Un solo giornale, La Stampa di Torino, ha oggi [29 ottobre] segnalato il taglio – 50.000 euro – della dotazione finanziaria del ministero dell’economia nella parte (14.3) che riguarda il sostegno economico (assegno di benemerenza) a perseguitati politici e razziali nati prima del 1945. Un sostegno a persone ormai molto anziane che ammonta a circa 500 euro al mese e che è stato introdotto dalla legge n. 96 del 1955. Il titolo del giornale “Via le pensioni agli ebrei vittime delle leggi razziali e ai perseguitati del fascismo per motivi politici” è assolutamente pertinente.
Non si tratta neppure di soldi, pochi, che siano stati erogati con facilità. Tutt’altro. È occorsa una commissione di studio, istituita nel 2002, con il compito di effettuare
un’approfondita analisi di carattere giuridico-amministrativo della vigente disciplina a favore dei perseguitati politici e razziali e degli ex-deportati nei campi di sterminio nazisti, allo scopo di individuare possibili interventi in via normativa o amministrativa al fine di razionalizzare e semplificare le procedure, ridurne i tempi e rendere più agevole l’accesso ai benefici previsti dalla legge.
In effetti era stata seguita una linea interpretativa piuttosto negativa per i perseguitati razziali, ai quali non veniva riconosciuto l’assegno di benemerenza, perché, si sosteneva, non era provata l’attività politica antifascista, oppure non erano provate specifiche ipotesi di violenza e di discriminazione subite. Oppure, ancora, che quanto avvenuto dopo l’8 settembre 1943 era irrilevante.
Pare che in seguito al lavoro di quella commissione le cose siano andate meglio. Grazie anche a una sentenza della Corte dei conti (delle sezioni riunite della Corte) che ha chiarito nel 2003 (25 marzo 2003 n. 8) che
le misure concrete di attuazione della normativa antiebraica (tra cui i provvedimenti di espulsione dalle scuole pubbliche) debbono ritenersi idonee a concretizzare una specifica azione lesiva proveniente dall’apparato statale e intesa a ledere la persona colpita nei suoi valori inviolabili. [Ancorché adottate] senza alcun quid pluris persecutorio da parte dei soggetti incaricati di tale esecuzione.
Sempre con le parole della Corte:
la menzione della data dell’8 settembre 1943 in provvedimenti normativi relativi ai perseguitati per motivi d’ordine razziale […] non giustifica affatto, sotto alcun aspetto giuridico, storico, cronologico e sistematico, l’utilizzazione di tale data quale termine finale riferibile all’attività persecutoria per motivi d’ordine razziale rilevante ai fini della concessione dell’assegno di benemerenza.
Siamo nel 2003, 48 anni dopo la sua entrata in vigore. Come si vede, la vita di questa legge non è stata facile.
Ora il governo, per raccattare soldi, non la elimina, semplicemente la priva di ogni stanziamento. Non c’è più da discutere: è diventata inapplicabile. L’assegno non potrà più essere pagato.

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