La prima concreta intesa politica della coppia DMS

Non solo presidenze e posti chiave che escludono il Pd. L'effetto più evidente degli accordi spartitori in parlamento di Lega e Cinque stelle è la pietra tombale sulla legge delega in scadenza sulla riforma dell’ordinamento penitenziario
ADRIANA VIGNERI
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Non si sa se Salvini e Di Maio faranno un governo insieme. Fin qui si sa che hanno deciso insieme la spartizione delle cariche di Camera e Senato. Presidenti, vicepresidenti, segretari d’aula e questori. Decisioni che riguardano persone, decisioni relativamente poco significative sulla linea politica, se non per la scelta, innovativa nella prassi della Repubblica, di non lasciar nulla al principale avversario, cui sarà preclusa la conoscenza di quel che avverrà in materia di governo di quella delicata organizzazione che è la Camera da un lato e il Senato dall’altro.

Un’altra decisione spartitoria è stata testé presa dai due: la presidenza della Commissione speciale della Camera dei deputati, affidata ad un leghista, non Giorgetti, come pareva, ma Nicola Molteni. La Commissione speciale è un organismo temporaneo composto da parlamentari che esprime i pareri sui provvedimenti del governo nel periodo di assenza del nuovo esecutivo. In assenza del nuovo governo e quindi dell’individuazione della maggioranza che vota la fiducia, e conseguentemente dell’opposizione, non è infatti possibile costituire le Commissioni ordinarie, competenti per quei pareri e per molto altro. Si compie così anche questo passaggio: un grillino (Crimi) alla Commissione speciale Senato, un leghista (Molteni) alla Commissione speciale Camera. Secondo la prassi precedente queste presidenze sarebbero spettate ai presidenti uscenti delle commissioni bilancio delle due camere.

Ma non è questo che vogliamo sottolineare. Bensì che contemporaneamente Salvini e di Maio hanno preso anche un’altra decisione, non più di metodo, questa volta una decisione politica, di contenuti, che dice molto sul tipo di governo che ci dobbiamo aspettare dalla coppia. Per scoprirlo basta scorrere l’elenco delle materie di cui la Commissione speciale Camera dovrà occuparsi.

Ci si rende subito conto che manca – tra gli atti che la Commissione dovrà esaminare – lo schema di decreto legislativo che attua (parzialmente) la legge delega in scadenza sulla riforma dell’ordinamento penitenziario. Gli scopi perseguiti dalla legge di delega sono sintetizzabili nell’effettività del recupero del condannato, per diminuire i casi di recidiva ed aumentare la sicurezza della convivenza civile, in attuazione della norma costituzionale secondo cui le pene debbono tendere alla rieducazione del condannato (art. 27 della Costituzione).

A tal fine la legge responsabilizza il magistrato di sorveglianza e richiede l’eliminazione di automatismi e di preclusioni che impediscono l’individualizzazione del trattamento rieducativo e la differenziazione dei percorsi penitenziari in relazione alla tipologia dei reati commessi e alle caratteristiche personali del condannato. Principi di civiltà, dalla cui effettiva applicazione siamo ben lontani nelle nostre carceri, in cui la possibilità di un lavoro manca frequentemente. Principi lontanissimi dalla sensibilità di Salvini, ma evidentemente rigettati, opportunisticamente, anche dal M5S a guida Di Maio.

Se ne occuperanno, appena istituite, le commissioni competenti? No, saremo fuori dai termini della delega. Ne consegue una pietra tombale su di una legge di civiltà, che non aveva affatto lo scopo di svuotare le carceri ma di migliorare i detenuti. Per migliorare l’intera società.

La prima concreta intesa politica della coppia DMS ultima modifica: 2018-04-12T10:04:44+02:00 da ADRIANA VIGNERI
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