Martedì scorso in Senato, nel corso della discussione sulla fiducia al governo giallo-verde, Matteo Renzi aveva detto:
come primo atto, quando saranno costituite le commissioni, convocheremo la ministra della difesa [Elisabetta Trenta, M5S] al Copasir per chiarire dei punti che ella conosce.
Per esser chiari, le commissioni non sono state ancora costituite per le imbarazzanti difficoltà della maggioranza di spartirsene le presidenze, e men che mai – per le stesse ragioni – sono stati costituiti i comitati speciali come il Copasir, cioè il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che esercita il controllo sull’operato dei servizi segreti italiani. E tuttavia un immediato seguito all’annuncio di Renzi c’è stato: una interpellanza al presidente del consiglio Giuseppe Conte da parte di un gruppo di autorevoli deputati Pd (Quartapelle, Procopio, Fiano, Morani, Marco di Maio, Fassino).
Altra premessa non irrilevante riguarda la scelta del cosiddetto strumento di sindacato ispettivo. A differenza dell’interrogazione (che consta di norma di una semplice domanda, e per la quale il regolamento stabilisce che il confronto si apre e si chiude con la risposta del governo), la interpellanza è un atto così fortemente politico da trasformarsi, per regolamento, in un mini-dibattito: uno degli interpellanti illustra il documento, il presidente del consiglio argomenta la risposta, e infine lo stesso o un altro degli interpellanti replica. E materia, in questo caso, ce n’è a josa. Vediamola, scorrendo l’interpellanza:
la neo ministra ha dichiarato di essere membro del consorzio Criss (Consortium for Research on Intelligence and Security Services), e di occuparsi da anni di interventi in Paesi usciti da conflitti come Iraq e Libia attraverso, tra le altre cose, l’organizzazione SudgestAid, una società consortile italiana senza scopo di lucro collegata all’ateneo Link, e che promuove la ricostruzione anche burocratica in Paesi devastati dai conflitti bellici.
Se non che alcuni giorni fa
il settimanale francese Le Point ha insinuato che la società SudgestAid abbia “reclutato mercenari in Medio Oriente”; e nel 2012 la Farnesina assegnò proprio alla SudgestAid un contratto da mezzo milione di euro per ‘incoraggiare il disarmo dei combattenti libici.
Di più, l’interpellanza ricorda che, secondo fonti di stampa,
la SudgestAid ha ingaggiato Gianpiero Spinelli, di professione contractor, colui che arruolò i quattro contractor italiani poi rapiti in Iraq. Spinelli pare che abbia raccontato di essere stato ingaggiato da SudgestAid per recuperare i missili terra-aria sottratti dagli arsenali di Gheddafi in Libia e segnalati dai servizi segreti. Ma, vista la pericolosità della situazione libica, venne poi concordata una modifica al piano: addestrare 134 ex miliziani a cui affidare la protezione delle zone archeologiche. La guerra civile che scoppiò di lì a breve cancellò pure questa seconda operazione.
Ora, il sito della società SudgestAid non risulta più attivo ma
la circostanza che la neo ministra della difesa, al vertice dell’esercito e delle forze armate italiane, abbia presieduto una società che, tra le altre attività, pare abbia assoldato mercenari e abbia ricevuto commesse su temi strategici e sensibili – e a volte secretati – sia dalle autorità italiane che straniere, sembra non soltanto inopportuna ma profilerebbe, a parere deglin interpellanti, anche un potenziale conflitto di interessi perché sembra far venire meno quelle garanzie di imparzialità e riservatezza indispensabili per la tutela degli interessi delle forze armate italiane e degli obiettivi strategici della sicurezza nazionale.
Da qui a chiedere formalmente
quali siano ad oggi i legami della ministra Trenta con la società SudgestAid
il passo è così breve e necessitato da spingere i firmatari della interpellanza a chiedere al presidente del consiglio
se non ritenga che le evidenze sommariamente esposte in premessa non possano configurare una causa ostativa per un efficace e imparziale svolgimento di un incarico tanto sensibile e strategico quale quelli di ministro della difesa.
Chissà quando verrà la risposta (obbligatoriamente in assemblea plenaria, secondo regolamento) e soprattutto come. Si vuol dire che è qualcosa più di un augurio che il prof. Giuseppe Conte non deleghi alla risposta al ministro per i rapporti con il parlamento. Gli è lecito farlo, ma sarebbe non solo l’ennesima figuraccia ma una mossa per allontanare da sé la responsabilità che il presidente del consiglio ha sui ministri del suo gabinetto e in particolare su quelli cui sono delegate le funzioni più delicate.

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2 commenti
Chiedere a Di Paola che era alla difesa con il governo Monti o alla Cancellieri che era a capo dei servizi segreti? Se Renzi sa di verità nascoste espone la Trenta a spiegare delle ragioni segretate dallo stato e non può farlo, se non sa, è un cretino che non sa quello che dice.
Correttamente viene scritto che il sito web di
SudgestAid non e’ piu’ online, ma i suoi dirigenti sono tutt’ora attivi, vedi pagina web sotto:
http://unilink.it/water-management-school/#
Inoltre basta interrogare Google con la stringa seguente x trovare numerosi documenti e dossier riguardanti questa societa’:
SudgestAid filetype:pdf