Siamo tornati a scovare, telefonicamente, Giovanni Cerruti, nel suo “paesello natio”, il suo buen ritiro sul lago Maggiore di giornalista in pensione ma ancora e sempre sulla palla, specie sui temi che lo vedevano protagonista e riconosciuto esperto quand’era in attività, cioè la Lega, quella dei tempi di Bossi e di Maroni. Quella che ancora si chiamava Lega nord.
L’ultima volta che abbiamo interpellato Giovannino è stata un po’ prima delle elezioni, sull’onda della vicenda di Attilio Fontana, eletto poi presidente della Regione Lombardia, che in campagna elettorale aveva fatto notizia con le sue parole sulla “razza bianca” minacciata dall’immigrazione e dai cambiamenti demografici.
Adesso siamo in un’epoca politicamente, e direi perfino antropologicamente, diversa e distante, rispetto a quei giorni. Per non parlare della diversità della Lega guidata da Salvini rispetto alla Lega nord. Salvini straripa anche al centro e al sud. La Lega oggi è un’altra cosa. Anche perché ha sorpassato pure l’alleato che, prima del voto, tutti davano come l’azionista di maggioranza del centrodestra, e ambisce a occuparne lo spazio, come già sta accadendo.
Allargandosi, non solo perde il suo spirito originario, ma anche il controllo di parti importanti appena conquistate, che rispondono non al comando salviniano, ma ai capibastone locali, riciclati che sono saliti sul suo carro ma che sono allineati al capo finché conviene.
Dice Cerruti:
Non rispondono a Salvini. Rispondono ai cosiddetti cavoli loro. Non li controlli. Subito dopo le elezioni mi è venuta in mente una scena strepitosa del ’94. La sera del lunedì dei risultati elettorali. In una pizzeria di Milano con Bossi, che a un certo punto ha la faccia dell’imbronciato. E noi gli chiediamo, ma che c’è? sei incazzato? E lui ci guarda e dice: “abbiano preso troppi voti”.
Per Salvini è la stessa cosa, è come la famosa storia di Pajetta che dalla prefettura di Milano chiama Togliatti e gli dice trionfante: “Compagno Togliatti abbiamo occupato la prefettura di Milano!”. E Togliatti: “Bravo! E ora che ve ne fate?”. È la stessa situazione di Salvini.
A conferma dello smarrimento da eccesso di successo, Cerruti osserva:
Se ci fai caso Salvini non parla più dei suoi cavalli di battaglia anche perché sa che sono cavalli già azzoppati, non parla più di flat tax, di rispedire 800mila immigrati al loro paese, non ne parla più anche perché sa che sono cose irrealizzabili. E ogni tanto gli scappa la frizione e bulleggia.
Come la notte del bombardamento in Siria, e lui fa quell’ormai celebre tweet con l’impulsività di quelli dal grilletto facile. Pazzesco. Tu traduci quelle frasi in inglese e dimmi tu come le leggono all’ambasciata americana…
Adesso dice che si “mette in gioco”, alludendo alla possibilità di un distacco da Silvio e di una sua discesa in campo per fare lui, con Di Maio, il governo.
Ancor di più s’attaglia la storia di Pajetta e della prefettura…
No, non se ne esce non ne escono. Sui giornali sia lui sia Di Maio sono definiti a giorni alterni grandi strateghi. Benissimo però sono passati cinquanta giorni e non è successo niente.
Nel frattempo, anche per via di quest’ansia di fare a ogni costo il governo con un ruolo da protagonista, Salvini, non si sa se consapevolmente o meno, alimenta il mutamento radicale del suo partito, che sempre più si distanzia da quel che era e forse è ancora nei suoi insediamento storici.
Un paio di giorni fa sento la Palombelli che, intervistata da Giannini, fa l’apologia della nuova classe dirigente della Lega. Vai a vedere il programma della Lega. Sull’euro pontifica Alberto Bagnai, che non c’entra niente con la Lega, sulla flat tax Armando Siri, anche lui non c’entra niente con la Lega, e idem la Bongiorno sulla giustisia, tutti con un seggio in parlamento. Il programma della Lega non c’è, è una composizione di fette di torta prese da questo e da quello da quell’altro, fette variegate e probabilmente del tutto avariate. Hai notato che – a parte Salvini e Giorgetti – non c’è un dirigente della Lega che in questi orami mesi abbia aperto la bocca?
Se tu mi trovi una sezione della Lega dove si sia discusso di flat tax, ti do la mia pensione del prossimo mese. Vedi i manifesti con la faccia di Salvini che dice grazie, ma non c’è altro, non c’è niente. Certo, non c’è niente neppure per quel che riguarda il Pd o Forza Italia. E quelli che sembrano più politicizzati e informati ripetono nei bar quel che sentono in televisione. Come un tipo di qui, il leghista conosciuto come tale che dice “ma che ci vuole? facciamo una legge sul ballottaggio e poi tra due settimane andiamo a fare un ballottaggio di tra Lega e 5 stelle.
E se vado a vedere di cosa si discute su fb, vien voglia di scappare subito da questo paese…
Caro Giovannino, oggi però conta sopratutto, forse solo la leadership, e Salvini ne ha, o no?
Per carità, lo vedi in televisione, lo senti alla radio è bravissimo. Lui s’adatta a qualsiasi tipo d’interlocutore. Però bo’. Che ci fa della sua leadership? Torna la storia della prefettura…

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