Un anno o poco più, e il turista in visita – per dire – a Venezia potrà alloggiare in un appartamento prenotato via Airbnb, potrà girare nei canali con una barca di un privato presa in affitto con un identico meccanismo “tra pari”, e ugualmente potrà visitare i dintorni con un’auto (o una moto) noleggiata da un privato. Non più noleggi, insomma. Niente più Avis o Hertz o Maggiore. Il sistema cosiddetto del “peer-to-peer sharing” sta rapidamente prendendo piede in America, andando oltre il car sharing, e presto, inevitabilmente, s’estenderà nel resto del mondo, proprio com’è successo con Airbnb e altre organizzazioni simili.
Sono in particolare due le aziende già attive: Turo e Getaround. La prima ha rastrellato investimenti per un valore di 92 milioni di dollari nel mese di dicembre 2017; la seconda 45 milioni di dollari nell’aprile 2017.
Naturalmente è già scattata la controffensiva degli operatori del settore, così com’è già successo, con Airbnb e Uber, nel campo degli albergatori e in quello dei tassisti e noleggiatori.
Le nuove aziende, non possedendo parchi auto proprie, non si considerano alla stregua degli operatori tradizionali del settore, e dunque affermano di non dovere sottostare alle stesse regole. Si e sono proclamano piattaforme tecnologiche di intermediazione tra privati.
Airbnb e Uber, come si sa, hanno dovuto in parte cedere alle pressioni delle amministrazioni e dei governi, accettando alcune delle forme regolatorie e fiscali imposte agli operatori tradizionali del settore. Si vedrà se accadrà qualcosa di simile con Turo e Getaround. Sarà importante capire che cosa succederà alle nuove start up della sharing economy, perché il loro eventuale successo e diffusione implicherà un “contagio” rapido in altri settori dei servizi, dove è possibile l’incontro tra privati, com’è il caso di un automobilista che aspetta all’aeroporto un visitatore che ha prenotato la sua automobile, ha già pagato attraverso l’apposita app, e gli dà le chiavi della sua auto per il tempo pattuito.
Incontra il proprietario dell’auto per prendere l’auto,
dice il sito web della compagnia Turo.
Molti proprietari offrono la consegna, perciò ti porteranno l’auto proprio dove sei. Gira intorno alla macchina, mostragli la patente, prendi le chiavi e mettiti alla guida al tramonto del sole.
In America, scrive Peter Holley sul Washington Post,
il prezzo medio di un’auto è schizzato a 33.000 dollari, e la gente si chiede se c’è un modo di cavarne più valore [oltre l’impiego normale]. Turo e altre compagnie di car sharing dicono che offrono ai proprietari di auto un modo per massimizzare il valore di questi beni (o anche contribuirne al pagamento) guadagnando soldi nei momenti in cui l’auto sarebbe parcheggiata o inattiva.
Ai guidatori affittuari offre flessibilità e convenienza. Vuoi mettere la praticità e comodità di trovare l’auto pronta per te, all’uscita dall’aeroporto, al confronto con la scocciatura di raggiungere i parcheggi dei noleggiatori, lontani dal terminal, dove caso mai ci sono file d’attesa?
Turo conta già duecentomila proprietari di auto iscritti online al suo sito, disponibili a darle a noleggio per quattordici dollari al giorno (per una Cinquecento) fino a 179 (per una Porsche 911).

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
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