Gaffe stellare a Montargis

L’incontro di Di Maio e Di Battista con uno dei gruppi dei gilet gialli nel piccolo comune della Valle della Loira è stato un fiasco politico. E diplomatico. Oltre al richiamo dell’ambasciatore francese ha creato ulteriori malumori nel movimento di protesta francese, già molto diviso, mentre Macron risale nei sondaggi.
MARCO MICHIELI
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ULTIM’ORA
Con la Francia è una crisi senza precedenti. Dall’Italia arrivano “attacchi senza fondamento, dichiarazioni oltraggiose, inaccettabili ingerenze” non giustificabili con la campagna per le Europee. E Parigi dice basta. Dopo mesi di scontri dai toni crescenti, tweet di insulti, polemiche politiche e battute sul piano personale, la Francia ha deciso di richiamare per consultazioni il proprio ambasciatore a Roma, Christian Masset, “per qualche giorno”. Per capirne la gravità, basti pensare che non accadeva dai tempi di Benito Mussolini, da quando il 10 giugno 1940 il Regno d’Italia dichiarò guerra a Parigi.
[…] Il richiamo dell’ambasciatore di Francia in Italia “non è permanente, ma era importante dare un segnale”. Lo ha detto il portavoce del governo francese, Benjamin Griveaux, ai microfoni di Europe 1.
[Ansa]

[PARIGI]

Che siano i membri di un governo “sovranista” a varcare la linea del principio di non ingerenza negli affari di uno stato membro dell’Unione sembra quasi paradossale. Però la bulimia elettorale del duo Di Maio-Salvini non sembra arrestarsi ai confini nazionali. E nel debordare costringe la Francia a un’azione dura dopo la visita in terra francese dei dioscuri pentastellati, il vice presidente del consiglio Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista.

I due leader del Movimento cinque stelle hanno infatti incontrato a Montargis, piccolo comune della Valle della Loira, alcuni membri dei gilet gialli. Non delle persone a caso ma alcuni dei componenti di una delle quattro liste che per ora hanno dichiarato di voler partecipare alle elezioni europee.

Con quale scopo Di Maio e soci hanno organizzato quest’incontro? Non si sa. Molti pensano al tentativo pentastellato di ricercare alleati in vista delle elezioni europee. Senza Farage e senza possibilità di aderire ad altri gruppi – come ad esempio i verdi o i liberali – il Movimento cinque stelle rischia di finire tra i non iscritti. Oppure nello stesso gruppo della Lega, accanto al Rassemblement National di Marine Le Pen.

“Il vento del cambiamento” avrà anche valicato le Alpi, come ha detto il ministro Di Maio a seguito dell’incontro, ma per ora sembra aver procurato più problemi di quanto forse i grillini si aspettassero. E purtroppo succede molto spesso in questi mesi ai Cinque stelle: questo loro desiderio di apparire per contrastare la perdita di voti che i sondaggi gli attribuiscono – perdita di voti tutta a vantaggio di Matteo Salvini – finisce per creare delle situazioni imbarazzanti. Non soltanto alle relazioni già molto tese tra Francia e Italia, ma anche ai gilet gialli che hanno incontrato.

Che cosa è accaduto? Di Maio, Di Battista e tre eurodeputati (tra questi Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento europeo) hanno preso l’aereo e, privi di qualsiasi cognizione degli eventi francesi, hanno incontrato Christophe Chalençon e i candidati della lista Ric (Ralliement d’initiative citoyenne, sigla che richiama il referendum di iniziativa popolare che i gilet gialli reclamano). All’incontro non era presente però la “leader” della lista Ingrid Levavasseur, che è una delle figure mediatiche più rappresentative della componente “moderata” dei gilet gialli. La trentunenne aide-soignante (diremmo badante in Italia) è considerata una “traditrice” dai radicali di Eric Drouet, il leader lodato da Mélenchon e Le Pen.

Christophe Chalençon è noto per essere una figura ambigua del movimento: inizialmente è stato uno dei sostenitori più radicali del movimento, con un passato politico (era stata candidato per una lista di destra alle elezioni legislative del 2017), ed è poi diventato uno degli autori dell’appello apparso sul Journal du Dimanche che invitava al dialogo con il governo. Tra il Chalençon estremista e quello moderato si trovano una serie di dichiarazioni shock contro i musulmani e per l’instaurazione di un governo militare (che dovrebbe essere guidato nelle sue intenzioni dal generale Pierre de Villiers, capo di stato maggiore “licenziato” dal presidente Macron per divergenze sul budget della difesa).

