Da domani lo stile e l’arte di Bulgari animeranno il Moscow Kremlin Museum, uno dei complessi museali più importanti del mondo. Sarà, infatti, inaugurata la mostra della Maison Tribute to Femininity che, grazie all’esposizione di più di cinquecento opere, alcune delle quali mai presentate al grande pubblico, ripercorrerà oltre cent’anni di stile, mostrando la profonda sinergia tra la creatività del brand e l’evoluzione, sociale e culturale, del gusto delle donne legata anche e soprattutto alle grandi conquiste in termini di diritti e di emancipazione.
Ed è proprio il tema della femminilità ad essere il vero protagonista della retrospettiva. Un tema più che mai attuale in questo periodo storico che vede l’affermarsi di nuovi e, nel contempo, antichi fenomeni di misoginia e l’aumento degli episodi di violenza sulle donne.
Attraverso le opere esposte fino al 13 gennaio 2019, sarà possibile cogliere lo spirito del tempo che caratterizza le singole collezioni che hanno visto, grazie ad un sapiente lavoro di manifattura, un intreccio prezioso tra arte e storia e che riflettono le trasformazioni del mondo femminile nel corso dei decenni.
Per capire la ratio dell’iniziativa, abbiamo parlato con la curatrice della mostra, Lucia Boscaini, Brand and Heritage Curator di Bulgari.
Dalle prime creazioni del vostro fondatore – Sotirio Bulgari – ad oggi, il vostro brand si è sempre posto l’ambizioso obiettivo di coniugare arte, sperimentazione, innovazione e creatività, intrecciando motivi, nuovi design e materiali, stili artistici di differenti epoche, divenendo uno dei principali interpreti della Scuola di Gioielleria Italiana caratterizzati da una notevole attenzione alla manifattura e da una forte proiezione internazionale. Che fase sta vivendo oggi Bulgari?
Una fase di espansione in tutte le categorie di prodotto e anche in paesi nei quali eravamo commercialmente meno presenti, grazie alle sinergie con il gruppo LVMH del quale facciamo parte dal 2011. Abbiamo dato grande slancio all’e-commerce e nuovi Bulgari Hotel apriranno nei prossimi anni in metropoli prestigiose come Mosca e Parigi. Per quanto riguarda il retail, stiamo lavorando molto sulla riqualificazione dei negozi per renderli ancora più lussuosi e accoglienti. A livello stilistico, siamo sempre fedeli ai nostri codici espressivi, ma li rinnoviamo costantemente, con grande successo. Recentemente abbiamo valorizzato il lato più trasgressivo e irriverente del marchio, ritrovando quella creatività fuori dagli schemi che ci caratterizzava negli anni Settanta e Ottanta. Dopo tutto, le collezioni di alta gioielleria di oggi sono l’heritage di domani…

Tiara in platino, acquamarine e diamanti, (1935), appartenuta all’Infanta Beatrice di Spagna, madre della principessa Olimpia Torlonia.
Parliamo della Heritage Collection. Da anni Bulgari è impegnata nella ricerca e nella conservazione del patrimonio artistico creato nel corso dei decenni. Le opere di alcune delle collezioni più note sono, talvolta, di proprietà di privati e recuperarle non è sempre facile. Si tratta di un lavoro paziente e certosino. Come opera il Dipartimento Heritage Collection e quali importanti risultati ha raggiunto in questi anni?
Cerchiamo di arricchire costantemente la collezione con riacquisti da collezionisti privati o dalle aste. Si tratta, in effetti, di un costante lavoro di networking e grande accuratezza poiché consultiamo i cataloghi delle maggiori aste internazionali alla ricerca di pezzi unici o di creazioni che testimonino la varietà dell’ispirazione o la nostra grande maestria artigianale. Per prima cosa effettuiamo una gap analisi delle decadi che desideriamo incrementare. Le mostre retrospettive, certamente fra i progetti più impegnativi del dipartimento, hanno appunto l’obiettivo di raccontare l’evoluzione dello stile del marchio attraverso le decadi ed è, quindi, importante essere il più possibile esaustivi. Fondamentale è partire dai bozzetti e dal materiale fotografico che abbiamo in archivio e poi naturalmente stabilire delle priorità. Uno dei risultati più importanti è relativo alla nostra celebre collezione “Serpenti”: grazie ai riacquisti, siamo riusciti a “rintracciare” una serie di modelli davvero particolari dei quali possedevamo solo il bozzetto e che testimoniano le infinite potenzialità di una collezione che ancora oggi è in costante evoluzione.
