Parte dei 35.000 militari americani, o anche tutti, di stanza in Germania potrebbero far rientro negli Usa e un migliaio spostati in Polonia, secondo quanto rivela il Washington Post.
Non si capisce se l’indiscrezione fatta filtrare rifletta una scelta reale dell’amministrazione Trump o se sia una mossa tattica per condizionare il prossimo vertice della Nato in programma a Bruxelles l’11 e il 12 luglio prossimi. Una mossa per spingere gli alleati recalcitranti, sopratutto i tedeschi, a spendere di più per la difesa atlantica. Attualmente la Germania è sotto il due per cento del suo Pil per le spese di difesa, sotto cioè la soglia fissata dalla Nato al vertice in Galles del 2014.
Più precisamente spende l’1,24 per cento del suo Pil con l’impegno di arrivare all’1,5 per cento nel 2024. Dei 29 stati membri della Nato, quattordici hanno fatto piani per raggiungere l’obiettivo del due per cento entro il 2024. Otto l’hanno già raggiunto: Stati Uniti, Regno Unito, Grecia, Lettonia, Lituania, Polonia, Estonia e Romania. Bulgaria, Francia, Ungheria, Montenegro, Slovacchia e Turchia dovrebbero raggiungerlo entro la scadenza. Germania, Spagna, Belgio e Italia non sembrano in grado di farcela entro il 2024.
Di qui il forte disappunto verso gli alleati europei, Germania in testa, da parte di Donald Trump, il quale peraltro non nasconde, fin dalla sua campagna elettorale, il proposito di disimpegnarsi dalla Nato, che considera “obsoleta”.
Si dice che in una riunione con gli uomini del Pentagono e del Consiglio per la sicurezza nazionale Trump si sia detto “scioccato” apprendendo delle dimensioni della presenza militare americana in Germania, il più grande contingente statunitense in Europa. E ha chiesto al Pentagono uno scenario dei costi/benefici di un ritiro completo dalla Germania.
In una lettera al primo ministro norvegese Erna Solberg, del 19 giugno, in vista del summit di Bruxelles, Trump scrive:
La Norvegia è l’unico alleato della NATO che condivide un confine con la Russia a cui manca un piano credibile per spendere il due per cento del suo prodotto interno lordo nella difesa.
Comprendo le pressioni interne. Io stesso ho speso un considerevole capitale politico per aumentare le nostre spese per la difesa. Tuttavia sarà sempre più difficile giustificare ai cittadini americani il motivo per cui alcuni paesi continuano a non rispettare i nostri impegni condivisi nella sicurezza collettiva.
In una lettera alla cancelliera tedesca Angela Merkel, Trump accusa la Germania di “minare la sicurezza” della Nato e di essere un cattivo esempio per altri alleati spingendoli a non aumentare le proprie spese militari. Lo riferisce il New York Times.
È sempre più difficile – afferma il tycoon – giustificare agli americani perchè alcuni Paesi non condividono il peso della sicurezza nella Nato mentre i soldati americani continuano a sacrificare le loro vite all’estero o a tornare a casa gravemente feriti.
La questione delle eccessive spese militari all’estero è un leitmotiv della campagna permanente di Trump. In un discorso lo scorso marzo, prima quindi dell’incontro con Kim Jong-un, il presidente americano aveva dichiarato:
Perdiamo soldi nel commercio internazionale e perdiamo soli nel militare. In questo momento abbiamo 32.000 militari al confine tra Nord e Sud Corea. Vediamo che succede.
E l’Italia?
Nel nostro paese c’è il secondo più importante contingente americano in Europa, con 12.766 militari in tre “facilities” che s’aggiungono alle sette “Nato installations”: una decina di basi americane e alleate. In tutto oltre trentamila militari Usa, come fece notare Trump ricevendo Paolo Gentiloni alla Casa Bianca nell’aprile dello scorso anno. Per ricordargli ancora una volta l’esigenza di arrivare al più presto al fatidico due per cento del Pil dedicato alla difesa. L’allora presidente del consiglio s’impegnò a fare il possibile per rispettate l’impegno. Tradotto in cifre significa una spesa di 63 milioni di euro al giorno che arrivano a cento, se si calcolano altre uscite legate indirettamente al bilancio della difesa.
Il 30 luglio Trump riceverà il nuovo presidente del consiglio Giuseppe Conte alla Casa Bianca.
Inevitabile che il dossier spese militari occupi un posto centrale nei colloqui.
D’altra parte l’incontro alla Casa Bianca è stato preparato da una missione a Roma del consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, il 26 giungo scorso. Bolton ha incontrato il ministro degli interni Matteo Salvini e la ministro della difesa Elisabetta Trenta, ma non il ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi.
Con Trenta il colloquio si è incentrato sulle questione di “sicurezza”, sulle crisi in Libia e Afghanistan, ma anche sulla spesa per la difesa. A questo proposito, nell’immediato, c’è la questione afghana. Bolton ha ribadito la richiesta a Roma di confermare il finanziamento da 120 milioni all’anno, che il premier Monti aveva stanziato per contribuire alla missione in Afghanistan.
Nelle tredici righe dedicate alla Difesa, nono del 23 punti del “contratto” di governo non c’è alcun riferimento alla Nato né alle spese per la difesa. Ma si accenna alle missioni all’estero:
È opportuno rivalutare la nostra presenza nelle missioni internazionali sotto il profilo del loro effettivo rilievo per l’interesse nazionale.
Troppo poco per capire sulla base di quale “mandato” politico Giuseppe Conte discuterà con Trump, quando nel colloquio s’affronterà il dossier spese militari e missioni all’estero.
La lettera inviata da Trump alla cancelliera è parte di una serie di missive inviate ai leader dei paesi che non rispettano la “regola” del due per cento tra cui, l’Italia. Anche a Giuseppe Conte, dunque è stata recapitata.
Ho appena risposto a Trump e confermo la mia presenza al vertice Nato: ho risposto che l’Italia contribuisce anche con interventi che sono strategici per la Nato, partecipiamo dunque con diverse forme di contribuzione. Nessuna polemica perciò tra noi e Trump, anzi colgo l’occasione per salutarlo,
ha detto il PdC ai giornalisti.
Sembra che non sia chiaro a Conte che il presidente statunitense non ammette deroghe. A meno che verso l’Italia non ci sia un occhio di riguardo. Ma giustificato da che cosa?
articolo aggiornato alle ore 23.42, 3 luglio 2018

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