Venezia è una nave che naviga sopra milioni di libri: è quello che si deduce sfogliando il volume Venezia e le sue biblioteche, con il quale il Comune cittadino fa il punto sul patrimonio librario contenuto in tredici strutture pubbliche, religiose e fondazioni, strutture antiche o recenti. Un’occasione per censire e mostrare i “gioielli di famiglia” anche attraverso belle fotografie che coniugano arte e libri assieme a decine di chilometri di scaffali ricolmi di ogni ben di Dio.
Se si pensa che alle tredici strutture descritte grazie alle foto di Giorgio Bombieri e ai testi di Michele Casarin, Barbara Vanin e Giuseppe Saccà, si possono aggiungere altre decine di biblioteche ospitate in istituzioni culturali private o fondazioni (Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Ateneo Veneto, Fondazione Levi…) si capisce come l’eredità culturale e morale da gestire sia di grandissimo valore, da tramandare intatta e rinvigorita alle nuove generazioni.
Ad comune hominum utilitatem insomma, secondo il volere di colui che per primo con il suo lascito fenomenale contribuì a creare il nucleo della più preziosa struttura marciana: Basilio Bessarione, cardinale bizantino che donò alla Repubblica Serenissima i suoi codici e manoscritti, circa novecento opere che costituivano la summa di scienza ed eredità del mondo classico per Venezia. Sansovino e Scamozzi, costruendo nel XVI secolo l’edificio nel cuore di Piazza San Marco che ospita la Biblioteca nazionale Marciana, danno il “la” ad una biblioteca pubblica che oggi conta un milione di volumi, 19.000 manoscritti, tremila incunaboli e 24.000 cinquecentine. Parliamo di quel facondo Cinquecento che vedeva passeggiare tra calli e campielli Tiziano, Pietro Bembo, Aldo Manuzio, Tintoretto, Palladio.
Raccolte antiche e più recenti, come la biblioteca di villa Erizzo a Mestre, chiamata VEZ come abbreviazione di Villa Erizzo Venezia: dal 2013 acquistata dal Comune di Venezia, la sede nella settecentesca Villa Erizzo ospita dopo molte peregrinazioni il patrimonio librario a uso di una città cresciuta tumultuosamente dal secondo dopoguerra ad oggi: biblioteca civica quindi, alla quale nel 2016 è stata aggiunta la VEZ junior, dedicata ai bambini da zero a quattordici anni. In tutto 150.000 documenti assieme a cd musicali e film in dvd. Fatto da sottolineare, l’acquisizione del fondo Pezzè Pascolato, che raccoglie ciò che resta della prima biblioteca per ragazzi aperta in Italia da Maria Pezzè Pascolato, veneziana che dal 1926 al 1938 ebbe l’intuizione di dedicare, prima con sede in Campo san Gallo e poi accanto alla Marciana in un piano del Palazzo Reale, una struttura completamente dedicata ai giovani, da educare attraverso letteratura e gioco. Degli originari duemila volumi della pedagogista e letterata ne restano oggi circa seicento, fortunatamente conservati alla VEZ junior.
Storia di Venezia, letteratura, musica, teatro, il Levante e l’Europa: è questo il vastissimo patrimonio librario della Fondazione Giorgio Cini, ospitato nella nuova Manica Lunga, l’antico dormitorio dei Benedettini concepito da Giovanni Buora a fine Quattrocento e rivisitato da Michele De Lucchi in epoca recente: l’isola di San Giorgio conserva nella sua biblioteca circa 300.000 volumi, oltre a fondi vari e 730.000 fotografie. L’intero complesso con la Chiesa, il chiostro palladiano, la darsena e i magnifici giardini aperti sul commovente scenario naturale della laguna rappresenta un unicum a disposizione del pubblico.
