Israele e la geopolitica delle startup

Tel Aviv è tra le migliori aree al mondo per far nascere e crescere una startup. Soprattutto nel settore della sicurezza. Una leva in più per le ambizioni della politica estera di Benjamin Netanyahu.
UMBERTO DE GIOVANNANGELI
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Oltre il tradizionale orizzonte difensivo. Il mondo come campo di conquista, la tecnologia come carta vincente. E poi: mani libere. Per attaccare sul campo o per stringere alleanze variabili. Mani libere per abbinare la “diplomazia della forza” con quella, per certi aspetti più pervasiva e globalizzata, delle startup. Mani libere per operare su un doppio piano: quello più strettamente ideologico, rafforzando l’internazionale “sovranista” che va dall’Ungheria di Orbán al Brasile di Bolsonaro, e, non meno importante, praticando la politica del “doppio forno”: quello americano e quello, oggi il più attivo sul mercato mediorientale, russo.

La “geopolitica delle mani libere” targata Benjamin Netanyahu. È bene chiarirlo da subito: a neanche tre mesi dal voto, non esiste in Israele una visione alternativa, nella concezione della sicurezza o delle alleanze internazionali, a quella praticata dal premier più longevo nella storia dello stato ebraico. Vi possono essere cinquanta sfumature di destra rispetto alla “geopolitica delle mani libere”, ma questo fa parte del gioco elettorale.

Nella sostanza, Israele è quello plasmato da “Bibi”. Alleanze variabili significa che l’Israele di Netanyahu (perché su questo occorre indagare, visto il suicidio politico consumato dalla sinistra) guarderà ancora all’America dell’amico Trump, non fosse altro che Bibi guarda con sempre maggiore interesse al gigante cinese, anche se questo non fa piacere a The Donald.

La Cina è il secondo partner commerciale di Israele: altri dieci miliardi fatturati nel 2017 e nel solo primo semestre 2018 già a più trenta per cento rispetto ai dodici mesi precedenti. Oltre cinquanta voli a settimana dimostrano la consistenza degli scambi, anche in chiave turistica. Numeri altamente significativi che stanno indirizzando la stagione dei rapporti bilaterali israelo-cinesi verso altre frontiere, rispetto a quelle ordinarie. Non basta.

Nell’indice dei migliori ecosistemi per le startup Tel Aviv si colloca al sesto posto.

Il nuovo impianto commerciale di Haifa è gestito dallo Shanghai International Port Group. Haifa è tra i porti più importanti e più trafficati di Israele, e lì è la base dei suoi sottomarini in grado di lanciare missili nucleari. La vendita di tecnologia ultra-specializzata comporta anche delle criticità. Dopo l’intervento americano nel 2005 Israele ha smesso di vendere armi alla Cina. Ma esiste la tecnologia cosiddetta a doppio uso. Come l’intelligenza artificiale e i sistemi informatici che possono essere usati anche nell’attività di intelligence. E ciò preoccupa gli alleati di Israele, soprattutto gli Stati Uniti.

Einat Lev, finanziere israeliano a Shanghai, ha spiegato così il fenomeno dell’avvicinamento dei due paesi ad Haaretz:

Il governo cinese è incuriosito dal laboratorio Israele, di come il paese sia diventato rapidamente un campione nell’innovazione e nell’imprenditoria, Israele come Startup Nation, dal libro best seller di Saul Singer e Dan Senor.

Il South China Morning Post di Hong Kong ha scritto che Israele produce startup, la Cina le compra. È questo per esempio il caso di Alibaba, che lo scorso maggio ha investito 26,4 milioni di dollari in Sqream, un sistema innovativo di gestione dei dati (database management system) nato a Tel Aviv.

Tel Aviv è un concentrato di tecnologia. Una combinazione di forte educazione tecnica (sostenuta dall’esperienza nelle forze armate israeliane degli imprenditori locali), alti livelli di coraggio per gli investimenti e una rete di supporto di diversi imprenditori hanno consolidato la reputazione della città nel costruire compagnie innovative.

Con queste parole inizia un articolo pubblicato sull’edizione di settembre/ottobre 2018 della rivista Wired – annota Nathan Greppi, in un documentato report per Bet Magazin Mosaico, il sito ufficiale della Comunità ebraica di Milano – che all’interno della sua lista delle cento migliori startup europee ne ha inserita una specifica sulle dieci migliori israeliane.

