Con Renato Carosone, Peppino Di Capri (nome d’arte di Giuseppe Faiella, classe 1939, nativo dell’isola che gli ha dato il nome d’arte) è il grande innovatore della musica napoletana molto prima dell’avvento di Pino Daniele e degli altri esponenti della Nuova compagnia di canto popolare che ha inaugurato la new age partenopea.
Il prossimo 21 maggio, Di Capri festeggia sessant’anni di carriera con un concerto al Teatro San Carlo, tempio della musica nobile a Napoli: un onore concesso a pochissimi. Ad accompagnarlo ci sarà una grande orchestra diretta dal maestro Edoardo Faiella, suo figlio.
Il curriculum di questo cantautore è impressionante: cinquecento canzoni firmate come autore e coautore, apripista e “spalla” nei concerti dei Beatles quando fecero l’unico tour italiano nel 1965, vari Cantagiro in quello stesso decennio (uno vinto nel 1963), quindici partecipazioni al Festival di Sanremo (due vittorie nel 1973 e nel 1976), una vittoria nel Festival della canzone napoletana (1970), 35 milioni di dischi venduti. Sessant’anni passati tra il fumo dei sigari e della sigarette dei night club e dei pianobar, oltre che nelle piazze e nei teatri d’Italia con molte apparizioni televisive e perfino cinematografiche, commendatore della Repubblica dal 2005 con apposito decreto del Quirinale.
Il destino di Di Capri era segnato: nonno musicista nella banda di Capri, padre proprietario di un negozio di dischi e di strumenti musicali, prima esibizione in pubblico nel 1943 (a quattro anni) quando suonò il pianoforte davanti alle truppe americane che presidiavano la sua isola natale, esordio nel night-club caprese Number Two nel 1953 con l’amico Ettore Falconieri (si facevano chiamare Duo caprese), prima comparsata televisiva in una trasmissione condotta da Enzo Tortora nel 1956.
Nel 1958, Di Capri forma il gruppo Capri boys che si cimenta con melodie rockeggianti di provenienza statunitense e inizia a scrivere proprie canzoni con discreto successo che provocano il primo contratto discografico a firma “Peppino di Capri e i suoi Rockers”. A fine 1958 c’è il successo con il 45 giri “Pummarolaboat/Nun è peccato”, a seguire “Mbraccio amme/Malatia”.
I Rockers immettono nelle tradizionali melodie ritmi cha cha cha e mambo, oltre a reinterpretare i classici della canzone napoletana con stile proprio. Il timbro originale della voce di Peppino e i suoi falsetti completano l’impresa di modernizzare il repertorio dei classici partenopei. In tutti gli anni Sessanta è un successo dietro l’altro (“Nessuno al mondo”, “Roberta”, “Let’s twist again”, “St. Tropez twist”, “Speedy Gonzales” sono hit indimenticabili).
Il Sessantotto segna però anche un colpo lla popolarità di Di Capri, che sconta il boom della canzone politica. La ripresa c’è già nel 1970, quando fonda la casa discografica “Splash” e pubblica il 33 giri “Napoli ieri-Napoli oggi” che rielabora in chiave rockeggiante brani classici della canzone napoletana insieme a nuove composizioni.
La carriera prosegue poi fino ai giorni nostri seguendo gli umori del pubblico senza particolari picchi ma con creatività costante e il grande successo della sempreverde “Champagne”. Nel 2015 ha persino interpretato se stesso nel film/commedia “Natale col boss” dopo varie apparizioni in “musicarelli” e non.
A colpire, di questo cantante, è la grande professionalità accompagnata a uno stile sobrio inconfondibile. Sessant’anni di carriera non sono del resto un traguardo per chiunque. Il segreto del successo è stato non inseguire le mode ma rimanere fedeli a se stessi con il motto “innovatore e rivoluzionario sì, pur senza eccedere”, come ha annotato in alcune interviste.
A voler trovare il pelo nell’uovo, si potrebbero rimproverare le sue amicizie politiche più di destra che di sinistra e la partecipazione come musicista a qualche festa privata di esponenti politici.
A Napoli, un anno fa, andò per esempio ad ascoltare un comizio di Matteo Salvini.
Ho letto il suo programma e mi piace. Mi hanno detto che è un mio fan, gli ho portato un cd,
dichiarò in quella occasione. Troppo per chi ha rinverdito la tradizione che fu di Roberto Murolo e non ha mai abbandonato Capri e Napoli?
Gino Paoli, che gli è molto amico, un giorno confidò:
Il sud è un mondo a parte. Bisogna capire. Lì contano di più le amicizie e i vincoli di ogni tipo.

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