatrice presso l’Istituto orientale di Napoli.
Le liste di Potere al popolo hanno dato spazio a precari e a esponenti dei variegati movimenti antiliberisti dando autonomia di decisione alle realtà territoriali (candidati però Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione, e Mauro Alboresi, segretario del neo Pci). Obiettivi: cancellare job acts e Legge Fornero, promuovere un Piano del lavoro straordinario per tutelare beni comuni e ambiente, critica alla gabbia dei trattati europei neoliberisti. Potere al popolo si presenta perciò come “lista di rottura”, embrione di un progetto che “parte dal basso” e da “un’idea comunitaria della politica”.
Potrebbe avere un exploit elettorale a Napoli, dove può contare sull’appoggio del sindaco Luigi De Magistris che l’ha segnalata più volte come “unica novità” della campagna elettorale (la Repubblica, 29 gennaio). E potrebbe mordere tra potenziali astensionisti e delusi di tutte le versioni di sinistra che si sono succedute fin qui facendo male a Liberi e uguali.
Nelle urne del 4 marzo ci sarà dunque da annotare tra le altre considerazioni la competizione tra le due liste della sinistra radicale, perché se ci sono due sinistre (moderata e radicale) ci sono anche due liste in concorrenza tra loro.

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