Ha esordito come batterista che andava in giro con chi lo contrattava. Agli inizi, suonava perfino nella band di Orietta Berti. Michele Torpedine, con sano senso autocritico, scopre a un certo punto di essere un discreto musicista ma di valere di più come ideatore di eventi e fiancheggiatore/promoter di artisti talentuosi. Quindi, cambia mestiere – a convincerlo definitivamente fu il paragone con l’inarrivabile batterista Tullio De Piscopo – e si rivela un geniale manager che gestisce contratti, uscite discografiche, tournée.
Ora, con alle spalle quasi quarant’anni di esperienza, racconta le sue gesta in “Ricomincio dai tre” (Edizioni Pendragon, 16,00 euro).
Tutto inizia con la collaborazione con Gino Paoli agli inizi degli anni Ottanta. È Torpedine infatti ad avere l’intuizione dell’accoppiata Vanoni-Paoli che sbanca i botteghini e rilancia definitivamente Paoli nell’Olimpo dei padri nobili della musica italiana, posizione che non abbandonerà più. Gino, che gli presterà una cifra consistente per non fargli sfuggire un’occasione contrattuale, è descritto come
orso, burbero, lunatico, a volte stronzo, però uomo fino in fondo che mi ha cambiato la vita.
Le 246 pagine scorrono piacevolmente tra aneddoti, ritratti di alcuni personaggi e relativi gossip che fanno da corollario a una carriera milionaria. Dopo Paoli, Torpedine fa bingo con l’incontro con Zucchero, un emiliano ruspante da pianura padana con l’innata passione per il blues. L’aiuta a trasformarsi in fenomeno da tour mondiali.
Molto gustoso l’episodio Miles Davis-Pino Daniele che precede l’incontro Zucchero-Luciano Pavarotti e l’incisione in coppia di “Miserere”. È stato proprio Torpedine a convincere il tenore per antonomasia che bisognava tentare la contaminazione con il pop dando vita all’appuntamento del modenese Pavarotti International dove sono passate tante stelle internazionali. Con Zucchero saranno quindici anni di collaborazioni e molti successi. Il rapporto però via via s’incrina per il carattere non molto generoso del bluesman e per l’insoddisfazione del manager. Nel mezzo la scoperta di Giorgia, portata a vincere Sanremo nel 1995 ma con cui ci saranno più divergenze che affinità. Buono il lavoro con Cristiano De André nel progetto “De André canta De André”.
La casualità dell’incontro con Andrea Bocelli, che faceva il cantante di pianobar a Pontedera, è un’ulteriore svolta dalle uova d’oro con la conquista del mercato statunitense, con l’apoteosi dei concerti alla Casa Bianca con Clinton e Bush junior oltre a quello di fronte a Giovanni Paolo II: il bel canto italiano da melodramma trionfa. C’è anche il passaggio di consegne tra Pavarotti e Bocelli, il primo è tra gli estimatori più convinti del suo erede almeno discografico per boom di vendite.
Non mancano le annotazioni critiche per qualche delusione e per “l’effetto Yoko Ono”: le mogli e le fidanzate che si intrufolano troppo nella vita dei propri compagni/artisti fino a condizionarne le scelte penalizzando i manager. Poi ci sono invidie, taccagnerie tipiche dello spietato mondo dello spettacolo dove non tutto luccica come sembra. E sogni non realizzati: come il mancato feeling con Ivano Fossati. Infine, il colpaccio ancora in atto di Torpedine manager del gruppo Il volo, tre ragazzi dalle voci potenti che avevano incuriosito il manager durante una trasmissione tv dal titolo di un pezzo paoliano: “Ti lascio una canzone”. Si trasforma in oro e dollari ciò che tocca questo impresario di successo nato a Minervino Murge e trapiantatosi da ragazzo a Bologna.
Un bravo manager deve essere pure sbrigativo e gentile. Ne sono testimone diretto. In una serata a casa di Paoli a Quinto, periferia genovese, pasticciando a base di pesto fatto in casa e alici marinate, siglai un accordo con Gino e Torpedine per scrivere un libro che doveva essere più o meno “l’Italia raccontata dal decano dei cantautori attraverso carriera e canzoni”.
Ci salutammo brindando all’intesa. Una settimana dopo, mentre stavo lavorando alla scaletta del volume, arriva la telefonata di Torpedine:
Non so come dirtelo… Arnaldo Bagnasco, vecchio amico di Gino, ci ha fatto più o meno la tua stessa proposta. Paoli non gli ha saputo dire di no. Mi dispiace… Ci vediamo al prossimo concerto.

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