La sinistra nel porto delle nebbie

Le ambiguità dei grillini si sono sciolte in una direzione. La sinistra, in tutte le sue componenti moderate e radicali, è sotto shock. La prospettiva di una rapida implosione del governo che sta per prendere forma non è da scartare ma non può essere fondativa di una ripartenza.
ALDO GARZIA
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Sta avvenendo in queste settimane quello che fino a poco tempo fa sembrava impossibile, o quanto meno improbabile. Un movimento/partito inventato da un attore satirico (Grillo) e da un esperto di linguaggi digitali (Casaleggio) è diventato la prima scelta degli elettori. A fare pendant c’è il boom della Lega che perdendo “nord” dalla sigla ha superato il limite di forza non nazionale facendo il balzo per la conquista della supremazia nel centrodestra.

Ora queste due forze sono alla prova del governo con l’unica incognita del personaggio che ne assumerà la premiership, problema su cui vigila Mattarella (“il presidente non è un notaio”) per non creare brusche sterzate nella collocazione internazionale e nelle compatibilità economiche europee.

A fare da corollario a tale quadro ci pensa la “riabilitazione” giudiziaria e politica di Berlusconi che dando semaforo verde al governo Lega-M5S e non opponendosi più di tanto accetta la divisione del centrodestra in nome della governabilità.

Toccherà poi al “programma” verificare la praticabilità di alcune promesse: reddito di cittadinanza, flat tax, pugno di ferro sull’immigrazione, abolizione della Legge Fornero. Quello che ci attende di sicuro è una svolta nelle politiche sociali e negli orientamenti culturali.

Ha vinto la formula “né di destra, né di sinistra” che si è imposta per la prima volta in un paese europeo non dell’Est mentre l’insieme del vecchio continente continua il suo spostamento – proprio come l’Italia – a destra (la crescita del sovranismo che nasce dall’impasse dell’Europa politica).

Le ambiguità dei grillini si sono sciolte in una direzione. La sinistra, in tutte le sue componenti moderate e radicali, è sotto shock. Analisi e confronto non sono neppure iniziati. Eppure l’esito era prevedibile, pur se non nelle dimensioni della sconfitta. Si conclude così un lunghissimo periodo di incubazione della svolta in atto: quarant’anni di crisi politica istituzionale (la “Repubblica dei partiti” muore nel 1978 con l’omicidio Moro), trent’anni di lacerazioni a sinistra (iniziate dopo il 1989), oltre vent’anni di contenimento sul ciglio dell’abisso con soluzioni “tecniche” (dal governo Ciampi a quello Monti), dieci anni dalla nascita del Pd che non ha dato gli esiti auspicati di ricomposizione delle varie tradizioni progressiste, cinque anni di “renzismo” che hanno deluso le aspettative interne al Pd ed esterne a quel partito (la vittoria dei “no” nel referendum istituzionale), la fine dell’illusione che basta dichiararsi più radicali per risolvere questioni identitarie e di proposta (il secco insuccesso di Liberi e uguali).

A tutto ciò s’aggiunge il colpevole ritardo nel comprendere gli effetti della rivoluzione digitale sui meccanismi di comunicazione e di consenso (il tema per esempio degli algoritmi). C’è quindi da fare i conti con alcuni decenni di politica italiana e non solo, con rancore sociale e rifiuto della politica.

Senza una molto seria riconsiderazione critica di lungo periodo continuerà a prevalere il chiacchiericcio della politica da talk show. Non ci sono possibili scorciatoie. Una batosta così forte la sinistra non l’aveva mai subita: è al minimo storico per consensi e radicamento. Anzi, c’è chi sostiene – in questo stesso campo – che la sinistra sia stata espiantata dalla società italiana e che sia a rischio estinzione: è un campanello d’allarme che si farebbe bene ad ascoltare. È perciò assai probabile che chi non si riconosce del patto Lega-M5S abiterà a lungo nel porto delle nebbie, a meno di una rapida implosione del governo che sta per prendere forma (prospettiva non da scartare ma che non può essere fondativa di una ripartenza).

Se le cose stanno così, si capisce l’angoscia di Rosy Bindi che arriva a proporre un bing bang dell’opposizione di sinistra che preveda – se necessario – lo scioglimento del Pd che intanto deve eleggere un nuovo segretario e scegliere una nuova politica.

Si capiscono meno le scaramucce all’interno di Liberi e uguali (fare o non fare un’accelerazione sulla via della fusione tra Sinistra italiana e Mdp) senza la capacità di ripensare un progetto per l’intera sinistra su cui aprire una sana competizione di idee e di proposte. La nebbia in porto è fitta.

La sinistra nel porto delle nebbie ultima modifica: 2018-05-13T16:15:44+02:00 da ALDO GARZIA
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