Donald Trump si ricandiderà nel 2020. Il presidente repubblicano ha già designato il campaign manager che guiderà le operazioni per la sua rielezione.
Si chiama Brad Parscale, 42 anni, di Austin, Texas, conosciuto negli ambienti della comunicazione politica anche per essere stato già nel 2016 il responsabile del sito web dell’allora candidato Trump, nonché suo stratega per i media digitali e regista delle operazioni di raccolta fondi online.
In precedenza, già a partire dal 2011, aveva collaborato con Trump quando era ancora lontana la prospettiva della Casa Bianca, e nel 2015 ebbe l’incarico di curare il sito per una campagna “esplorativa”, tesa a verificare la fattibilità di una candidatura presidenziale.
Dopo l’elezione di Trump, Parscale, ha lanciato America First Policies, un’organizzazione formalmente senza scopo di lucro, per promuovere le iniziative del presidente Trump e l’agenda della Casa Bianca.
Che senso ha far sapere adesso, sia pure attraverso l’indiscrezione dell’incarico conferito a Parscale per il 2020, che Trump ha intenzione di correre per un secondo mandato? È trascorso solo poco più di un anno dall’insediamento alla Casa Bianca. In genere pour parler di un possibile secondo mandato iniziano a circolare alla fine del secondo anno di presidenza.
Farlo adesso, mentre i sondaggi sono drammaticamente bassi, non può che essere un messaggio rivolto alla sua base, che periodicamente riscalda con scossoni come questo, anche alimentandone così l’ostilità verso i papaveri repubblicani che, notoriamente, detestano il presidente.
In effetti, che mediti un secondo mandato e lo faccia trapelare con un’indiscrezione, non è un messaggio di forza, ma una pura operazione difensiva e preventiva per scompaginare sul nascere i piani di chi ambisce a prenderne il posto mentre il grosso dell’establishment conservatore già pensa al dopo-Trump,
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