Torniamo alla Mostra. Dopo Singapore, Tokyo, Madrid, solo per citare alcune delle città che hanno ospitato importanti mostre di Bulgari, ora è la volta di Mosca. Com’è nata la collaborazione con le istituzioni culturali della Federazione Russa e, in particolare, con il Moscow Kremlin Museum, incluso nel patrimonio Unesco, che rappresenta uno dei “luoghi” più famosi al mondo dal valore storico-artistico straordinario?
La mostra che si inaugurerà domani è il frutto di una collaborazione che va avanti da circa due anni e mezzo. Sognavamo da tempo di allestire una mostra in un museo così prestigioso che vanta, peraltro, una notevole conoscenza della storia della gioielleria. Come sempre accade con musei di questa levatura, per noi il loro rigore scientifico è stato un grande arricchimento e ci sembra che anche lo staff del Cremlino si sia appassionato al nostro stile e alla nostra storia.
Le collezioni del Moscow Kremlin Museum sono di valore inestimabile e raccolgono opere d’arte, tra cui anche gioielli, che risalgono a centinaia di anni fa. Come avete coniugato lo spirito del tempo che anima il Cremlino con il concept della mostra?
Il direttore dei Musei del Cremlino, Elena Gagarina, è un’esperta di gioielli, ma, soprattutto, è una delle persone più influenti nella vita culturale russa proprio perché ha aperto il museo a collaborazioni con grandi realtà internazionali. Il tema di Tribute to Femininity è stato ispirato proprio dal Cremlino: la mostra racconterà, infatti, come lo stile dei gioielli Bulgari si è evoluto anche in funzione dei cambiamenti storici e sociali nella vita delle donne. Le nostre retrospettive di solito seguivano un criterio più squisitamente cronologico, mentre in questo caso abbiamo dovuto necessariamente ampliare le prospettive della nostra narrazione, includendo cenni alla moda e allo stile di vita delle donne nelle diverse epoche. Inoltre, molto più di prima, abbiamo valorizzato come un gioiello possa essere indossato in tanti modi diversi a seconda dello stile della donna che lo sceglie, ponendo, quindi, al centro il gusto e la creatività delle nostre protagoniste.
Il titolo della mostra è estremante attuale: Tribute to Femininity. Una scelta che in Russia potrebbe aiutare a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’importanza di promuovere leggi a favore delle donne. Ricordiamo, ad esempio, il #MeTooMovement ostracizzato da molti esponenti politici russi e l’approvazione nel 2017 di una legge che depenalizza alcune forme di violenza domestica. Può illustrarci la ratio politica e sociale che ha ispirato questa iniziativa?
La nostra mostra non ha certo la pretesa di affrontare istanze così cruciali legate all’attualità sociale e politica. Tribute to Femininity racconta il tema universale del rapporto delle donne con il gioiello come espressione del loro gusto e della loro personalità. Un aspetto che vale la pena evidenziare riguarda le attrici dell’epoca della Dolce Vita, da Gina Lollobrigida ad Elizabeth Taylor: queste donne, simbolo di talento e bellezza inarrivabile, erano solite comprarsi i gioielli da sole, con il loro stipendio da attrici. Erano, quindi, figure femminili molto moderne rispetto all’epoca in cui vivevano, che vedeva il gioiello al centro del rituale di corteggiamento maschile.
Sono circa cinquecento le opere che si potranno ammirare grazie alla mostra e alcune di queste non sono mai state esposte. Osservando l’evoluzione delle opere di Bulgari nel corso di oltre un secolo, i visitatori avranno la possibilità di rivivere, grazie alla mostra, non solo epoche storiche differenti, ma immergersi nella vita di celebrità appartenenti a mondi completamente diversi, dal cinema all’arte, dall’aristocrazia alle famiglie reali. Secondo quali criteri sono state scelte le collezioni da esporre?