Dopo l’incontro con la delegazione Cinque stelle Chalençon ha dichiarato a Le Monde che:

La discussione è stata cordiale. Ci siamo resi conto dei molti punti in comune tra noi e i Cinque stelle, che sono nati dalle stesse rivendicazioni popolari […] ma non si è parlato di alleanze.

Appunto non si è parlato di alleanze per le Europee. Anche perché Christophe Chalençon non ha alcun ruolo nella lista Ric. E infatti poco dopo è toccato a Ingrid Levavasseur intervenire per smentire Chalençon:

È un’usurpazione totale. [Chalençon] non ha alcun ruolo di portavoce. La maionese gli è salita al cervello, si è messo in mostra con gli Italiani […] È il mondo degli squali che si inserisce nel cuore del nostro progetto. È davvero terribile.

Peraltro Levavasseur sarebbe stata informata solo all’ultimo momento di questo incontro. Incontro a cui si era già dichiarata contraria.

Anche altri leader dei gilet gialli sono intervenuti sulla vicenda. Come Maxime Nicolle, l’ala dura del movimento e sodale di Eric Drouet, il gilet giallo che per primo aveva rifiutato a gennaio il “sostegno” logistico del Movimento cinque stelle. Soprannominato “Fly Rider”, Nicolle guida un gruppo Facebook di 130 mila persone dove pubblica video, spesso con Drouet, che sono visti da centinaia di migliaia di persone. E in cui spesso e volentieri diffonde teorie del complotto e notizie false.

Nicolle in un video pubblicato in Facebook accusa Di Maio di voler mettere il cappello sopra il movimento:

Avete incontrato delle persone che formano un partito politico, ma in nessun caso avete incontrato i leader dei gilet gialli, perché non esistono leader […] Quest’iniziativa appartiene soltanto ad alcune persone che cercano di mettere le mani sul movimento per fare pensare, a livello internazionale, che ci stiamo politicizzando e che stiamo lanciando delle liste politiche.

Maxime Nicolle ha poi indicato che venerdì 8 febbraio sarà a Sanremo per incontrare i media italiani e riaffermare il carattere apolitico del movimento.

In realtà al Movimento cinque stelle poco interessa dei gilet gialli. Tre sono gli obiettivi: ricomporre la frattura con l’ala movimentista di Alessandro Di Battista con un ritorno alle origini del M5S, grazie al supporto alle proteste di piazza francesi; riprender fiato rispetto all’avversario-alleato di governo Matteo Salvini; e mettere in difficoltà l’avversario principale del governo italiano: Emmanuel Macron. 

Come ha infatti detto qualche giorno fa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad un’esterrefatta Angela Merkel “è la Francia l’avversario del Movimento cinque stelle in vista delle elezioni europee”. Perché un indebolimento ulteriore di Macron – contestualmente all’uscita di scena della cancelliera – darebbe loro la possibilità di esercitare un ruolo nuovo e più influente in Europa. O così almeno immaginano.

Ma è un gioco pericoloso. All’indebolimento di Macron corrisponde la crescita di Marine Le Pen. Forse però nell’inconscio pentastellato il fallimento dell’Unione Europea rimane un sogno da realizzare.

E per mettere in difficoltà Macron cercano di “aiutare” i gilet gialli diventare una realtà politica più solida. Ma i gilet gialli sono un movimento sociale molto complesso e composito. “Gilet gialli” è un nome ombrello sotto il quale si identificano francesi che provengono da storie diverse – economicamente, socialmente e politicamente -, di età diverse e da regioni differenti della Francia. Una complessità che si nota nelle stesse proposte che hanno avanzato al governo e nel modo con cui hanno reagito alle dichiarazioni conciliatorie di Macron di dicembre. 

Alla molteplicità delle proposte e alla complessità del movimento corrispondono più “portavoce”. La presenza di più interlocutori, sulla cui legittimità e rappresentatività non si hanno molti riscontri, rende difficile per la classe politica la scelta dell’interlocutore. Salvo sceglierselo. Mélenchon c’ha provato e non è andata molto bene. Marine Le Pen più astutamente ha lodato le azioni dei gilet gialli ma non ha cercato un dialogo. 

