Primo aprile in Costa Rica. Un voto sorprendente

Trentotto anni, da poco in politica, Carlos Alvarado è il nuovo presidente del paese centramericano, contro tutti i pronostici
CLAUDIO MADRICARDO
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Smentendo i pronostici che prevedevano un alto tasso di astensione, il Costa Rica ha eletto ieri Carlos Alvarado Quesada nuovo presidente del piccolo paese centro americano con un voto che ha richiamato alle urne il 67,03 per cento dei tre milioni trecentomila aventi diritto.

Si conclude così con una netta vittoria del candidato della maggioranza progressista al governo una lunga campagna elettorale che aveva richiesto per la terza volta nella storia del Costa Rica il secondo turno, in un paese stanco dei casi di corruzione che hanno colpito il mondo della politica e radicalmente diviso in tema di matrimonio omosessuale.

E vengono altresì smentiti tutti i sondaggi che prevedevano un pareggio tra l’attuale vincitore e il suo avversario e omonimo Fabricio Alvarado, leader religioso conservatore che aveva basato la propria fortuna politica sulla lotta ai diritti degli omosessuali. Un tema che inaspettatamente aveva infiammato il paese dopo che l’attuale presidente Luis Guillermo Solís, che lascerà il suo posto al successore il prossimo 8 maggio, aveva fatto ricorso alla Corte Interamericana dei Diritti umani. La quale aveva stabilito che il Costa Rica avrebbe dovuto riconoscere il matrimonio gay.

Una sentenza che ha determinato gli schieramenti che si sono poi confrontati al secondo turno, con Fabricio Alvarado del Partido Restauración Nacional contro la volontà della Corte, e Carlos del Partido Acción Ciudadana a favore. Con un primo turno in cui si sono presentati ben tredici partiti determinando un’oggettiva dispersione dei voti, e in cui il conservatore aveva ottenuto il 24,78 per cento, mentre il progressista era fermo al 21,74.

Con un voto chiaro, ora il Costa Rica si conferma paese di salde tradizioni democratiche. E come in ogni democrazia che si rispetti, Fabricio Alvarado non ha tardato ad ammettere la sua sconfitta facendo giungere le sue felicitazioni al vincitore.

Carlos Alvarado Queseda, nuovo presidente del Costa rica.

Trentotto anni e con solo quattro di esperienza in cariche pubbliche, Carlos Alvarado è il più giovane presidente della storia del Costa Rica. Giornalista di formazione, in passato ha diretto la campagna presidenziale del suo attuale predecessore, ed è stato ministro prima dello Sviluppo sociale e poi del Lavoro. Carica lasciata all’inizio del 2017 per correre alle presidenziali del suo partito.

Come candidato del PAC ha dovuto far fronte alle critiche che hanno coinvolto il suo partito per gli scandali di corruzione, in particolare modo quello legato alla vicenda del “cementazo” cinese. Uno scandalo politico emerso a metà del 2017 che riguarda un prestito di trentun milioni di dollari a condizioni irregolari da parte del Banco de Costa Rica, banca statale, a un costruttore.

Finché, nel gennaio passato, la sentenza della Corte dei Diritti umani non ha cambiato il panorama dello scontro politico costaricano facendolo scivolare su una china etico religiosa che ha dato fiato a predicatori del tipo di Fabricio Alvarado, che mai e poi mai avrebbe altrimenti potuto pensare di giungere addirittura al ballottaggio, e con tutti i sondaggi che lo davano in gioco.

Determinando una deriva ideologica in un paese fortemente cattolico e conservatore che si è visto minacciato nella sacralità dei propri istituti, primo fra tutti quelli del matrimonio e della famiglia. Mettendo in secondo piano i pur gravi problemi esistenti, come quelli della criminalità, della povertà crescente e del debito pubblico.

Col vincitore Carlos Alvarado vince una visione sensibile alle proposte sociali, basata su politiche al cui centro sono posti l’educazione e i temi ambientali, oltre al riconoscimento della legittimità del matrimonio omosessuale. Mentre naufraga il tentativo del suo antagonista, il predicatore Fabricio Alvarado, che aveva tentato la saldatura tra le istanze religiose più retrive e il diffuso conservatorismo del paese. Seminando paura con slogan in cui il matrimonio omosessuale veniva confuso con la dittatura di genere e l’omosessualità giudicata una devianza.

Una deriva alla quale ieri il Costa Rica ha saputo rotondamente dire di no, nonostante i sondaggi e il rifiuto diffuso nei confronti della politica. Dando fiducia a un progetto progressista di governo come quello proposto da Carlos Alvarado, più conservatore forse di quello del suo predecessore visti i toni della campagna, ma che può contare su stabilità ed esperienza.

 

Primo aprile in Costa Rica. Un voto sorprendente ultima modifica: 2018-04-02T14:43:14+02:00 da CLAUDIO MADRICARDO
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