Casalinghe e no

MARIA LUISA SEMI
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Non sono mai riuscita a capire perché vi sia un antagonismo fra casalinghe e donne che hanno anche un lavoro “fuori casa”.

Una casalinga vera – non quelle che hanno colf italiane o straniere a tempo pieno – lavora, e lavora molto. Penso al fatto che non ha fine settimana, lavora (quante ore al giorno?), non ha ferie e soprattutto non è retribuita (sono ancora tante, diversi milioni, come indicano i dati dell’Istat, le donne casalinghe nel nostro Paese*).

Mai generalizzare, ma in fondo dipendono dal lavoro del marito o compagno che sia (oggi scrivere marito sembra fuori luogo). E quindi dipendono dall’uomo che trovano. Qualcuno, sbagliando del tutto, le definisce “mantenute”, perché, anche per acquistare un paio di scarpe devono chiedere un contributo al loro uomo.

Certo, se le cose vanno bene, se l’uomo è consapevole del lavoro, dell’attività della propria donna, se soprattutto c’è amore o quanto meno affetto, complicità, le cose vanno bene. E, ovviamente se scegliere il lavoro – perché vero lavoro è – è una decisione libera.

Forse oggi è diverso, ma un tempo, non molto lontano, al momento dell’unione, la classica frase era: “Io già guadagno a sufficienza, posso mantenere una famiglia e quindi tu puoi rimanere a casa; se poi arriveranno figli, li dovrai seguire tu”
Troppo spesso è così.

Quelle che invece hanno una attività anche (anche!!) fuori casa, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno due lavori. Hanno due aziende da seguire.
Organizzare la casa, trovare, se possibile un aiuto esterno, e, al ritorno dal lavoro fuori casa, verificare che tutto sia in ordine, che l’uomo, stanco, si possa riposare, trovando il pasto caldo, le camicie stirate e… altro.

Sono tuttavia autonome, dispongono di uno stipendio o di entrate delle quali possono decidere.

Non c’è il bene o il male in nessuna delle due situazioni: sempre lavoro, a casa o fuori.

Il problema è, come scrivevo all’inizio, l’antagonismo.

Non so perché, le lavoratrici extra moenia sono considerate dalla casalinghe persone che trascurano la famiglia, che non seguono i figli, che, in fondo, si divertono. Mentre, sempre che una donna sia una persona seria, il lavoro viene svolto con coscienza e la casa risulta organizzata e pulita. Rifare i letti, passare l’aspirapolvere, stirare non sono certamente attività che danno soddisfazione, ma che sono necessarie. Quanto ai figli, dipende. Se l’esempio, fondamentale, è buono, i figli possono essere responsabili e non invece coccoloni seguiti troppo; quante mamme passano pomeriggi a verificare i compiti dei bimbi, cercando di essere loro utili e, secondo me, sbagliando. Dire ai figli che la madre lavora, il padre lavora e che quindi lo studio pomeridiano è, semplicemente il loro lavoro?

Tuttavia il senso di disprezzo, di poca considerazione per quello che è considerata una missione c’è.

Quante volte, io che ho sempre svolta una attività professionale mi sono sentita dire che il mio lavoro era un pretesto per trascurare soprattutto i figli?

Quante volte mi sono sentita chiedere se ero capace di fare non so quale pietanza? Ovviamente necessaria.

Il rovescio della medaglia: la poca, troppo poca considerazione che le “lavoratrici” hanno per le casalinghe.

Ritengono spesso che passano il loro tempo girellando per casa, pensando a quale vestito indossare, che non hanno termini o scadenze, che insomma, più che lavoratrici sono persone che, libere, si fanno i fatti loro.
Sbagliate, entrambe sbagliate le due posizioni.
Perché mai le due “categorie” non si rispettano a vicenda, sempre che si tratti di libere scelte?

Se una donna preferisce un lavoro “interno”, perché pensarne male ? Che poi il lavoro del tutto interno non è: la casalinga non si limita a spazzare o altro; oggi è in grado di andare in banca, di fare una raccomandata, di sottoscrivere un abbonamento.
E quindi… senza fare del femminismo a oltranza, questa mentalità dipende dall’uomo. Che si sente, se non un eroe, indispensabile quando deve accompagnare la sua donna a una visita medica, cosa che la donna stessa potrebbe autonomamente fare. Purtroppo ritiene talvolta che le spese di casa siano eccessive perché gestite non da lui, che in fondo la donna è fragile e pertanto ha bisogno di aiuto. Ma ha veramente bisogno di aiuto? Le donne single fanno sempre di tutto e di più.

Considerazioni sul giusto o sullo sbagliato. Pensiamo a donne che, rimaste vedove e con figli da seguire e mantenere, si sono rimboccate le maniche e sono state in grado di gestire la baracca/casa, nonché di allevare – e bene – i figli.
Queste, pur avendo un doppio lavoro, sono considerate bravissime e da lodare. E allora, perché le lavoratrici fuori casa no?

Come dicevo non ho mai capito queste situazioni. Non sarebbe male se casalinghe e “lavoratrici” si rispettassero a vicenda e che gli uomini comprendessero non solo che lavoro è sempre lavoro, ma anche che una parte del lavoro di casa spetterebbe a loro.

*Sono sette milioni 338mila – dati Istat 2016 – le donne che si dichiarano casalinghe nel nostro Paese, 518mila in meno rispetto a dieci anni fa. La loro età media è sessant’anni.
Le anziane di 65 anni e più superano i tre milioni e rappresentano il 40,9 per cento del totale, quelle fino a 34 anni sono l’8,5 per cento. Le casalinghe vivono prevalentemente nel Centro-Sud (63,8 per cento). Il 74,5 per cento delle casalinghe possiede al massimo la licenza di scuola media inferiore. Nel 2012 solo l’8,8 per cento ha frequentato corsi di formazione, quota che sale di poco tra le giovani di 18-34 anni (12,9 per cento).
Il 42,1 per cento delle casalinghe vive in una coppia con figli, un quarto in coppia senza figli e il 19,8 per cento da sola. 560mila casalinghe sono di cittadinanza straniera.
Poco più della metà delle casalinghe non ha mai svolto attività lavorativa retribuita nel corso della vita. Il motivo principale per cui le casalinghe di 15-34 anni non cercano un lavoro retribuito è familiare nel 73 per cento dei casi. Seicentomila casalinghe sono scoraggiate e pensano di non poter trovare un lavoro.

 

Casalinghe e no ultima modifica: 2018-05-04T17:33:05+02:00 da MARIA LUISA SEMI
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