Anche senza il titolo la tua fotografia in Dream of Venice and Black and White è immediatamente riconducibile al sacro e profano di Paolo Sorrentino… Puoi dirci le circostanze che ti hanno portato a questa immagine così evocativa e perché hai scelto La Grande Bellezza come titolo?
Mi affascinava il senso di grande bellezza e morte che trovi a Venezia, una città paragonabile a una vecchia signora fragile e malata; le acque alte sempre più frequenti, lo spopolamento della città, le grandi navi da crociera nel canale della Giudecca, tutti sintomi di una città che sta morendo.
La fotografia è stata scattata dopo la mezzanotte in piazza San Marco, solo a tarda notte la città si svuota dalla confusione; quello che vedo nella fotografia è che la città è finita, quello che va in scena, ormai, è una rappresentazione coreografica per spettatori più o meno paganti di quello che fu Venezia, a cui i veneziani sono invitati a partecipare, tuttalpiù, come comparse.
Hai deciso alla giovane età di sedici anni di diventare fotografo. Qual è la realtà di essere “professione fotografo” rispetto a ciò che immaginavi a sedici anni?
L’evoluzione principale nella mia professione e stato l’avvento del digitale e dei social media, al giorno d’oggi la dimensione artigianale della fotografia è scomparsa e mi relaziono molto con la cosiddetta “fotografia conversazionale” dei social media.
Il sistema educativo, la scuola, è molto diverso in Europa e America. Come mai hai deciso di terminare i tuoi studi all’Accademia d’arte di San Francisco, e cosa hai imparato che fosse profondamente americano?
All’epoca in Italia non esisteva una vera e propria cultura fotografica come in altri paesi europei o negli Stati Uniti, dove ho avuto la fortuna di studiare il sistema zonale di Ansel Adams.
Sei impegnato nella “trasmissione della conoscenza” e insegni in svariate attività. Insieme a Viaggi Solidali hai guidato numerosi tour in luoghi come Birmania, Cambogia e Vietnam. Puoi raccontare queste esperienze e perché è così importante per il fotografo sostenerle?
I viaggi fotografici che organizzo con Viaggi Solidali sono speciali nel loro genere in quanto si tratta di autentico turismo responsabile. Ogni viaggio nasce dal desiderio di scoprire e di conoscere, dalla curiosità e dal rispetto per la diversità e la varietà culturale e ambientale. Il confronto con la diversità passa essenzialmente attraverso la dimensione dell’incontro, del dialogo, della relazione con le comunità ospitanti.
Per questo le guide sono soprattutto mediatori culturali, i gruppi di viaggiatori sono medio-piccoli e i programmi di viaggio privilegiano i servizi gestiti da organizzazioni locali e di solito mi oriento verso paesi e località lontane dal turismo di massa. Siamo consapevoli dell’importante ruolo culturale, sociale, politico e economico del turismo.
Turismo responsabile significa contribuire allo sviluppo equo dell’economia locale e con il fondo di solidarietà portare un aiuto concreto ad associazioni e organizzazioni non governative che operano in favore della sostenibilità ambientale e della giustizia sociale.
L’esperienza di fotografia più in loco è il tuo workshop in Giudecca, dove condividi i segreti della street photography nel contesto di Spinalonga. Cos’ha da offrire la Giudecca rispetto al centro storico di Venezia? Puoi spiegare come Spinalonga si rapporta alla fotografia? Hai per caso la proposta di un workshop nel 2019?
Per secoli l’isola della Giudecca è stata il luogo di villeggiatura per nobili famiglie veneziane, con la prima industrializzazione ha mutato il suo aspetto diventando non solo il cuore industriale e manifatturiero di Venezia, ma anche una delle isole più densamente popolate e fucina di sperimentazioni architettoniche: dall’imponente mole del Molino Stucky, l‘ex fabbrica di birra della città, fino ai cantieri navali e l’importante complesso Junghans.
Sembra quasi di essere in un paese dove tutti si conoscono, molto più tranquillo rispetto al resto di Venezia ma non meno ricco di storia e di fascino. Il prossimo workshop fotografico a Venezia si terrà il 20 di Aprile.
Eugenio Novajra
Dream of Venice in Black and White
JoAnn Locktov

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