Rocco Casalino non dovrebbe fare il mestiere che fa. Sacrosanta e condivisibile la reazione di molti colleghi giornalisti, di politici e di tanti cittadini all’attacco rivolto al giornalista Salvatore Merlo.
Facile immaginare che ci sia un seguito al brutto episodio.
Quello che non è stato bene spiegato, nel denunciare il fattaccio, è cosa intenda abbia inteso dire il portavoce pentastellato, quando minaccia Merlo con queste parole:
Adesso che il Foglio chiude, che fai? Mi dici a che serve il Foglio? Perché esiste?.
Il giornale fondato da Giuliano Ferrara e attualmente diretto da Claudio Cerasa figura tra le 46 testate giornalistiche che percepiscono contributi della presidenza del consiglio diretti alle imprese editrici. Nel 2017 ha ricevuto 337.598,11 euro. Gode degli aiuti dello stato all’editoria in quanto cooperativa editoriale. Al tempo stesso Il Foglio ha un editore, l’immobiliarista Valter Mainetti, il quale peraltro aveva criticato il suo stesso giornale con una lettera aperta, per la sua linea critica nei confronti del nuovo governo.
Allora non ci fu una reazione, verso Mainetti, minimamente paragonabile a quella che è esplosa dopo l’attacco di Casalino a Merlo. Quell’exploit diceva molto delle conseguenze del legame di una testata con un editore “non puro”, come accade con molti media italiani.
Va detto che nell’elenco delle 46 testate di carta che godono degli aiuti statali, figurano Avvenire e il manifesto, gli unici quotidiani con una diffusione davvero nazionale, mentre tutti gli altri sono improbabili fruitori, lo sono soprattutto in virtù di essere nella lista dall’inizio della legge per l’editoria, 1981. Ancora più bizzarra la lista dei periodici, 105 testate, nella stragrande maggioranza organi diocesani oltre a un certo numero di pubblicazioni, come Aviazione, Poesia, Il mucchio selvaggio.
Senza entrare nel merito dei titoli di ciascuna testata, appare del tutto evidente che la legge per l’editoria, così com’è concepita e funziona, appartiene al passato e che è chiara l’urgenza di rimodulare i criteri dell’attribuzione di fondi pubblici a una realtà mediatica rivoluzionata da internet. Si sa che questo governo vuole cambiare la legge. Vediamo come. A questo evidentemente allude Casalino. Con ingiustificata brutalità.
Nell’articolo di Merlo, di Casalino si riferiscono frasi e atteggiamenti del portavoce con un evidente sottotesto. Casalino fa il duro. Ma c’è dell’altro in quel suo “saltellare” e “zampettare” ed esortare i deputati (“i ragazzi”) che festeggiano fuori Montecitorio l’approvazione della fine dei vitalizi: “Si vede? Si vedeee? Tirate su la scritta, forza. Su la scritta, forzaaaa!” e “amore, amore”,“tienilo più in alto quel palloncino!”.
Casalino è gay? E allora?
Chi ha rubato le sue foto mentre è in spiaggia con il suo partner e, secondo Dagospia, il suo capo formale, Giuseppe Conte, se ne sarebbe lamentato col suo vice Luigi Di Maio.
Non è che contro Casalino s’intendano usare le armi subdole della maldicenza basata sull’orientamento sessuale?

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