  1. Missbeez fondata da Maya Gura e Gil Bouhnick nel 2015, quest’app serve a prenotare trattamenti di bellezza; questa startup si è diffusa anche nel Regno Unito e a Madrid, e quest’anno aprirà un ufficio a Barcellona.
  2. Con Healthy.io si può scannerizzare la propria urina per trovare malattie quali disfunzioni dei reni, cancro alla vescica o complicazioni della gravidanza. Il prodotto è già stato approvato anche nell’Unione Europea, ed è in fase di approvazione negli Stati Uniti.
  3. CommonSense Robotics è stata fondata nel 2015 da Ori Avraham, Shay Cohen ed Elram Goren. Questa startup consiste in piccoli centri dove dei robot ricevono le ordinazioni dei clienti e aiutano i lavoratori nell’imballaggio e la consegna dei prodotti.
  4. LawGeex è un software di intelligenza artificiale creato nel 2014 dall’avvocato Noory Bechor assieme a Ilan Admon, che in pochi secondi esamina numerosi documenti anche complessi, con una probabilità di successo del 94 per cento. L’idea era venuta a Bechor poiché al lavoro passava molto tempo a rivedere documenti legali: “una volta che hai visto centinaia di esempi di un tipo specifico di contratto, i concetti tendono a ripetersi. Ho pensato, ‘è così ripetitivo, può essere automatizzato’”.
  5. Bancoranalogamente ai bitcoin, crea monete virtuali che possono essere usate per acquistare e vendere merci.
  6. Otonomo è un mercato virtuale di dati legati al mondo delle automobili, che permette alle compagnie di organizzarsi e vendere dati a parti terze, in settori che vanno dalle assicurazioni alla vendita al dettaglio. Tra i loro clienti vi è la Daimler, una compagnia legata a Mercedes-Benz, e Otonomo ha ricevuto 43 milioni di dollari dai suoi sostenitori, tra i quali figura l’ex-vicepresidente della General Motors Steve Girsky.
  7. Zeek permette alle persone di vendere e comprare buoni acquisto a prezzi scontati. Fondata nrl 2013 da Daniel Zelkind, Itay Erel e Ziv Isaiah, Zeek afferma di aver venduto oltre un milione di buoni solo nel 2017, e sta sviluppando una sua cripto-valuta.
  8. Lightricks è un’app per ritoccare foto, la più acquistata app della Apple nel 2017.
  9. Lemonade è stata fondata nel 2015 e ha sede a New York ma è stata sviluppata a Tel Aviv. Questa compagnia attraverso i suoi algoritmi ti aiuta a trovare le polizze assicurative più eque. 
  10. Vayyar Imaging: offre una tecnologia che tramite sensori può creare un’immagine 3D di qualunque oggetto o spazio interno. Fondata nel 2011, essa serve per individuare tumori e visualizzare tubature dentro i muri.

Mani libere per Netanyahu significa giocare sui punti deboli, in prospettiva, dell’alleanza Mosca-Teheran in Siria. E alcuni risultati li ha già incassati. Perché il player centrale della “partita mediorientale”, Vladimir Putin, sa bene che una cosa è vincere la guerra (e questo sta avvenendo) altra, e più difficile, è realizzare la “pax russa”, funzionale per ciò che più interessa oggi il Cremlino: avere un posto da capotavola nella ricostruzione del devastato paese mediorientale, un affare da migliaia di miliardi.

Per ottenere ciò, “Vladimir d’Arabia” deve contenere gli appetiti espansionistici di Teheran, tranquillizzando così sia Israele che l’Arabia Saudita, un’asse che regge nonostante l’affaire-Khashoggi che ha investito il principe ereditario Mohamed bin Salman; un’alleanza quella tra Riyadh e Gerusalemme particolarmente cara al consigliere-genere di Trump, Jared Kushner.

Alcune delle principali startup israeliane

Quanto a Israele, l’uscita di scena di Bashar al-Assad non è vista più, se mai lo è stata, una pregiudiziale per stabilizzare la Siria: l’interesse di Netanyahu è quello di avere a che fare con un rais “dimezzato” e comunque controllato da un “burattinaio” affidabile: l’uomo del Cremlino.

Se questo dimezzamento dovesse passare per una destrutturazione dello stato, per Gerusalemme non vi sarebbero grossi problemi. A una condizione, però: che ciò non significhi la realizzazione di un “protettorato” sunnita sotto l’egida dei Pasdaran iraniani e degli Hezbollah libanesi.

Quanto alle mire del “Sultano di Ankara”, al secolo il presidente-padrone della Turchia Recep Tayyp Erdoğan, Netanyahu è pronto ad accordarsi, sempre in funzione anti-iraniana. Di certo, Israele non si spenderà nella difesa delle milizie curdo-siriane delle Ypg.

Per il resto, la “geopolitica delle startup” guarda a Oriente, alle nuove potenze globali come l’India e al rafforzamento dell’asse con il Brasile di Bolsonaro. L’arma commerciale non apre solo nuovi mercati ma può definire nuove alleanze strategiche, soprattutto quando la cyber sicurezza diviene la carta vincente che Israele, più di ogni altro paese al mondo, può permettersi di giocare.

Un gioco che porta anche in Africa. E lo dimostra il recente viaggio del premier israeliano in Ciad, dove, insieme al presidente Idriss Deby Itno, ha annunciato la ripresa delle relazioni diplomatiche, interrotte dal governo di N’Djamena nel 1972.

Una mappa delle startup presenti a Tel Aviv

Annota Lorenzo Vita su Gli occhi della guerra:

Per Israele si tratta di una strategia chiarissima. Dopo decenni di isolamento all’interno della sua roccaforte mediorientale, Netanyahu ha deciso di sfruttare il grande periodo di transizione geopolitica in atto in Medio Oriente e Africa per cambiare i rapporti con molti stati arabi e africani. Israele ha bisogno di uscire fuori dal suo guscio e sa che l’Africa, così come il mondo arabo, rappresentano partner economici e politici estremamente importanti, soprattutto in chiave anti-iraniana. E lo conferma anche la volontà di andare in Sudan (che ha autorizzato il sorvolo dell’aereo di Stato) e in Bahrein.

A N’Djamena, Netanyahu e Idriss Déby hanno siglato accordi di cooperazione militare e di intelligence che rappresentano uno snodo fondamentale nella strategia israeliana in Africa occidentale.

Startup e cooperazione militare: per Israele è il mix vincente.

Israele e la geopolitica delle startup ultima modifica: 2019-01-25T17:34:16+01:00 da UMBERTO DE GIOVANNANGELI
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