La raccolta, che a prima vista può apparire eterogenea, si legge a sorpresa come un tessuto unitario, perché uno è il filo che li unisce, Venezia, e i luoghi di terra e di mare nei quali si è estesa, in cui ha commerciato e combattuto, e i popoli con cui è venuta a contatto. Ma solo superficialmente il filo è Venezia, o il Mediterraneo, i suoi Paesi e le sue isole. L’unità è data, più sottilmente, dalla scrittura, che è limpida e partecipe.
È la partecipazione dell’autrice alle vicende delle persone che sceglie di raccontare – Cecilia Venier, Cleopa, Elena Corner, Giovanni Battista Belzoni, Mariano Fortuny e tanti altri – che conferisce questa impressione, di leggere un’unica storia in vari episodi. Un’unica storia, nonostante alcuni protagonisti siano raccontati da lei, altri raccontino se stessi; alcuni, come l’imperatrice Elena Augusta, madre di Costantino, molto lontani nel tempo; altri molto più vicini a noi, come Mariano Fortuny. Sempre vi è il contesto storico e le emozioni personali. Per questo è così gradevole alla lettura.
Contemporaneamente, s’imparano molte cose. Perché a Venezia si dice “carampane” di vecchie donne che si atteggiano a giovani, anche se probabilmente sono state a corto di uomini. Come è nata la parola “imbroglio”. Chi ha inventato la macchina per plissettare i tessuti. Perché Beyoglu in Turchia si chiama così.
Ma anche storie più importanti, come la storia di Basilio Bessarione da Trebisonda, intellettuale, diplomatico e cardinale di Trebisonda, che dedicò la vita alla difesa dell’impero bizantino dalla minaccia ottomana. Bessarione ha raccolto e copiato testi classici latini e greci, che sono stati affidati alla Biblioteca Marciana (anziché ai monaci di San Giorgio) per intercessione di Paolo Morosini, uomo di Stato della Repubblica veneziana.
Un aspetto che incuriosisce e interessa particolarmente è la rappresentazione di figure femminili che hanno di particolare l’amore per l’istruzione, il pensiero, la filosofia. Cleopa Malatesta (Pesaro, fine XIV secolo), Elena Lucrezia Corner Piscopia (Venezia, 1646), prima donna laureata all’Università di Padova (in teologia no, non era ammissibile, ma in filosofia sì). Veronica Franco (Venezia 1546), cortigiana e letterata, amica del nobile e letterato Domenico Venier, che ha molto precocemente lottato per la realizzazione di una casa per prostitute povere, e in generale per la tutela delle donne più deboli.
Sulla figura di questa donna si conclude la raccolta e anche la nostra presentazione. Non senza ricordare che le sue opere sono state stampate – in vita – e conservate per merito di Domenico Venier e che su di lei vi è sia il saggio di Margaret Rosenthal “The honest courtisan”, sia uno spettacolo scritto da Fabio Vacchi che è stato presentato anche al Malibran di Venezia.
Barbara Marengo trascrive una frase significativa di Veronica sugli uomini:
Anche noi abbiamo mani, piedi e cuore come loro, e anche se siamo delicate e tenere, ci sono uomini delicati che possono essere forti e uomini volgari e violenti che sono dei codardi. Le donne non hanno ancora capito che dovrebbero comportarsi così, in questo modo riuscirebbero a combattere fino alla morte per dimostrare ciò che è vero. Sarò la prima ad agire ergendomi a modello.

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