In modo da offrire la più ampia varietà possibile a livello di design, di pietre utilizzate e di maestria artigianale. La mostra, peraltro, si articola in due sezioni ospitate in due edifici diversi, quelli normalmente dedicati alle mostre temporanee nell’ambito dei Musei del Cremlino. In un edificio, chiamato Assumption Belfry, saranno in mostra creazioni uniche di alta gioielleria che testimoniano la ricchezza dell’ispirazione e la perizia artigianale. Nell’altra ala della mostra, presso il Patriarch’s Palace, sono in mostra quelle che chiamiamo le nostre “icone”, ovvero collezioni più seriali, ma dal design altamente distintivo, concepite per essere indossate dalla mattina alla sera in sintonia con la vita dinamica della donna in carriera.
Come la Maison stessa ricorda, seguendo lo spirito della Pop Art, “ogni opera può essere trasformata in un’opera d’arte”. Mi riferisco alla spilla in platino e oro con diamanti e rubini del 1987 raffigurante la falce e martello. Può raccontarci la genesi di questo gioiello? E, soprattutto, ve ne sono altri legati alla storia russa?
La spilla fu creata proprio sull’onda dell’ispirazione legata alla Pop Art, capace di trasformare in gioiello oggetti comuni di uso quotidiano o simboli universali nella cultura di massa. La disegnò Paolo Bulgari, nipote del fondatore di Bulgari Sotirio, ancora oggi presidente della Maison e all’epoca espressione della terza giovane generazione che aveva preso in mano le redini dell’azienda dalla fine degli anni Sessanta. Al di là dello spirito “irriverente” della creazione, nel rivisitare un simbolo così culturalmente “lontano” dal concetto di lusso Paolo Bulgari fu affascinato dall’equilibrio estetico del simbolo, le cui linee rette e arrotondate sono riprese nella “cornice” in pavé di diamanti che lo circonda. Un’operazione simile fu fatta negli anni Settanta con le stelle e strisce della bandiera americana.
Nell’immaginario russo, sia in epoca sovietica sia nella fase storica attuale, il ricordo della Dolce Vita, della commedia all’italiana, di attori come Sophia Loren e Marcello Mastroianni è ancora molto vivido. Le collezioni esposte sono ricche di gioielli che si ispirano a quel periodo storico o di creazioni appartenute ad attrici fondamentali per il cinema italiano, tra cui Anna Magnani e Gina Lollobrigida. Come avete deciso di valorizzare questa tipologia di opere nell’ambito della mostra, consapevoli del profondo fascino che esercitano ancora oggi sui visitatori russi?
Abbiamo in mostra gioielli dalle collezioni di Elizabeth Taylor, Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Anita Ekberg, Audrey Hepburn. Il loro fascino deriva anche dal fatto che erano, rispetto a oggi, così poche e “inarrivabili”. I loro gioielli non sono soltanto meravigliosi, ma riflettono direttamente il loro stile e in molti casi sono stati indossati anche sui set dei film. Credo che proprio questo connubio li renda così magici e ricercati. Nel set di mostra avremo a complemento anche filmati d’epoca e immagini da servizi fotografici che aiuteranno a “rivivere” gli anni della Dolce Vita.
Un’opera-gioiello che, a Suo avviso, esprime perfettamente l’essenza della mostra…
Direi senz’altro il sautoir che compare nel visual: il gioiello monta nel pendente uno smeraldo da oltre trecento carati, eppure è indossato con naturale eleganza e un look quasi “informale”. Questo racchiude esattamente la filosofia con la quale Bulgari crea i gioielli da oltre cento e trent’anni: devono essere oggetti piacevoli da indossare in ogni momento della giornata, oltre che di indiscutibile bellezza, capaci di valorizzare il gusto e lo stile personale di ogni donna. Anche un gioiello così importante e sontuoso, quindi, può essere indossato con nonchalance, sovvertendo quindi l’assioma per il quale un gioiello molto prezioso va indossato solo in occasioni “speciali”.

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