A completare la quinta spettacolare del Bacino di San Marco, s’affaccia la Fondazione Studium Generale Marcianum, con la sua biblioteca di oltre 130.000 volumi: manoscritti, incunaboli, cinquecentine, periodici, a carattere soprattutto teologico, di diritto ecclesiastico, sacre scritture e bioetica. Nei moderni locali della Dogana da Mar, rilanciata nel 2004 accanto alle attività accademiche del Marcianum stesso, la biblioteca nasce grazie al lascito di Federico Giovanelli, Patriarca di Venezia dal 1776 al 1800, anni difficilissimi, che comprendono la caduta della Repubblica e l’arrivo di Napoleone con tutte le conseguenze del caso. A questo primo fondo si sono aggiunte negli anni raccolte provenienti da altri conventi soppressi e monasteri.
Lì bisogna arrivarci, e per fortuna quando ci si arriva è una meraviglia: San Francesco della Vigna assieme al quattrocentesco complesso francescano ospita un importante patrimonio librario di trentamila volumi antichi e oltre centomila contemporanei, frutto delle raccolte di numerose biblioteche monastiche del Veneto in continuo aggiornamento. Teologia morale, patristica, storia della chiesa e oggi incontri di ecumenismo religioso (uno dei quali recentissimo ha visto riunite delegazioni del mondo ortodosso provenienti dal Monte Athos) preziosamente ospitati tra orti e giardini, nelle celle dell’antico convento che con la sua manica lunga prolunga nell’acqua della laguna i riflessi dei pavimenti.
E se un filo ideale unisce le biblioteche lagunari che si specchiano nell’acqua, come non parlare della raccolta di libri dell’isola di San Lazzaro degli Armeni, oltre centomila volumi classificati in luccicanti scaffali, tra i quali tremila manoscritti: preziosissime testimonianze del popolo armeno e della sua diaspora, che compongo la terza biblioteca armena per grandezza, dopo quella di Erevan e del convento di San Giacomo a Gerusalemme. Il rapporto tra gli Armeni e Venezia data di trecento anni, da quando l’abate Mechitar ebbe in dono i settemila metri quadri dell’antica isola sede di conventi antichi e lebbrosario: in fuga da Modone, uno degli “occhi della Repubblica” assieme a Corone nella propaggine occidentale della Morea (Peloponneso) Mechitar nel 1717 si stabilì sull’isola abbandonata dando vita a un centro culturale e spirituale che trovò nella biblioteca un completamento naturale, assieme alla tipografia attiva fino al 1992. Dal 1970 un moderno padiglione cilindrico unito agli antichi edifici da un tunnel, donato da Antonio Isbenian, ospita la raccolta di sapienza e memoria.
Se parliamo di eredità e tradizione, la Fondazione Querini Stampalia e la sua biblioteca meritano un posto di primo piano: nel cuore di chi ha studiato a Venezia e di chi arriva in città per studiare, i salotti della Querini con i tavoli antichi ed i pavimenti scricchiolanti che hanno accompagnato e accompagneranno generazioni (speriamo) di veneziani conservano 400.000 volumi, dei quali 36.000 a scaffale aperto, oltre a 1.300 manoscritti, cento incunaboli, 22.000 libri antichi e 355 carte geografiche antiche. Biblioteca e Fondazione sono frutto del lascito di Giovanni Querini, ultimo discendente dell’antica famiglia che nel 1869 lasciò disposizioni affinché “in tutti quei giorni, ed ore in cui tutte le biblioteche pubbliche sono chiuse, e la sera specialmente per comodo degli studiosi” il suo patrimonio venisse messo a frutto. Carlo Scarpa, Mario Botta, Valeriano Pastor hanno negli ultimi decenni contribuito a dare un carattere originale e attuale ai necessari restauri, con strutture moderne ed antiche a convivere e a far vivere questa parte di Venezia.
Nell’antico convento di San Nicola da Tolentino detto in veneziano “i Tolentini” ha sede la Biblioteca dell’Universita IUAV, forse la più grande d’Italia dedicata all’architettura: dal 2015 dopo vari cambi di destinazione e restauri, la Biblioteca (progetto Franca Pittaluga) ospita 200.000 volumi, su oltre 2.200 mq di superficie, locali luminosi ai quali si può accedere senza presentare alcuna tessera.