I pentastellati pensavano forse di avere più fortuna poiché hanno sempre rivendicato una qualche differenza coi partiti tradizionali. Ma oggi sono al governo. E dell’Italia, non della Francia.

Forse non si aspettavano una risposta “nazionalista” da parte di molti dei leader dei gilet gialli. Forse pensavano che l’offerta di aiuto proveniente dal vice presidente del consiglio del governo italiano fosse accolto con maggiore gioia. Forse non si aspettavano nulla, l’importante era destabilizzare un governo “avversario”. Forse non avevano alcuna conoscenza della situazione francese. E non hanno fatto i conti con le estreme divisioni all’interno di questo movimento.

Macron nel frattempo risale nei sondaggi. E potrebbero essergli d’aiuto che gli avversari interni ed esterni siano sempre più movimenti e partiti populisti. Perché può rappresentare agli occhi di molti francesi il solo argine alla loro presa di potere. E il richiamo all’unità nazionale dell’elettorato moderato e riformista potrebbe garantirgli una “salvezza” politica che al momento sembra essere lontana.

 

Quante liste i gilet gialli presenteranno alle Europee di maggio?

Attualmente si contano quattro liste dei gilet gialli. La lista della Vavasseur, appunto, che però si è già attirata molte antipatie per aver confessato di essere stata un’elettrice di Macron. Oltre alle difficoltà con Chalençon, ha avuto problemi anche con alcuni dei candidati della sua lista: in due hanno già rinunciato a parteciparvi. E anche il direttore della campagna elettorale, ex militante socialista, si è fatto da parte (in seguito a minacce di morte).

Oltre alla lista della Vavasseur, c’è la lista Rassemblement des Gilets jaunes citoyens guidata da Paul Valette che si presenta come un “attore sociale”, portavoce del comitato contro la carestia nello Yemen e fondatore di un movimento chiamato Egalité nationale (Uguaglianza nazionale).

 

Valette ha dichiarato a BFMTV che sarà una lista moderata poiché ha sempre “rifiutato gli estremi e i richiami all’odio’”. L’obiettivo è di sviluppare un’Europa sociale e democratica, limitando il dumping sociale: “L’Europa è centrale ma è rivolta troppo verso l’economia e la finanza […] le questioni del deficit, del pil e della crescita non devono ignorare la voce dei senza voce”.

Patrick Cribouw

Un’altra lista è guidata da Patrick Cribouw, leader del movimento a Nizza. L’obiettivo è creare una lista apolitica e asindacale che si concentri sui problemi dell’immigrazione e della sovranità nazionale. Cribouw ha promesso che se eletto tratterà per sé una quantità di denaro pari allo smic (il salario minimo) e verserà il resto ai Restos du cœur, la rete di associazioni francesi nate da un’iniziativa dell’attore comico Coluche per la distribuzione di pasti a persone bisognose o in difficoltà.

Francis Lalanne

La terza lista è quella del cantante e attore Francis Lalanne, di cui nulla si sa ancora, tranne che si presenterà alle europee.

 

E in questa esplosione di liste, altri preferiscono coltivare il carattere extra-parlamentare del movimento. Alcuni puntano a un nuovo rapporto coi sindacati. La Cgt ha dichiarato lo sciopero generale martedì scorso – senza grande successo – e ha partecipato con alcuni dei suoi militanti alla manifestazione dei gilet gialli di sabato. Eric Drouet e Maxime Nicolle sono ad esempio tra coloro che vorrebbero realizzare questa convergenza tra sindacati e movimento dei gilet gialli.

Eric Drouet, Jerome Rodrigues (ferito all’occhio), Priscillia Ludosky e Maxime Nicolle (alias “Fly Rider”)

Come ha dichiarato Nicolle: “È necessario che tutte le persone che sostengono questo movimento scioperino perché l’unica cosa che piegherà il governo senza violenza è toccare l’apparato economico. Nel momento in cui tocchiamo l’apparato economico, tocchiamo l’economia mondiale, non solo quella francese, e qui non saremo neppure noi a fare pressione, saranno i paesi stranieri. Ecco perché vogliamo che si partecipi a questo sciopero’”.

Gaffe stellare a Montargis ultima modifica: 2019-02-08T11:32:40+01:00 da MARCO MICHIELI
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