Mo’ che il voto s’avvicina

A pochi giorni dalle elezioni politiche le previsioni sull'esito sono confuse, ancor più sugli scenari postelettorali
PATRIZIA RETTORI
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Più si avvicinano le elezioni, più si confondono le idee. Non tanto su chi votare o addirittura se votare (alla fine ognuno farà le sue scelte), quanto su ciò che potrà accadere dopo. Perché se l’esito sarà quello previsto dai sondaggi si aprirà una fase di confusione massima e il capo dello stato si troverà tra le mani un groviglio di spine. Se invece dalle urne emergerà qualche sorpresa allora si presenteranno scenari inediti.

1 Cominciamo da questi ultimi. La sorpresa più sorprendente, e il gioco di parole è voluto, sarebbe un Pd vittorioso. Il grado di probabilità è basso, eppure c’è almeno un fattore che spinge in questa direzione, e cioè l’irruzione della violenza nella campagna elettorale. Non conta che venga dall’estrema destra o dall’estrema sinistra, conta che a fronte del disordine crescente il Pd possa essere percepito come l’unico partito solido e affidabile, un po’ come la Dc ai suoi tempi. Meglio il Pd, potrebbero dirsi molti elettori, che il fragile Di Maio o il Berlusconi compare dello scalmanato Salvini. Tanto più che oggi (e non è un caso) al centro della scena c’è il garbato Gentiloni e non l’antipatico Renzi.

2 Altrettanto stupefacenti sarebbero una vittoria del M5S che consegni a Di Maio la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento o un analogo successo per il centro destra berlusconiano. In tutti e due i casi Mattarella avrebbe davanti la via obbligata di consegnare la chiavi di Palazzo Chigi al vincitore.

3 Ma, al momento, queste sono ipotesi irreali. Molto più probabile è che dal voto emerga un parlamento frantumato, con molte maggioranze possibili sulla carta quanto difficili da realizzare in concreto.

Tutti oggi giurano che mai e poi mai accetteranno le “larghe intese”. Sono cose che si dicono alla vigilia del voto, ma dopo la musica cambierà. Basta pensare alla Germania, dove la Spd ha dovuto rimangiarsi il suo no alla Große Koalition per non essere accusata di scarso senso di responsabilità. Accadrà anche qui, ma con un ventaglio di possibilità più largo.

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1 L’ipotesi classica è quella di un’alleanza Pd-Forza Italia. Sarà praticabile solo nel caso che la somma dei due partiti coincidacon la maggioranza parlamentare o non ne sia lontana. Perché il Pd, presumibilmente, potrà portarsi dietro i suoi attuali alleati, con la probabile eccezione dei prodiani di Insieme. Berlusconi invece, dovrà rinunciare sia ai Fratelli d’Italia della Meloni, sia alla Lega di Salvini.

2 E qui si apre una subordinata, perché l’ala moderata del Carroccio, quella che fa capo a Maroni e Zaia, potrebbe non seguire il segretario, preferendogli il Cavaliere.

Ma ci sono altre ipotesi sul tappeto.

3 Se fosse il centro sinistra ad arrivare vicino alla maggioranza parlamentare, il Pd si troverebbe obbligato a cercare l’accordo con LeU. Obiettivo realizzabile che però spaccherebbe subito il neonato raggruppamento di Grasso, che sicuramente Fratoianni e si suoi non seguirebbero su questa strada.

Le defezioni potrebbero essere compensate dai fuoriusciti dal M5S e da qualche altro gruppetto di neo-responsabili.

4 Lo stesso scenario si presenterebbe se fosse il centro destra ad arrivare a un passo dalla maggioranza. Con, in più, il problema della rivalità tra Lega e Forza Italia. Tutto fa pensare che Berlusconi sia destinato a vincere il derby con lo scomodo alleato e che, almeno in teoria, abbia più possibilità di Renzi di attrarre supporter. Perfino Emma Bonino potrebbe essere una possibile interlocutrice. Ma tutto dipende dal peso di Salvini che, va da sé, è incompatibile con molti potenziali sostenitori.

5 Poi c’è il M5S. E qui cala la nebbia, perché quello che si proclama alla vigilia del voto rende evidentemente impossibile l’ingresso del Movimento nell’area di governo. Dire che si presenterà un programma e una lista di governo sui quali, così come sono, si chiederà il voto di fiducia significa rinunciare in partenza a costruire una maggioranza. Di Maio proporrà qualcosa di più realistico dopo le elezioni? Chissà.

6 L’ultima ipotesi, nel caso di stallo totale, è la permanenza in carica del governo Gentiloni o la nascita di un “governo del presidente”, con un programma scarno che comprenda al primo punto la riforma della legge elettorale, visto che rivotando con questa non si andrebbe da nessuna parte. Logico, si direbbe. Peccato che riformare la legge elettorale sia un’impresa impossibile. Ci vorrebbe il maggioritario, ha appena detto Veltroni. Neanche per sogno, gli ha già risposto Berlusconi. Auguri.

Mo’ che il voto s’avvicina ultima modifica: 2018-02-26T12:46:15+01:00 da PATRIZIA RETTORI
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