Politica italiana. Le rockstar dei nuovi media

Chi è il politico italiano più popolare sui social? ytali.com ha preso in considerazione la totalità dei follower di Facebook, Twitter e Instagram - e ha definito una classifica generale e specifica per ciascun social.
MARCO MICHIELI
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Chi è il politico italiano più popolare sui social? Il primato se lo contendono in tre: Matteo Renzi, Beppe Grillo e Matteo Salvini, tutti sopra i quattro milioni e mezzo di follower. O almeno questo dicono i dati che ytali. ha raccolto.
Molto più distanziato Luigi Di Maio, l’altro leader della maggioranza Lega-Movimento Cinque Stelle, poco sotto i tre milioni. Per trovare qualche altra figura della sinistra, bisogna scendere: è Laura Boldrini (più di un milione e centomila followers), che si colloca però dopo Alessandro Di Battista (quasi due milioni di followers), Giorgia Meloni (un milione e ottocentomila followers) e Silvio Berlusconi (un milione e duecentomila). I leader del centrodestra nel complesso vanno molto bene, trainati da Matteo Salvini.

Colpisce particolarmente la performance di Matteo Renzi, in particolare su Twitter, il social che maggiormente interagisce con i media mainstream e “fa notizia”. Colpisce la resilienza della sua popolarità mediatica, un fenomeno che interroga anche sull’effettiva tenuta della sua popolarità politica. C’è una correlazione tra le due performance? Un interrogativo pregnante in presenza di dati deprimenti riguardanti tutti gli altri esponenti del centrosinistra, specie quelli che oggi sono alla guida o aspirano alla guida del Pd (a cui s’aggiunge la scomparsa sui social di Leu e dei suoi dirigenti, con l’eccezione, come si è osservato, dell’ex-presidente della Camera).

La nostra ricognizione, dunque, presenta dati che meritano una riflessione che va ben al di là del fenomeno, pur in sé rilevantissimo, della forza e del potere dei nuovi media nella politica, e investe i reali rapporti di forza tra i partiti e dentro i partiti.

Se guardiamo ai singoli social le cose sono ancor più interessanti. Prendiamo il caso di Facebook. Qui è Matteo Salvini il più popolare (3.082.000 contatti), distanziando di molto tutti gli altri. E lo seguono poi Beppe Grillo (2.062.000), Luigi Di Maio (2.049.000) e Alessandro Di Battista (1.571.000). Per trovare il centrosinistra, si deve attendere il quinto posto di Matteo Renzi (1.100.000), molto lontano da chi lo precede – Di Battista – e con un numero di “mi piace” alla sua pagina ufficiale pressoché alla pari con Silvio Berlusconi (1.057.000). Bonino (84.300), Grasso (147.000), Boldrini (289.000), Gentiloni (71.800): le varie espressioni della sinistra del paese non sembrano dare molta importanza a Facebook.

Non molto diversa è la situazione in Instagram. È ancora Matteo Salvini (604.000) che guida la classifica distanziando di molto il secondo arrivato, Luigi Di Maio (423.000). Molto più distanziati tutti gli altri, a cominciare dall’esponente dell’ala movimentista del M5S, Alessandro Di Battista (243.568). Matteo Renzi realizza il miglior risultato tra gli esponenti del centrosinistra e della sinistra (139.000), ma comunque si colloca dopo il premier Giuseppe Conte (156.000), Silvio Berlusconi (142.000) e Giorgia Meloni (141.000). La leader di Fratelli d’Italia che va molto bene nei social ma in questo caso è sorpassata dall’ex presidente del consiglio.

Se Matteo Renzi risulta in testa alla classifica generale, l’ex segretario del Pd lo deve essenzialmente a Twitter, dove non ha rivali tra i politici italiani con i suoi 3.336.000 followers. Molto lontano è Beppe Grillo (2.470.923). E ancor più lo sono tutti gli altri: Matteo Salvini (861.853), Luigi Di Maio (che scende a metà classifica) e Alessandro Di Battista (rispettivamente con 436.136 e 243.568 followers).

Perché queste differenze? Innanzitutto Twitter è uno strumento diverso rispetto a Facebook: prevede la brevità del messaggio – i centoquaranta caratteri da rispettare – e l’enfasi sull’accessibilità via cellulare. È il miglior mezzo per esprimere la propria puntuale opinione sui fatti del giorno e l’utente solitamente lo utilizza per controllare l’attualità e i trend delle discussioni social. Quindi Twitter tende ad essere più formale e politicizzato. Non si usa Twitter per parlare coi propri amici (anche se c’è la possibilità di commentare). A differenza di Facebook, che è per eccellenza il mezzo per esprimere le proprie emozioni negative e positive, discutere con “amici” e non di vari soggetti, per parlare della propria quotidianità. È il social poi in cui si guardano i video, anche di lunga durata. Instagram è invece un social ancora diverso e il preferito dai più giovani, che amano lo scorrimento di immagini alla lettura di post in Facebook (Twitter è il meno diffuso tra i giovani e gli adolescenti).

Che Salvini, Di Maio e Di Battista preferiscano Facebook e Instagram quindi non dovrebbe stupire: possono entrare in contatto con giovani e giovanissimi e soprattutto non devono necessariamente parlare di politica e fornire posizioni brevi, puntuali e formali (riprese dai media mainstream, come accade con Twitter). I tre politici cercano di creare una relazione “amicale” con gli utenti, fidelizzandoli attraverso la partecipazione alla vita quotidiana delle nuove “pop star”: il viaggio di Di Battista in America Latina, la coppia Isoardi-Salvini come Mondaini-Vianello, il pranzo di Di Maio coi genitori.

E a sinistra? Se si esclude Matteo Renzi, che pure ha molte difficoltà in Facebook e Instagram rispetto a Twitter, gli altri politici della sinistra italiana non sembrano aver capito ancora completamente l’uso dei social media e l’importanza di questi per la creazione del “personaggio” politico. L’avversione al leader è anche avversione a figure che si stacchino troppo dal partito e vivano di vita propria, vivano cioè della “narrazione” che attraverso i social media queste tentano di fornire al pubblico.

Ve lo ricordate le critiche a Matteo Renzi col giubbotto di pelle ad AmiciLe stesse che ricevette Piero Fassino per la sua presenza a C’é posta per te o Massimo D’Alema per il risotto a Porta a Porta o Walter Veltroni che non perdeva occasione per farsi fotografare con qualche celebrità internazionale. Anche chi come Pierluigi Bersani cercava di sottrarsi a questo processo di “popstarizzazione”, deve tuttavia molto della sua notorietà all’imitazione che Maurizio Crozza ne ha fatto.

La crescita della popolarità sui social dei politici più in vista è alimentata dai media mainstream tradizionali – ormai sempre più subalterni all’egemonia dei nuovi media – costantemente pronti a rilanciare e a enfatizzare l’attività social dei leader politici. In prospettiva questo meccanismo non potrà che crescere, anche esponenzialmente, legittimando e promuovendo l’area social come il terreno principale del confronto/scontro tra leader e tra forze politiche. E riducendo in parallelo l’influenza dei media tradizionali negli orientamenti dell’elettorato e rimodellando le forme della partecipazione secondo pattern in continuo cambiamento.

Può non piacere ma il futuro del leader politico assomiglia sempre più quello delle pop star. 

Politica italiana. Le rockstar dei nuovi media ultima modifica: 2018-09-11T15:25:11+02:00 da MARCO MICHIELI
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