È mezzanotte ora italiana. Carmen Consoli è uscita proprio ora, con un nuovo doppio album. Dico la verità, m’aspettavo, a parte due bravi inediti, un insieme di cover conosciute dal pubblico che la segue passo passo da anni nei dischi, nei concerti, nei teatri. Sapevo che era un lavoro acustico, e l’immaginavo compiaciuto come tutti i rifacimenti del proprio repertorio se fatti con una chitarra e due archi. È pericoloso per i “puristi” del rock e della musica classica fare un’operazione simile.
La marcia del pregiudizio s’innesta da sola. Prometto a me stesso che nel caso il lavoro fosse solo una registrazione dal vivo di cose già sentite per anni, non scriverò nulla. Avrò rispetto per il suo lavoro, ma non scriverò nulla.
Sono un po’ stanco dopo una giornata intensa. Ma mi metto in ascolto, e vengo immediatamente travolto da un’inedita energia che non credevo di avere a queste ore della notte.
Scrivo invece perché il disco è qualcosa d’innovativo e potente. La chitarra con cui Carmen suona, una chitarra acustica amplificata, è secca, precisa, due note e si parte verso un sound puro, scarno, potente ed essenziale, verso qualcosa che non m’aspettavo.
Il suono registrato in presa diretta durante il suo tour europeo è magnificamente preciso e asciutto, le note non concedono assolutamente nulla all’autocompiacimento. Una versione contemporanea, che a volte sembra provenire dalla musica di domani, altre da un trio da camera di Schubert. I tecnici, anche loro, sono fantastici.
Per più volte l’ho ascoltato tutto, e va ascoltato in modo attento. Come se foste a teatro. Mi permetto di dare un consiglio ai lettori: mettetevi tranquilli, un paio di cuffie buone per non disturbare i vicini, volume alto e ascoltatelo bene. È un lavoro sì basato quasi interamente su materiale che conosciamo, ma completamente nuovo. Ogni pezzo è linfa nel grande albero della musica contemporanea.
Qualcosa di impensabile oggi nella musica che s’ascolta in rete e diventa un bla bla di superficie come tutto il resto.

Il recente tour europeo delle tre sirene
Sarete immediatamente urticati, sarete graffiati dalla voce che si prodiga senza strumento alcuno. Qualche nota di chitarra, le brave violoncelliste e sarete sì con Strauss, ma anche con La cantata popolare italiana, con il rock, con un sentire diverso, a tratti allucinato, che sfugge a ogni definizione. In una parola: un lavoro splendido. Queste donne sembrano suonare da una stanza del futuro e il paradosso è che i pezzi, a parte due, li credevo conosciuti.
Ascoltando questo suono curatissimo, senz’alcuna concessione all’effetto, m’immaginavo di poter fare analogie con altri cantanti, altri mondi sonori, ma questo non è possibile.
Il brano “Tano” è un capolavoro al femminile in siciliano e Carmen ricorda la potenza di Rosa Balestreri. Il brano di apertura del doppio album “Uomini topo” è un coltello lanciato sui luoghi comuni che ci sopraffanno, ci rompono testa e cuore saturi di cattivi maestri ahimè per ora vincitori.
Torna a casa scimmione/proprio in questa casa ci volevi portare il terrore/ abbia fede sono un dottore/si faccia curare /il razzismo se preso in tempo non è mortale…
Carmen Consoli è al suo massimo carisma, dà tutto il suo corpo traducendolo in grande personalità vocale, il suo suono lucido essenziale e pieno. Nelle mie orecchie gira qualcosa che non conoscevo e non mi aspettavo. Qualcosa che m’interroga e mi tiene desto, qualcosa di inedito. In Italia non si era mai sentito prima un album realizzato così. La presentazione viene fatta in giro per le nostre città da Carmen stessa nelle Librerie Feltrinelli. Spostando anche qui i criteri di presentazione di un disco.
Ma se vi fidate di chi scrive, ascoltatela in tranquillità a pieno volume e senza interferenze. Vi troverete a teatro con le musiciste da camera che metteranno dubbi ai vostri modi di pensare un artista, un disco, il rock, la canzone, la musica da camera. Perché le analogie dopo averlo ascoltato bene non saranno possibili. È corretto che io dica che nutro molto amore per il lavoro di Carmen, ma stavolta mi ha spiazzato al di là dei mie sentimenti per la sua arte.

Il recente tour europeo delle tre sirene
Non mi resta che la tautologia. Dopo aver tentato i paragoni, dopo aver ascoltato i suoni potenti e secchi, la sua voce dai bassi potenti e dagli acuti sensuali, vi confermo che Carmen Consoli è paragonabile solo a Carmen Consoli. Al punto di potersi permettere in questo disco di fare l’interprete di se stessa e senza citarsi, senza ammiccare. Con grandissima eleganza, si va dall’alto sempre più in alto. Un risultato che non m’aspettavo. Fuori dalle nostre certezze perché come dice il poeta
il bello è lì / attende solo di essere amato.

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