Matteo Renzi, volente e nolente, è il personaggio chiave di questa campagna elettorale, quasi si disputasse il secondo tempo del referendum costituzionale, che per molti elettori, specie sul fronte del no, fu anche un referendum su di lui, contro di lui.
Questa, almeno, è l’impressione che ci comunica un osservatore straniero da tempo nel nostro paese e quindi in grado di decifrare che cosa succede in questa complicata penisola, mantenendo la distanza giusta per essere abbastanza obiettivo.
Le continue contrapposizioni – aggiunge – tra Renzi e Gentiloni, proposte da politici e da commentatori, non fanno che alimentare la sensazione di un dilemma referendario sul leader del Pd. Secondo lo stesso schema, osserva ancora, è proposta la possibilità di votare Emma Bonino in alternativa a Renzi, per chi non si senta di votare Pd perché Renzi gli è antipatico. Si ragiona come se il voto fosse tutto all’interno del quadro attuale, una resa dei conti nel perimetro del centrosinistra.
Tra le conseguenze di questa attenzione concentrata su Renzi e sulle possibili alternative a lui, c’è l’attesa da parte un commentariat ossessionato dall’ex-premier di un risultato tale che imponga il proseguimento del governo Gentiloni, anche questo prospettato soprattutto in chiave di annientamento definitivo del giovane fiorentino.
E mentre, dunque, ci si esercita su scenari basati sull’assunto che non ci sarà un chiaro vincitore il 4 marzo, e sarà chiara solo la sconfitta di Renzi, con il sottotesto di un lungo Gentiloni bis, c’è un altro Matteo che si prepara a occupare il centro della scena. Quel giorno, il 4 marzo, ha detto Salvini in piazza Duomo, sabato scorso
sarà premiata la forza e il coraggio della Lega che sarà la prima forza del centrodestra, ne sono sicuro.
Brrr
Chissà perché lo scenario di una Lega primo partito di un centrodestra vittorioso, forte di una vittoria che le consenta di andare il governo, chissà perché non è stata presa finora con la dovuta attenzione. Con la dovuta preoccupazione.
Succederà davvero? Sia le parole più prudenti del solito sia i toni meno accesi del solito usati da Salvini in giacca e cravatta sia la messa in scena, costituzione e vangelo, fanno pensare che questo potrebbe succedere e che non siamo di fronte a una mera trovata elettoralistica. Si sa che Silvio Berlusconi e i suoi lo considerano un esito possibile del voto. Temono il sorpasso. Pare nei sondaggi sia già così.
Anche in caso di uno scenario b – quello di un successo parziale del centrodestra nel quale la Lega figuri come primo partito della coalizione, anche se non di una coalizione che superi il fatidico quaranta per cento e la maggioranza nei due rami del parlamento – è evidente che tutte le congetture su un Gentiloni bis o comunque su un Mattarella in grado di gestire la situazione post-elettorale secondo le formule politiciste che tanto piacciono al circuito mediatico-politico, sono solo congetture, che tali restano, mentre la realtà che si prospetta è tutt’altra e sembra trovare tutti impreparati.
Nel primo caso, la doppia vittoria di Salvini – vincitore con la coalizione e all’interno della coalizione – prospetta un esito del voto simile a quello paventato in Francia quando si temeva il successo di Marine Le Pen. Lì però Macron evitò il peggio.
Nel secondo caso, s’aprirebbe, probabilmente, una situazione caotica nel centrodestra con ripercussioni su tutto il quadro politico, caratterizzato probabilmente da altri sconquassi nelle forze politiche uscite malconce dal voto.
Da Matteo a Matteo, dunque? Per giunta nel caos… Meditiamo sulla possibilità di una simile inquietante “staffetta”.

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