Dal pre-sinodo per i giovani in Vaticano è emerso con chiarezza perché papa Francesco è un’opportunità per i cattolici, gli altri cristiani, gli agnostici, i non credenti e gli appartenenti alle altre religioni. Un’opportunità per il mondo! Dopo aver ringraziato i giovani che sono intervenuti da tutto il mondo ha aggiunto:
Nei momenti difficili, il Signore fa andare avanti la storia con i giovani. Dicono la verità, non hanno vergogna. Non dico che sono “svergognati” ma non hanno vergogna e dicono la verità.
Noi adulti tante volte, tante volte, abbiamo dimenticato la capacità di piangere, ci siamo abituati: “Il mondo è così… che si arrangino”. E andiamo avanti. Per questo vi esorto, per favore: siate coraggiosi in questi giorni, dite tutto quello che vi viene; e se sbagli, un altro ti correggerà. Ma avanti, con coraggio!
Troppo spesso si parla di giovani, ma come? Senza i giovani, senza un incontro faccia a faccia. Ma sopratutto il papa ha sottolineato un aspetto che pochi notano, o dicono:
Mi sembra che siamo circondati da una cultura che, se da una parte idolatra la giovinezza cercando di non farla passare mai, dall’altra esclude tanti giovani dall’essere protagonisti. È la filosofia del trucco. Le persone crescono e cercano di truccarsi per sembrare più giovani, ma i giovani non li lascia crescere.
I giovani emarginati dalla vita pubblica sono emarginati anche dalla vita lavorativa: in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è attorno al 35 per cento, in Paesi vicini arriva al cinquanta per cento. Facile in queste condizioni ammalarsi, deprimersi, diventare estremisti. Quindi, dove aver ricordato il messaggio ai giovani del Concilio Vaticano, il cuore giovane e quindi conciliare del discorso:
Cari giovani, il cuore della Chiesa è giovane proprio perché il Vangelo è come una linfa vitale che la rigenera continuamente. Sta a noi essere docili e cooperare a questa fecondità. E tutti voi potete collaborare a questa fecondità: che siate cristiani cattolici, o di altre religioni, o non credenti. Vi chiediamo di collaborare alla fecondità nostra, a dare vita. Lo facciamo anche in questo cammino sinodale, pensando alla realtà dei giovani di tutto il mondo. Abbiamo bisogno di riappropriarci dell’entusiasmo della fede e del gusto della ricerca. Abbiamo bisogno di ritrovare nel Signore la forza di risollevarci dai fallimenti, di andare avanti, di rafforzare la fiducia nel futuro. E abbiamo bisogno di osare sentieri nuovi.
Non spaventatevi: osare sentieri nuovi, anche se ciò comporta dei rischi. Un uomo, una donna che non rischia, non matura. Un’istituzione che fa scelte per non rischiare rimane bambina, non cresce. Rischiate, accompagnati dalla prudenza, dal consiglio, ma andate avanti. Senza rischiare, sapete cosa succede a un giovane? Invecchia! Va in pensione a vent’anni!
Un giovane invecchia e anche la Chiesa invecchia. Lo dico con dolore. Quante volte io trovo comunità cristiane, anche di giovani, ma vecchie. Sono invecchiate perché avevano paura. Paura di che? Di uscire, di uscire verso le periferie esistenziali della vita, di andare là dove si gioca il futuro. Una cosa è la prudenza, che è una virtù, ma un’altra è la paura. Abbiamo bisogno di voi giovani, pietre vive di una Chiesa dal volto giovane, ma non truccato, come ho detto: non ringiovanito artificialmente, ma ravvivato da dentro. E voi ci provocate a uscire dalla logica del “ma si è sempre fatto così”. E quella logica, per favore, è un veleno.
Ci voleva papa Francesco per dirci che questa logica è un veleno!
Un veleno che tranquillizza, come un potente anestetico.
Ricordo a Buenos Aires, una volta, parlando con i giovani, ho detto: “Perché non andate in una casa di riposo a suonare la chitarra agli anziani che sono lì?” – “Ma, Padre…” – “Andate, un’oretta soltanto”. [Rimasero] più di due ore! Non volevano uscire, perché i vecchi che erano così [un po’ addormentati], hanno sentito la chitarra e si sono svegliati, svegliati, svegliati e hanno incominciato [a parlare], e i giovani hanno sentito cose che li toccavano dentro. Hanno preso questa saggezza e sono andati avanti.
Francesco, la chitarra la suona da cinque anni a noi e a alla sua Chiesa, ma molti non vogliono sentire, la logica del “si è sempre fatto così” piace troppo.
Poi le parole più sorprendenti per una Chiesa molto rinserrata su se stessa.
Vi assicuro che il vostro contributo sarà preso sul serio. Già da ora vi dico grazie; e vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me. E quelli che non possono pregare, perché non sanno pregare, almeno mi pensino bene.
Chi in questi giorni ha dimostrato di non voler capire né sentire papa Francesco, dimostrando di non sopportare la sua giovinezza d’animo, l’apertura al mondo e allo Spirito ci ha guidato a questo discorso che spiega perché oggi papa Francesco, fuori da salotto autoreferenziali, sia percepito e capito come la vera autorità morale del terzo millennio.

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