Non sono molti i libri usciti in occasione del centenario di Porto Marghera. Tra questi, un posto particolare occupa il volume fotografico di Andrea Merola, “Avevo paura del petrolchimico”, curato da Rosebud2 e acquistabile online.
- 28 ottobre 1993. Marghera. Lavoratori Petrolchimico in corteo sul cavalcavia di Mestre . © Andrea MEROLA
- 28 ottobre 1993. Marghera. Lavoratori Petrolchimico in corteo sul cavalcavia di Mestre . © Andrea MEROLA
Fotoreporter veneziano – dal 1995 corrispondente dell’agenzia Ansa dopo aver documentato per anni l’attualità della città lagunare per testate nazionali ed internazionali – Merola ci regala una preziosa testimonianza visiva delle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori di Porto Marghera dagli anni Ottanta dello scorso secolo a oggi. Testimonianza visiva che dà un volto a donne e uomini (tanti, tantissimi) impegnati nella difesa del posto di lavoro. Folle oceaniche che sfilano in corteo, bloccano strade e autostrade, ma anche mobilitazioni da parte dei dipendenti di singole aziende, o di piccoli gruppi di lavoratori.
- Aprile 1994 – Venezia. Operai Alutekna a Venezia, nel cortile di Palazzo Ferro Fini protestano contro la cassa integrazione . © Andrea MEROLA
- 29 Maggio 1984 – Mestre. Lavoratori provenienti da tutto il Veneto in piazza Ferretto durante il comizio del leader della Cgil Bruno Trentin © Andrea MEROLA
Oltre a fotografare, Andrea Merola scrive, racconta con le parole la sua storia, che incontra molto presto quella degli operai. Racconta dell’affacciarsi a un mondo sconosciuto, per un giovane nato e cresciuto tra calli e rii: scoperta, fascinazione, empatia. Racconta la distensione dei rapporti (inizialmente non sempre fluidi) tra lavoratori e studenti; l’inizio dello spostamento delle aziende all’estero, tra le cause delle manifestazioni documentate; la questione sempre più deflagrante del disastro ambientale e della tutela della salute. Racconta, con immagini e parole, l’orgoglio operaio.
È un libro di testimonianza e autobiografia pieno di umanità, sentito nel profondo, arricchito da una bella introduzione di Gianfranco Bettin.

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