Riva al sole, entrata discreta, spazi spettacolari, apertura fino a mezzanotte: la biblioteca dell’Università di Ca’ Foscari alle Zattere si chiama CFZ, che non significa come parrebbe “Ca’ Foscari Zattere”, ma Cultural Flow Zone, in inglese. Insomma uno spazio venezianissimo che trova sede negli antichi depositi di carbone, che assieme a biblioteca e sale di lettura ospita anche la web radio di Ca’ Foscari.
Dall’antichissimo al modernissimo. Sempre Ca’ Foscari s’inserisce nel circuito delle biblioteche veneziane con la BAS, Biblioteca di Area Scientifica inserita nell’ambito del campus universitario di via Torino: la biblioteca nasce nel 1972 come biblioteca della facoltà di chimica industriale, nel 1984 unisce i dipartimenti di chimica, chimica fisica e scienze ambientali, e nel 1994 aggiunge i volumi del dipartimento di informatica. 35.000 volumi che contano fondi “storici” come quello tecnico relativo al Centro ricerche dello stabilimento Montefibre di Porto Marghera.
E a Marghera la Biblioteca comunale offre il suo servizio al pubblico nel centro della piazza Mercato, con oltre trentamila volumi. Interessante la documentazione fotografica di oltre ventimila immagini, e la sala dedicata ai bambini, oltre ai documenti sulla vita del quartiere che nel secolo passato ha identificato l’area così importante per economia e sviluppo industriale.
Oltre ottocento metri lineari di scaffali, 150.000 volumi, settantamila cataloghi, monografie, collane d’arte, collocate nel cuore antico di Castello, città vera ancora dei veneziani, eppure fulcro di una vita artistica che più internazionale non si può, visto che stiamo parlando della Biblioteca della Biennale: cinema, danza, teatro, musica e media, argomenti di infinito orizzonte ed attualissimo sapere, ma anche antica tradizione molto molto veneziana. Frutto di un recente restauro (2010), la Biblioteca della Biennale è già originale per la sua toponomastica: entrate da una calle che si chiama Paludo di Sant’Antonio e farebbe pensare a tutt’altro che alla conservazione di volumi e riviste, invece a Venezia si fa e si può e il “palùo” testimonia l’antica vocazione di far vivere assieme terra e acqua.
Una vista speciale di tutti o quasi i luoghi nominati fin qua si gode da una delle più spettacolari biblioteche isolane, quella dedicata a Hugo Pratt al Lido di Venezia. Dalle vetrate di quello spazio metafisico aperto sulla laguna, costruito come tiro al piccione negli anni Quaranta del Novecento da Enrico Venturini, lo sguardo s’abbacina al riflesso della luce, ma si concentra anche sui 24.000 volumi ospitati nelle scaffalature, e sulla rete delle Biblioteche di Venezia che permette di usufruire della totalità dei 360.000 libri conservati nelle varie sedi. Dedicata al creatore di Corto Maltese, che abitò a Malamocco coltivando memorabili amicizie, la biblioteca che è stata anche scuola elementare ospita convegni e conferenze in una realtà come il Lido, che necessita oggi più che mai di aggregazione culturale.
La Biblioteca perdurerà: illuminata, solitaria, infinita, perfettamente immobile, armata di volumi preziosi, inutile, incorruttibile, segreta.
Così Jorge Luis Borges nelle pagine del volume Venezia e le sue Biblioteche rende idea e sentimento del termine “biblioteca” assieme a quel che scrisse l’ineffabile Groucho Marx:
All’infuori del cane, il libro è il migliore amico dell’uomo.
E così sia.
Nella fotografia d’apertura, immagine dall’esterno della Biblioteca Hugo Pratt al Lido.
Le fotografie che pubblichiamo sono di Giorgio Bombieri, che ringraziamo

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[…] Barbara Marengo esplora in un articolo per Ytali le biblioteche di Venezia e di Mestre sulla scorta di un volume pubblicato dal Comune per fare “il punto sul patrimonio librario contenuto in tredici strutture pubbliche, religiose e fondazioni, strutture antiche o recenti. Un’occasione per censire e mostrare i “gioielli di famiglia” anche attraverso belle fotografie che coniugano arte e libri assieme a decine di chilometri di scaffali ricolmi di ogni ben di Dio”. […]