[PARIGI]
Nonostante l’inverno ancora poco freddo, chi passeggia per Parigi incorrerà facilmente in qualche trottinette, il monopattino elettrico che ha invaso la città. E che ha costretto il comune a correre ai ripari, viste le proteste dei cittadini che sui marciapiedi devono fare attenzione agli utenti – soprattutto giovani – che sfrecciano sui monopattini, incuranti di nulla.
Il comune per ora si è limitato a definire un codice di condotta per gli utenti dei monopattini elettrici. Nella speranza che le aziende private lo sostengano e lo firmino. E da novembre sono scattate le multe: 135 euro per coloro che utilizzano i monopattini elettrici sui marciapiedi. Senza grande effetto per il momento. La polizia municipale ha perciò cominciato anche a verbalizzare le trottinette che impediscono la circolazione dei pedoni e bloccano le vie pubbliche, nella speranza che le aziende di noleggio esercitino una maggior attenzione sul rispetto delle regole comunali.
Le aziende private del settore sono già molte. La prima è stata Lime in giugno e poi ne sono seguite altre cinque: Bird, Bolt, Wind, Voi e da ultimo Tier. Funzionano tutte allo stesso modo, più o meno: si scarica l’applicazione sul telefonino e ogni volta che si desidera affittare il monopattino basta scannerizzare il codice a barre. Si possono lasciare più o meno dove si vuole, tranne qualche restrizione per alcune di queste aziende. La velocità è pressoché la stessa (24-25 km/h). Lime e Bird sono americane (californiane per la precisione), mentre le altre sono europee: Bolt è estone, Wind è tedesca e Voi è svedese.
La lista si allungherà nei prossimi mesi con startup francesi: Scoot, Dott e Wetrott’. Parigi sta diventando una sorta di capitale mondiale di questo tipo d’impresa in piena espansione. La città infatti ha due milioni e duecentomila abitanti, con una della più alte densità di popolazione in Europa (21.000 abitanti per chilometro quadrato). Inoltre i trasporti pubblici sono spesso saturi – si pensi al servizio RER – e le strade intasate da vetture. Secondo i dati forniti da Lime e Bird gli utenti sarebbero numerosi: la prima ne rivendica 315.000, la seconda 110.000.
Il monopattino è un’utile alternativa alla macchina o al trasporto pubblico. Ma come nel caso di Vélib – il sistema comunale per il noleggio delle bici entrato in crisi con la nuova gara d’appalto e rimpiazzato da una miriade di aziende private ad alto tasso di “mortalità” – la competizione tra diversi servizi di noleggio di monopattini sta creando un po’ di confusione nella città.
Sono sempre più frequenti i monopattini abbandonati nei luoghi più disparati, distrutti o gettati tra le immondizie. Una situazione non molto diversa da quella che avevamo osservato mesi fa con la moltiplicazione delle aziende di noleggio bici.
Questa concorrenza feroce tra startup si basa su un modello economico molto attraente: il costo di un monopattino è tra i 400 e i 600 euro e le corse costano un euro, più quindici centesimi al minuto. Se l’azienda ha successo nel marketing e nella promozione del monopattino può sperare di recuperare abbastanza rapidamente gli investimenti fatti. Ma dovrà fare i conti con le stesse difficoltà che hanno avuto le aziende di noleggio bici: gli atti di vandalismo hanno costretto al ritiro molte aziende del settore.
L’altro settore importante della mobilità alternativa doveva essere infatti quello del noleggio delle bici. Vélib ha ancora molti difficoltà. Ma sono le sole bici che si vedono in giro. Le biciclette colorate di aziende private come Ofo, Gobee Bike e Mobike sono scomparse.
La prima azienda a lasciare il mercato parigino era stata Gobee Bike, a causa dei costi troppo alti di manutenzione delle bici, dovuti agli atti di vandalismo. Non è tuttavia una prerogativa francese: circa il 60 per cento delle bici di proprietà dell’azienda sono state eliminate dal mercato europeo.
Subito dopo è toccato a Ofo. L’azienda cinese, sostenuta dal colosso Alibaba, ha bruciato più di due miliardi di dollari per dispiegare in tutto il mondo le proprie bici: oggi è sull’orlo del fallimento. Ha già lasciato Parigi e sta lasciando anche Londra, dove si era concentrata dopo aver abbandonato Norwich, Sheffield e Oxford, a causa dei numerosi atti vandalici.
Anche le bici di Mobike sono sempre più rare e l’azienda pare si stia riconvertendo verso le bici elettriche da noleggio.
Il fallimento dei servizi a noleggio comunali – sia nel settore delle bici sia in quello della auto, Autolib’ – era stato un duro colpo per il comune di Parigi e per i progetti di mobilità sostenibile alternativa che sono al centro del programma del sindaco Anne Hidalgo: dai mezzi alternativi alla pedonalizzazione delle strade (per esempio, sul Quai della Senna o a Place de la Bastille), alla creazione di nuove – ma parziali – piste ciclabili.
Tuttavia i privati che avrebbero dovuto sostituire le fette di mercato lasciate libere dal servizio comunale non sembrano in grado di sostenerne i costi. E non accade solo in Francia. Negli Stati Uniti sono state denunciate condizioni simili: biciclette lasciate un po’ ovunque, gettate nel fiume e accatastate come immondizia (a Dallas per esempio).
La combinazione tra l’estrema concorrenza tra gli attori del settore e l’incapacità del governo locale di “stare al passo” con i servizi offerti da queste nuove imprese per ora non sembra produrre dei benefici per i cittadini. Invece, paradossalmente, le aziende che dovevano rappresentare l’alternativa ecologica all’uso dell’automobile stanno trasformando lo spazio urbano, aggiungendo degrado e disagi ulteriori per i pedoni.
Ma il fenomeno non sembra arrestarsi. Tra non molto infatti è probabile che scoppi la guerra delle bici elettriche. L’azienda francese Oribky ha già installato numerose postazioni per offrire anche questo servizio. E tra poco la seguirà anche Jump, il servizio di noleggio di bici elettriche di Uber. Un’ulteriore guerra tra servizi di mobilità alternativa. A vantaggio dei cittadini?

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