[PARIGI]
Qualche giorno fa è ritornato sulla scena pubblica Dominique Strauss-Kahn, l’ex ministro delle finanze e direttore del Fondo monetario internazionale, la cui carriera politica era stata distrutta da un ben noto scandalo sessuale. Oggi DSK – l’acronimo con cui è conosciuto – lancia “un club de réflexion et de prospective“, un think tank per riflettere sulle idee e i valori progressisti.
È stato per anni il candidato presidente in pectore per i socialisti. Quello che sembrava avere più possibilità di riunire attorno a sé i cittadini francesi e le correnti del Parti socialiste. Soprattutto le correnti che, all’apice della forza dell’ex direttore del Fondo monetario internazionale, avevano trovato nella sua figura il candidato ideale per battere l’allora presidente Nicolas Sarkozy: affidabile e preparato sulle politiche economiche, rispettato a livello internazionale, con numerose esperienze di governo e di partito.
L’unico che vi s’oppose all’epoca, e gliene va dato atto, fu un deputato, ex segretario del Ps, che poi gli avrebbe sfilato la candidatura: François Hollande. Uno scontro molto duro caratterizzato anche da numerosi siparietti che caratterizzano la vita politica. Durante un celebre incontro tra i due, in stile quasi-mafioso, DSK avrebbe minacciato Hollande di conseguenze disastrose per lui e i suoi nella distribuzione del potere, una volta conquistata la presidenza della repubblica. Hollande, in un sussulto di dignità particolarmente bizzarro per una personalità non certamente audace – e sicuramente calcolatrice – come quella dell’ex presidente, gli rifiutò il suo sostegno.
DSK è stato un uomo dai molti talenti, che la propria personalità disinvolta e le proprie “passioni” hanno eliminato dalla vita politica francese. Il suo nome infatti è noto all’opinione pubblica internazionale per gli scandali sessuali che nel 2011 all’epoca del suo ruolo come direttore del Fmi lo trascinarono in prigione – celebre l’immagine del politico in manette caricato sull’auto della polizia americana – e ne terminarono le ambizioni politiche.
Un episodio che all’epoca mise in difficoltà il Ps che si vedeva già al governo del paese. E che costrinse la maggioranza del partito a candidare alle primarie per la scelta del candidato presidente una recalcitrante Martine Aubry, “leader” del partito dopo una sfida per la segreteria, contestata per i numerosi brogli a svantaggio della sfidante Ségolène Royal. La compagna di Hollande, il nemico di DSK, Aubry e gli altri. Storie di rivalità tribali che hanno portato il Ps all’estinzione politica.
Negli anni successivi DSK affronta numerosi processi. La vicenda newyorchese si conclude con un accordo finanziario tra l’ex direttore del Fmi e la cameriera dell’Hotel Carlton che l’aveva accusato di violenza sessuale. Altre inchieste saranno in seguito aperte su nuovi scandali sessuali che lo riguardavano. Oggi si dedica alle consulenze per diversi governi africani (Tunisia, Sudan del Sud). E per alcune banche (anche russe).
Un ritorno quello di DSK che cela qualche ambizione? Difficile pensarlo. Piuttosto un ritorno sulla scena pubblica alla ricerca di riunire i suoi “uomini”, oggi senza direzione politica e sparsi un po’ qua e e là. Ma anche una celebrazione di se stesso, visto che molti esponenti di punta di En marche, il partito di Emmanuel Macron, provengono dalla corrente strausskhaniana del Ps. Tra questi Stanislas Guérini, il nuovo presidente di En Marche, dopo le dimissioni di Christophe Castaner divenuto ministro dell’interno (anch’egli ex-socialista). E Benjamin Griveaux, il portavoce del governo e il probabile candidato sindaco di Parigi, lo sfidante della socialista Anne Hidalgo nel 2020. La riproposizione del conflitto tra le due sinistre francesi – quella mitterrandiana, più “marxista”, e quelle rocardiana, più “socialdemocratica” – oggi separate anche politicamente.
Col macronismo c’è anche più di qualche vicinanza ideologica. Qualche tempo fa Strauss-Kahn aveva infatti elogiato le politiche di Emmanuel Macron:
Sta agendo bene. Non è di sinistra né di destra. Ed è una buona cosa che riesca a far lavorare insieme le due cose.
Un terremoto politico, quello dell’elezione di Macron che DSK ha sempre giudicato positivamente. Una continuazione delle sue idee in materia economica. Ma non solo. Il colpo definitivo a un partito, il Ps, che per Strauss-Kahn non aveva saputo accompagnare il processo di globalizzazione:
Non c’è futuro per il Ps ed è una buona cosa […] è tempo che sparisca […] per rinnovare il centrosinistra francese.
Passando per Macron.

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